Musk lascia il DOGE: strategia a termine o resa anticipata?

Le indiscrezioni riportate dal portale Politico — rilanciate anche dal quotidiano Bild — hanno lasciato non meravigliano più di tanto: Elon Musk si dimetterà dal suo incarico di consigliere presidenziale nel team di Donald Trump. L’uscita, prevista entro la primavera, riguarda la guida del DOGE, acronimo per Department of Government Efficiency, l’ente straordinario affidatogli con il compito di riformare la spesa pubblica e aumentare la sostenibilità del bilancio statale.

Un incarico strategico, ma limitato nel tempo

Il mandato di Musk, secondo quanto dichiarato dallo stesso imprenditore, era pensato come temporaneo: massimo 130 giorni. La sua missione? Ridurre sprechi, tagliare apparati inutili e imprimere un’accelerazione ai processi interni dell’amministrazione. In poco più di due mesi, sostiene Musk, sarebbe riuscito a ottenere un risparmio per i contribuenti di 115 miliardi di dollari — una cifra che ha sollevato più di una perplessità.

Le reazioni e le ambiguità

La Casa Bianca ha reagito con stizza alla notizia. Ma il commento della portavoce Karoline Leavitt su X non ha affatto smentito la sostanza del fatto: “Sia Elon Musk che il presidente Trump hanno dichiarato pubblicamente che Elon lascerà il servizio pubblico come dipendente governativo speciale una volta completato il suo incredibile lavoro presso DOGE”. Insomma, una conferma mascherata da smentita.

Perché se ne va davvero?

Dietro l’apparente regolarità dell’uscita di scena, ci sono però elementi che spingono a dubitare della narrazione ufficiale. Secondo un video molto seguito in rete, il mandato breve sarebbe solo una copertura. Ecco le ipotesi avanzate:

  1. Clima tossico: Le pressioni sociali e politiche a cui Musk sarebbe stato sottoposto sono state pesantissime. La sua presenza nel governo Trump ha polarizzato ancora di più il dibattito pubblico.

  2. Minacce e sicurezza personale: Sarebbero migliaia le minacce ricevute da Musk, tanto da compromettere la sicurezza sua e del suo entourage.

  3. Problemi con Tesla: Il titolo è in forte calo da inizio anno (-34,78%), e gli attacchi vandalici contro store e veicoli Tesla sono aumentati. Il rischio d’immagine e finanziario è reale.

  4. Ostilità interna: Il suo metodo è stato descritto come brutale. Non ha tagliato con le forbici, ma con l’accetta. Licenziamenti, chiusure, fusioni forzate: Musk si è fatto molti nemici anche dentro l’apparato amministrativo.

Bilancio e prospettive

Musk ha dichiarato che i risultati ottenuti si vedranno nel lungo periodo e che i servizi essenziali non sono stati toccati. Tuttavia, ha anche lanciato un avvertimento cupo: se non si manterrà l’efficienza introdotta da DOGE, “la nave America affonderà”. Una frase che sembra enfatizzata, ma che, vista la situazione economica statunitense, suona più come una constatazione preoccupata che come un’iperbole.

Pressioni esterne e fragilità interne

Elon Musk ha svolto un ruolo chiave nella ristrutturazione interna voluta da Trump. Le sue dimissioni sono formalmente previste, ma in realtà appaiono segnate da pressioni esterne e fragilità interne. Un personaggio tanto visionario quanto divisivo, che ha messo le mani nei meccanismi della macchina statale e ne è uscito probabilmente con qualche ustione. Se il suo passaggio al governo USA sia stato un successo o una parentesi fallimentare, lo dirà solo il tempo. Di certo, non è passato inosservato.

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