Il piano di Trump: dazi, dollaro e la demolizione del sistema globalista

Il piano di Trump per l’economia: non è follia, è strategia

Dalla proposta di acquistare la Groenlandia all’ipotesi, mai realmente accantonata, di un futuro coinvolgimento del Canada, la politica di Trump è spesso stata etichettata come “bullismo geopolitico”. In molti hanno visto in lui un leader impulsivo, che rompe gli equilibri internazionali e impone dazi a raffica come fossero colpi di testa. Effettivamente, la sua politica commerciale appare aggressiva, e in parte lo è.

Ma sorge una domanda cruciale:
si tratta davvero di mosse estemporanee e disordinate? Oppure dietro questi gesti si cela una strategia coerente, per quanto spiazzante?

Trump viene spesso descritto come un “bullo economico” che sfida le regole del gioco globale senza un vero piano. Ma se fosse vero il contrario? Se queste azioni, così di rottura, fossero in realtà parte di un disegno preciso?

In realtà, guardando bene, la sua strategia economica ha una logica precisa, anche se può sembrare aggressiva o poco ortodossa. Il suo obiettivo non è solo “fare rumore”, ma rimettere al centro gli Stati Uniti come nazione indipendente dal punto di vista economico e industriale. Vediamo in parole semplici cosa sta cercando di fare.


Riportare l’economia “a casa”

Trump vuole che gli Stati Uniti non dipendano più da altri paesi per cose fondamentali come la produzione industriale, le tecnologie militari o i beni strategici. Per fare questo:

  • Aumenta i dazi sulle merci straniere per rendere più competitivo il “Made in USA”,

  • Spinge le aziende a tornare a produrre in America, anche se all’inizio può costare di più,

  • Investe in settori chiave come difesa, energia, materie prime.

In poche parole: meglio guadagnare meno oggi, ma essere più forti e autonomi domani.


Due dollari, due obiettivi

Un altro punto importante della sua strategia è dividere in due il sistema del dollaro:

  • Un dollaro interno forte e protetto, per sostenere l’economia americana vera, quella delle famiglie e delle imprese,

  • Un dollaro esterno, che può essere svalutato apposta per creare problemi al sistema finanziario globale che si è arricchito troppo a scapito della produzione reale.

In questo modo, l’inflazione (che di solito è vista come un male) viene usata come strumento per ridurre il debito e cambiare gli equilibri.


I dazi non sono il nemico

Molti pensano che i dazi (cioè le tasse sulle merci che arrivano dall’estero) siano un attacco al libero commercio. Ma Trump non li usa per chiudersi al mondo, bensì per proteggere temporaneamente l’economia americana mentre si ristruttura.
È come mettere un recinto mentre si ristruttura una casa: non è per sempre, ma serve a lavorare in sicurezza.


Preparare il crollo per ripartire

Un’altra parte del suo piano prevede di lasciare che il sistema finanziario gonfiato (come Wall Street) esploda, per poi ripartire su basi più solide. Se le borse crollano, molti investitori cercano rifugio nei titoli di Stato americani, il che rafforza il governo e dà stabilità al Paese.


Dire addio al vecchio sistema globale

C’è un sistema chiamato “euro-dollaro”, che crea dollari fuori dagli USA e alimenta la finanza internazionale, spesso senza benefici per i cittadini americani.

Di che si tratta? Immagina che i dollari americani siano come delle figurine. Normalmente, queste figurine “vivono” negli Stati Uniti, dentro le banche americane, e ci sono delle regole precise su come possono essere usate e prestate (un po’ come le regole di un gioco).

Però, nel tempo, è successa una cosa particolare: tante di queste figurine sono finite anche fuori dagli Stati Uniti, in banche di altri paesi. Queste figurine “straniere”, che chiamiamo “euro-dollari”, sono un po’ come se giocassero a un gioco con regole diverse, perché le banche dove si trovano non devono seguire tutte le stesse regole delle banche americane.

Cosa significa questo in pratica?

  • Più soldi in giro: Ci sono più dollari in circolazione nel mondo di quelli che controlla direttamente l’America.
  • Regole diverse: Le banche straniere possono usare questi dollari in modo leggermente diverso, a volte prestandoli con tassi di interesse un po’ diversi.
  • Meno controllo per l’America: L’America ha meno controllo su questi dollari che sono fuori dal suo territorio.

Perché qualcuno si preoccupa di questo?

Alcuni pensano che questa situazione possa creare dei problemi:

  • Economia “virtuale”: Si crea un po’ un mondo di soldi “virtuale”, fuori dal controllo diretto, che potrebbe non sempre portare benefici diretti ai cittadini americani.
  • Rischio: Essendo meno regolamentato, questo sistema potrebbe essere un po’ più rischioso in caso di problemi economici.

Trump vuole chiudere questo rubinetto, per tornare a un’economia più reale e meno virtuale.


L’Europa è tagliata fuori

Gli Stati Uniti, oggi, non considerano più l’Unione Europea un partner strategico importante. Preferiscono parlare con singoli Stati o con potenze come Regno Unito, Cina, Russia.
Nel frattempo, capitali e oro stanno lasciando l’Europa e vanno dove ci sono prospettive di crescita: Stati Uniti, Asia, Medio Oriente.


Un ritorno ai beni veri

Trump e chi lo sostiene stanno puntando su:

  • Oro, energia e materie prime, per dare valore reale alla moneta,

  • Criptovalute e tecnologie digitali, per aggirare sistemi bancari tradizionali e attrarre investimenti.


“Il collasso del dollaro”, l’intervista a Roberto Mazzoni

Il messaggio è chiaro: Trump non sta improvvisando. Sta cercando di smantellare l’attuale sistema economico globale, che secondo lui penalizza i cittadini americani, e costruirne uno nuovo, più centrato sulla sovranità nazionale e sull’economia reale. Inoltre intende produrre in patria inflazione scaricando all’estero gli effetti negativi dell’inflazione che si genererà. Ecco il motivo dei dazi , detto in maniera semplificata.

Se si vuol approfondire questi temi , consiglio di vedere il video “Il collasso del dollaro”, l’intervista di Roberto Mazzoni pubblicata sul canale Il Vaso di Pandora, che offre una lettura sorprendente, coerente e articolata della strategia economica e geopolitica di Donald Trump.

Da tempo circolano narrazioni superficiali su Trump: l’uomo imprevedibile, il “folle” protezionista, il nemico del libero mercato. Dopo aver ascoltato Mazzoni, però, tutto cambia prospettiva. Il video va rivisto e studiato: ogni minuto contiene spunti strategici, economici e storici di enorme valore per comprendere il futuro prossimo delle relazioni internazionali e dell’economia globale.

Si può essere d’accordo o meno con questa visione, ma non si può dire che manchi di coerenza o profondità. Non è follia, è strategia.