Ovviamente sull’omicidio Regeni qualcosa non torna. Perché mai i servizi segreti egiziani avrebbero torturato e poi ucciso Regeni lasciandolo poco distante dalla loro sede? Non sarebbe stato più facile non lasciare tracce? La risposta è abbastanza scontata. Stupisce anche l’accanimento che mostra l’Italia nel non voler vedere cosa c’è sullo sfondo di questa drammatica vicenda, che invece è molto evidente. Più plausibilmente l’Italia sta assecondando le richieste di terzi.
Se andiamo a riesaminare il contesto dell’omicidio Regeni, appare chiaro che l’Italia fin da subito – a seguito del ritrovamento del corpo di Regeni – ha dato ‘forfait’ ad un contratto miliardario dell’Eni. Ed ora il nostro paese si posiziona proprio dalla parte opposta dell’Egitto in Libia. Quindi la decisione di rompere i rapporti diplomatici con il Cairo è chiaramente collegata a questi ultimi eventi.
L’Italia non si è comportata mai così prima d’ora. A maggior ragione non dovrebbe farlo ora, che la vicenda appare fortemente inquinata da terzi che sembrano proprio volerci portare esattamente alle decisioni che mano a mano il nostro governo sta prendendo, giorno dopo giorno, passo dopo passo.
Prima dell’esito attuale delle rottura delle relazioni diplomatiche, nuove pressioni furono esercitate con accentuata foga dal governo italiano sul governo al Sisi, in relazione alla morte dell’ex- presidente egiziano Morsi. Questo mostra abbastanza chiaramente il sostegno dell’Italia ai Fratelli Musulmani. Infatti, il movente dell’assassinio Regeni è chiaro da tempo: Regeni è stato “inghiottito” in relazione alle sue attività in Egitto in supporto dall’opposizione che svolgeva nell’ambito di una master di una università inglese (vedi “Regeni mandato allo sbaraglio” e “Regeni è stato mandato a morire dai servizi inglesi“). È evidente che i presunti responsabili dell’omicidio possono essere individuati sia in ambienti più o meno vicini al governo al Sisi che legati all’opposizione, ma nello stesso tempo, possono coinvolgere entità che hanno tutto da avvantaggiarsi per un deterioramento dei rapporti Italia/Egitto.
Naturalmente, i nostri media continuano ad intrattenerci, focalizzando gli antagonismi, spingendo sullo sconcerto e sulle emozioni. È chiaro invece che per risolvere il caso Regeni bisognerebbe indagare altrove. Perchè anche gli ambienti dell’opposizione dei ‘Fratelli Musulmani‘ stanno lucrando sulle tensioni interstatali. Allo stesso modo, ne trovano giovamento anche nostri concorrenti commerciali che plaudono nel deterioramento delle relazioni italo-egiziane insieme agli alleati anglo-americani.
In tal senso andavano le ripetute ed inascoltate dichiarazioni nel febbraio 2016 (ed a seguire) dell’ ex capo dei servizi segreti italiani Mario Mori (vedi qui), ma poi le indagini seguirono solo la via più banale, senza nutrire almeno un dubbio sulla vicenda.
Certo, bisogna andare cauti con le supposizioni, però nella narrativa sposata finora ad occhi chiusi ci sono enormi contraddizioni. Soprattutto perché il contesto internazionale e gli eventi precedenti rendono credibile l’intrigo ed il ‘crimine’ come soluzione ‘politica’. L’ipotesi che l’omicidio del povero Regeni possa essere una false flag, è credibile e la rottura dei rapporti diplomatici avvalora ancor di più questa ipotesi.
patrizioricci by @vietatoparlare
Procura italiana – La Procura di Roma ha chiuso le indagini sulla morte di Giulio Regeni. Ha accusato 4 funzionari dell’intelligence egiziana dell’omicidio. Le accuse, a seconda della posizione, includono sequestro di persona multiplo, complicità in omicidio aggravato e complicità nel causare lesioni personali gravi. Il generale Tariq Sabir, Atar Kamel Mohamed Ibrahim, Usam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif sono sotto la minaccia di processo ed entro 20 gg devono presentare memorie difensive. Procura egiziana – L’Egitto respinge le accuse- Il procuratore egiziano Hamad al-Sawi ha affermato di “aver raccolto prove sufficienti contro un gruppo criminale accusato attualmente di furto aggravato degli effetti personali di Regeni, che sono stati trovati nella casa del suddetto gruppo”. Il procuratore generale egiziano ha detto gli investigatori competenti di prendere tutte le misure necessarie per identificare i responsabili dell’omicidio. La Procura italiana ha detto di prenderne atto.