L’UE si prepara a colpire Orbán: la nuova offensiva autoritaria traveste da democrazia l’uniformità obbligata
È ufficiale: Viktor Orbán non è più solo un fastidio. Ora è un “nemico esistenziale” per l’Unione Europea. Questo è il tono sempre meno velato dei principali leader europei e delle nuove leadership tedesche, pronte ad azionare le leve più dure contro il premier ungherese. Ma ciò che allarma è il significato profondo di questa campagna: l’UE si sta trasformando in un organismo sempre meno pluralista, sempre più centralizzato e punitivo verso ogni voce dissonante.
“L’Europa ha finito la pazienza”: la guerra come pretesto
Come sottolinea l’articolo di Firstpost, “Brussels appears to have finally had enough”, ossia Bruxelles sembra aver perso definitivamente la pazienza. E il motivo, ben più profondo della narrativa ufficiale sui “valori democratici”, è l’atteggiamento di Orbán sulla guerra in Ucraina: “Orbán continues to obstruct. He has used his veto to block sanctions on Russian elites and delayed aid packages”.
In un contesto in cui i funzionari UE considerano la guerra “a defining moment” e temono che una vittoria di Putin “extend far beyond Kyiv”, chiunque freni l’escalation militare viene trattato come un traditore.
⚠️ Una retorica da guerra civile europea
Il linguaggio usato dai media e dai vertici politici europei tradisce ormai una retorica da guerra interna: “Orbán si posiziona non solo come uno spoiler, ma come una responsabilità”, afferma Firstpost. Non un alleato con una visione diversa, ma un ostacolo da rimuovere.
Gli “strumenti di pressione” diventano armi
La bozza dell’accordo di coalizione del futuro governo tedesco, come rivelato da Politico, è chiara: “Gli strumenti esistenti — dall’avvio delle infrazioni alla sospensione dei fondi e dei diritti di voto — devono essere applicati in modo molto più coerente di prima”.
Traduzione: non ci sarà più tolleranza verso gli Stati “canaglia” che non si allineano alla narrazione unica europea.
Via il veto, avanti col voto a maggioranza
Il progetto più inquietante è l’eliminazione del principio dell’unanimità su questioni di politica estera e sicurezza. Lo scopo? Evitare che paesi come l’Ungheria blocchino le sanzioni o altre misure strategiche. “Germany is pushing to replace the unanimity rule in EU foreign policy with qualified majority voting” — un cambio che trasformerebbe radicalmente l’equilibrio istituzionale dell’UE.
Con questa mossa, ogni forma di dissenso diverrebbe impotente. In nome dell’efficienza, si cancella il pluralismo. Una federazione senza possibilità di scelta per i suoi membri non è una democrazia, è un regime tecnocratico.
Il ricatto economico
L’UE ha già bloccato oltre 21 miliardi di euro destinati all’Ungheria. Parte di quei fondi è stata sbloccata, ma solo dopo un evidente atto di sottomissione. Come precisa Firstpost, “EU funds are [Orbán’s] best hope of calming markets”. E ora, il futuro accesso al nuovo security fund europeo da 150 miliardi è tutt’altro che garantito per Budapest.
Un attacco anche interno
Il quadro si completa con la crescente pressione interna: la nuova figura emergente, Péter Magyar, ex alleato di Orbán, ha ottenuto il 30% alle europee, minando il dominio del premier. La tempistica dell’offensiva UE si allinea perfettamente con il momento di debolezza politica del governo ungherese. Coincidenza?
La nuova cabina di regia: il Triangolo di Weimar
Non a caso, il nuovo governo tedesco punta a rilanciare l’asse Francia-Germania-Polonia come centro decisionale europeo. “Nel Triangolo di Weimar, cercheremo uno stretto coordinamento su tutte le questioni politiche europee rilevanti”, afferma la bozza di governo. In pratica, un nuovo direttorio con potere di orientamento vincolante sulle politiche UE.
Conclusione: l’UE abbandona il pluralismo per imporre l’obbedienza
La partita che si sta giocando non riguarda solo l’Ungheria. Riguarda il futuro dell’intero continente. La trasformazione dell’UE da un’unione di Stati sovrani a un blocco ideologico con poteri punitivi centralizzati è una deriva autoritaria senza precedenti.
Lungi dal “difendere i valori europei”, si stanno sacrificando proprio quei valori — libertà di espressione, pluralismo politico, sovranità nazionale — sull’altare dell’uniformità e della guerra permanente.
Dopo Le Le Pen e con la Serbia e la Romania sotto tiro, ora è il turno di Orban? Orban troverà sostegno da Washington con cui ha una stima speciale?
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