L’omicidio di Giulia Cecchettin, un evento tragico che ha profondamente turbato l’Italia, ci invita a meditare sulla natura intrinsecamente violenta della nostra società. Questo atto di violenza estrema non è un episodio isolato, ma piuttosto il sintomo di un problema più vasto che pervade la nostra cultura e il nostro stile di vita.
La normalizzazione della violenza
La nostra realtà sembra essere caratterizzata da una violenza quasi normalizzata, un sottofondo persistente nella nostra quotidianità. Tuttavia, è solo in occasione di eventi drammatici come l’omicidio di Giulia che ci fermiamo a ponderare su questa dura verità.
Una società priva di introspezione
La nostra società contemporanea si confronta con due questioni cruciali: la prima è l’accettazione tacita della sua natura violenta, spesso ignorata o nascosta sotto un velo di quotidianità. Quando questo velo si strappa, la brutalità della violenza si rivela in tutta la sua crudezza. In un mondo dove la dimensione spirituale è messo in ombra, la realtà perde profondità, apparendo quasi illusoria e dando vita a innumerevoli problemi e difficoltà.
La perdita del senso di realtà
Il secondo problema riguarda la mancanza del senso della realtà. Per comprendere appieno il valore di un evento o di una persona, è necessario avere un termine di paragone. Senza questo punto di riferimento, senza una consapevolezza di sé, persino chi ci sta più vicino può essere erroneamente percepito come un intralcio. Questa mancanza di percezione affligge tutti, indipendentemente dal livello di fede o maturità spirituale posseduti.
Violenza oltre lo spazio fisico: il male
Successivamente, emergono altre questioni fondamentali: la violenza, nella sua complessità, si manifesta in molteplici forme, estendendosi ben oltre l’ambito fisico per permeare anche il dominio spirituale. Nella nostra società, si osserva un conflitto dove il regno dello spirito viene spesso confinato a una sfera privata o idealizzata, plasmata da interpretazioni soggettive e inclinazioni emotive. Questa restrizione dello spazio spirituale a una dimensione quasi platonica riflette una tendenza a modellarlo secondo visioni individualiste e sentimenti personali, spesso disconnessi dalla realtà collettiva e condivisa.
La ricerca di significato nel reale
La mancanza di un riferimento spirituale, come l’apertura, la ricerca della Verità e il senso del “Mistero di Dio”, può lasciare un vuoto che viene riempito da materialismo e consumismo.
Conseguenze dell’aridità interiore
Questo restringimento e distorsione della sfera spirituale porta a un’aridità interiore, che a sua volta genera gravi conseguenze. Si tratta di un tipo di violenza meno evidente, ma profondamente radicata e altrettanto dannosa, che incide sul benessere collettivo e individuale ed addirittura sulla psiche, erodendo i valori e i legami che sostengono la comunità.
La crisi interna della società
La violenza che osserviamo è, in realtà, la manifestazione esterna di una crisi interna più profonda. Una società che si allontana dalle radici dell’insegnamento cristiano e dai principi morali fondamentali si espone al rischio di precipitare in un abisso di disperazione e aggressività. Questo distacco dal nucleo spirituale e etico può portare a una disgregazione progressiva del tessuto sociale, dando vita a comportamenti violenti e disarmonici.
Centri di potere lavorano sulla paura per il controllo
C’è un punto cruciale sul ruolo del potere e della paura nella società. Il potere si nutre della paura. Creando e sfruttando le paure, i potenti possono mantenere il controllo. Questo è evidente non solo nei regimi autoritari ma anche nelle democrazie, dove la paura viene spesso utilizzata per giustificare azioni e politiche controverse.
Combattere il femminicidio senza toccare la guerra?
Ciò che mi sorprende sempre è che tutti questi drammi non sono sufficienti per rivedere il nostro modo di vivere e la degenerazione in atto.
Mi distrugge l’ipocrisia di una società in balia del potere, che condanna il femminicidio mentre ignora o addirittura promuove altre forme di violenza, come la guerra.
Il fatto stesso che ci sono guerre immense in atto, certamente evitabili, con centinaia di uomini che si ammazzano ogni giorno. Centinaia di uomini a cui è detto di ammazzare. Centinaia di uomini a cui lo stato – che cerca soluzioni per il femminicidio – dice di uccidere.
Dissonanza nella società
E’ evidente che c’è una dissonanza nella nostra società. Da un lato, condanniamo certi atti di violenza, dall’altro, li accettiamo come inevitabili o addirittura necessari. Questo doppio standard rivela una profonda incoerenza nei nostri valori collettivi.
Eliminazione dello spirito critico
L’attuale clima socio-politico è caratterizzato da un insidioso processo di erosione dello spirito critico. Questo fenomeno non si limita alla mera esistenza del male, bensì si manifesta attraverso un’intenzionale promozione di sentimenti di paura e distrazione tra la popolazione. L’obiettivo è chiaro: sopprimere la capacità di pensiero critico e indipendente per consolidare un potere globale. In questo contesto, i media giocano un ruolo cruciale, fungendo da strumenti per diffondere una narrativa controllata e unidimensionale.
Soffocare le voci dissonanti
Parallelamente, il settore dell’educazione emerge come un altro campo di battaglia. Mentre l’importanza dell’educazione e del discernimento è indiscutibile nella società moderna, osserviamo un deliberato tentativo da parte degli apparati statali e sovranazionali, come quelli europei, di impedire lo sviluppo di un pensiero critico autonomo.
Educazione
Nel contesto della nostra società in rapida evoluzione, lo sviluppo delle capacità di discernimento emerge come un aspetto cruciale, specialmente per le nuove generazioni. In questo, osservo che c’è un punto che probabilmente è del tutto fuori dall’attenzione degli educatori: è l’attenzione.
Il bisogno dell’attenzione attiva
L’attenzione attiva, un elemento fondamentale per lo sviluppo psicofisico e cerebrale, gioca un ruolo chiave in questo processo. È importante riconoscere che il tipo di attenzione stimolata nei bambini può influenzare significativamente il loro sviluppo cognitivo e comportamentale. Ma esiste una enfatizzazione eccessiva della tecnologia, ove spesso i contenuti trasmessi sono rivolti a uno spettatore passivo. In un’era dominata dalla tecnologia, il modo in cui questa viene utilizzata può avere un impatto decisivo.
Tradizione
Guardando indietro alla cultura greco-romana, alla sua filosofia ed alla tradizione giudaico – cristiana, troviamo un’enfasi notevole sul discernimento e sulla ricerca della verità. Queste antiche civiltà e il cristianesimo hanno posto le basi per il pensiero critico, promuovendo l’importanza di interrogarsi sul mondo e sulla nostra comprensione di esso. La lotta contro i sofisti, che spesso usavano la retorica per ingannare piuttosto che per illuminare, sottolinea l’importanza storica del discernimento come strumento per distinguere la verità dalla falsità.
L’abilità di discernere, radicata nella storia passata ed addirittura dismessa e relegata all’inutilità, e sempre più rilevante nel presente, è un elemento chiave per navigare in un mondo complesso. Educare i giovani a sviluppare questa capacità sarebbe cruciale per le loro scelte, l’inibizione di certi comportamenti, la percezione dell’altro.
Media e l’ingegneria sociale
I media e l’ingegneria sociale sfruttano la paura per influenzare le popolazioni. Il potere sa che può conservare il suo potere sulla paura ed ha bisogno di persone, di un popolo acquiescente, che sia un buon consumatore ma che non pensi e che non si renda conto che il potere affronta i problemi proprio con la mentalità di chi li accentua e a volte li crea dal nulla. Per questo, è ottimale per il potere globale che la società segua ciecamente il flusso mediatico.
Questa è un’agenda che viene promossa ed imposta continuamente. Perciò c’è una grande contraddizione nel dire che c’è bisogno di una grande battaglia culturale per preservare le donne e non fare nulla nelle giuste direzioni: i problemi non possono essere risolti con la stessa mentalità violenta che li ha generati.
Il reale bisogno: la rinascita dell’io autentico dell’uomo
In conclusione, l’omicidio di Giulia Cecchettin ed il periodo storico di profonda dimenticanza che ne è lo specchio, ci costringe a guardare in faccia la realtà della violenza insita nel modello che si continua a proporre all’uomo in maniera sempre più pervasiva ed esclusiva.
Lo abbiamo visto durante la psicopandemia e lo abbiamo visto nelle guerre che si sono volute cominciare, basate soprattutto sulla rimozione della memoria e sulla menzogna.
Il tempo attuale ci sfida a riflettere sulle nostre priorità, su qual è la direzione della nostra vita e sul tipo di mondo in cui vogliamo vivere. Forse è tempo di rivedere noi stessi e il nostro modo di vivere e di affrontare la degenerazione in atto. La sfida è muoversi ed aggregarsi anche collettivamente, per mettere a tema tutto questo e farcene carico.
La natura del male
Se non agiamo, i centri di potere, che ormai operano a livello globale e impongono le loro agende agli stati, continueranno a erodere ogni vestigio di umanità. In questo contesto, la violenza e la paura collettiva rimarranno strumenti privilegiati, seguiti da soluzioni altrettanto disgregatrici.
È fondamentale, pertanto, una profonda riflessione personale sulla natura della violenza nella società moderna e sul male. Dobbiamo interrogarci sul ruolo che ciascuno di noi può svolgere nel promuovere un cambiamento positivo.
Cruciale è anche la rinascita dell’io autentico dell’uomo. La vita umana non è una scelta meramente psicologica, come vorrebbero far credere le narrazioni di tipo gender, ma è il riconoscimento del reale come segno misterioso esterno a noi, da ricercare ed interrogare con apertura di cuore, nel suo significato e nel suo senso più profondo.
– Patrizio Ricci –