SIRIA: I servizi segreti occidentali riciclano la “rivoluzione” del 2011 nel sud della Siria

siria i servizi segreti occidentali riciclano la rivoluzione del 2011 nel sud della siria

Nel video di apertura la giornalista Vanessa Beeley fornisce un resoconto dettagliato della situazione in Siria, concentrandosi su una possibile nuova campagna di destabilizzazione nella regione meridionale del paese. Si menziona un cambiamento nelle attività in corso in Siria con il suo fulcro in Suwayda e si fa riferimento a questa località come una possibile nuova campagna di destabilizzazione.

Vanessa Beeley discute l’ambiguità su come definire questa situazione, ma sottolinea che sembra essere una nuova iniziativa con l’obiettivo di destabilizzare ulteriormente la situazione. In questo contesto, naturalmente l’attenzione è rivolta alla base militare illegale statunitense presente al confine con Giordania e Iraq dove gli USA hanno addestrato migliaia di terroristi.

La giornalista rivela l’elaborazione di una nuova campagna, ideata da agenzie di intelligence britanniche, francesi e americane, con l’intenzione di destabilizzare la regione meridionale della Siria.

Ella analizza gli aspetti religiosi e demografici della regione, comprese le popolazioni di fede drusa che non hanno ancora trovato un accordo con il governo legittimo del paese.

La Beeley sottolinea che la religione predominante nella regione meridionale non è l’Islam, ma è basata su diverse fedi, tra cui Cristianesimo, Buddismo, Induismo e altre. Inoltre fa riferimento a un massacro ISIS avvenuto nel 2018 nelle regioni orientali, con centinaia di civili uccisi, in particolare donne e bambini, i salafiti operavano sotto la protezione della base militare statunitense. Questi fatti rendono ancora più drammatica e preoccupante la situazione attuale.

La giornalista segnala di riunioni tra intelligence britanniche e francesi tra maggio e luglio, insieme al leader di un partito siriano chiamato Syrian Brigade. Si sospetta che questo partito riceva finanziamenti dal Qatar per destabilizzare il governo siriano. In questo contesto è da ricordare che nell’incontro di Assad con i paesi della Lega araba il Qatar si è dissociato alla riammissione della Siria nell’organizzazione ed il rappresentante di Doha ha lasciato la riunione appena Assad cominciò a parlare.

Vengono anche menzionati i preparativi per creare una sorta di movimento federalista simile al progetto curdo nel nord-est del paese.

La Beeley indica la possibilità che questo movimento cerchi il riconoscimento internazionale e la protezione internazionale, che potrebbe includere una zona di non volo.

Inoltre, la giornalista afferma che l’intelligence di Francia, Regno Unito e Stati Uniti fornirà reti di comunicazione, tecnologie di sorveglianza e stanze operative congiunte per facilitare il movimento lungo il confine con la Giordania.

Particolare preoccupazione suscitano le recenti manifestazioni a Suwayda, nella Siria meridionale, che sembrano seguire questa i preparativi di destabilizzazione. In un video che la Beeley mostra si nota la mancanza di bandiere nazionali siriane e l’uso di simboli non siriani durante le proteste, compresa la bandiera siriana nell’epoca coloniale francese. Viene indicata l’attività di media e attivisti che diffondono la narrativa di proteste anti-Assad.

Secondo la giornalista che descrive la situazione particolareggiatamente, esiste l’implicazione di figure occidentali e dei media nell’ampia diffusione di questa narrativa. Inoltre, ella analizzata i paralleli con gli eventi del 2011 e sottolinea come questa situazione sembra stia seguendo schemi simili.

La giornalista conclude affermando che alla luce degli eventi è giustificato sospettare che l’Occidente stia ancora una volta sfruttando le divisioni settarie e soprattutto l’instabilità economica (che ha creato attraverso le sanzioni) per perseguire ulteriori interessi geopolitici nella regione.

Secondo i soliti ‘amici’ della Siria non esiste momento più propizio per mettere sotto pressione la Russia che non può reagire efficacemente anche in Siria, per dare una ulteriore spallata al popolo siriano già provato.

 

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