Sul Net Zero al Parlamento americano almeno si fanno domande

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E’il 3 Maggio #2023, ci troviamo nelle aule del Senato #USA, dove si sta svolgendo un’audizione in cui si dovrebbe procedere alla revisione delle richieste di budget avanzate dal Dipartimento dell’Energia.

A parlare è il Senatore John Kennedy, che incalza così il vice segretario del già citato dipartimento, David Turk. L’oggetto dell’accesa discussione tra i due sarebbero i 50.000 miliardi di dollari richiesti dal “Department of Energy” per il raggiungimento da parte degli USA del cosiddetto ‘#NetZero’, ovvero l’equilibrio tra la quantità di #gas a effetto #serra rilasciati nell’atmosfera e la quantità di gas a effetto serra rimossi.

L’obbiettivo dichiarato è, dunque, la neutralità nelle emissioni di #carbonio entro il #2050.

Tutto “a zero”

L’Accordo di Parigi del 2015 è un accordo aggiuntivo alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite. L’articolo 2 dell’Accordo di Parigi richiede di “mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e di compiere sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C, riconoscendo che ciò ridurrebbe significativamente i rischi e gli impatti del cambiamento climatico”.

A ottobre 2021, l’elenco dei principali paesi che indica la percentuale delle emissioni globali totali: Cina (23,1%), USA (11,7%), UE (6,9%), India (6,6%), Indonesia (3,4%), Russia ( 3,2%), Brasile (2,8%), Giappone (2,3%), Corea del Sud (1,3%), Arabia Saudita (1,3%). In totale, questi primi dieci paesi partecipanti all’Accordo di Parigi rappresentano più della metà, o più precisamente, il 62,6% delle emissioni globali.

Attualmente ci sono due modi principali in cui i governi nazionali si impegnano per ridurre le emissioni di gas serra.

Il primo modo è fissare obiettivi per la riduzione delle emissioni di gas serra, i cosiddetti. Contributi determinati a livello nazionale (NDC). Il concetto di “NDC” è stato introdotto dall’Accordo di Parigi del 2015.

La seconda via è l’adozione negli Stati firmatari di una legislazione nazionale adeguata per ridurre le emissioni di gas serra.

Per “emissioni nette zero” o “zero netto” si intende una situazione in cui le emissioni di gas serra causate dalle attività umane sono bilanciate dalla rimozione dei gas serra dall’atmosfera, anche attraverso lo stoccaggio naturale del carbonio nelle foreste e in altri ecosistemi, e attraverso soluzioni tecnologiche con rimuovere il carbonio dall’atmosfera e immagazzinarlo in appositi impianti di stoccaggio

Importanti esperti indipendenti avvertono dei pericoli incombenti derivanti dall’attuazione di un programma di “zero emissioni di biossido di carbonio”, chiamato anche “Net Zero”, che comporta una drastica limitazione e, in definitiva, l’eliminazione dell’uso di combustibili fossili.

Questo programma è stato sviluppato congiuntamente dal World Economic Forum (WEF) di Davos e dalle Nazioni Unite. I critici dei piani delle Nazioni Unite e del WEF sostengono che “decarbonizzazione” o “Net Zero” è solo un eufemismo per l’agenda antiumana del WEF e delle Nazioni Unite. Gli esperti sottolineano che l’abbandono dell’uso dei combustibili fossili porterà alla carenza di energia e, di conseguenza, alla fame nel mondo, poiché in assenza di elettricità la produzione di fertilizzanti sarà impossibile, e ciò causerà il fallimento dei raccolti in tutto il pianeta.