Siria – Comandante delle SDF: “Damasco non è ancora pronta per i negoziati”- (ma c’è più di un ‘ma’…)

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Il 9 novembre, il comandante generale delle Syrian Democratic Force (SDF) Mazlum Abdi è stato intervistato da Amberin Zaman di al Monitor.

Ciò che ha detto è molto interessante per chiarire cosa succederà nel nord della Siria e, in generale, in Siria. Abdi ha anche negato le accuse di essere stato licenziato.

Ecco i passaggi chiave dell’intervista:

Nel nord-est della Siria sono cambiati i rapporti di forza: a differenza della situazione con le precedenti operazioni della Turchia, ora c’è l’accordo di Sochi e l’accordo tra Stati Uniti e Turchia ad Ankara. La Turchia deve ottenere l’approvazione dalla Russia o dagli Stati Uniti prima di iniziare un’operazione. Al momento non lo è.

Gli Stati Uniti hanno dato garanzie ai curdi: Biden ha detto a Erdogan che non avrebbe tollerato attacchi ai curdi. I russi hanno affermato di non aver stretto alcun accordo con la Turchia, ma hanno avvertito Ankara che non avrebbero tollerato alcun attacco. L’offensiva stessa, come ci è stato detto, dovrebbe essere prevista dalla parte dell'”Esercito nazionale siriano” filo-turco e non dalle truppe turche regolari.

L’offensiva dei militanti della SNA era originariamente prevista per il 5 novembre. Ma non è avvenuta. Secondo il piano, avrebbero dovuto colpire Tell Rifaat (provincia di Aleppo) ed espandere la zona dell’operazione “Fonte di pace” nelle province di Raqqa e Hasaka.

La Russia non ha una posizione così dura sulla prevenzione degli attacchi ai curdi come gli Stati Uniti.

Le sanzioni hanno colpito duramente la Siria e provocato un aumento della povertà, anche nei territori controllati dai curdi. Questo fornisce alimento ai terroristi dell’ISIS. Per una lotta adeguata è necessario sostenere l’economia. L’amministrazione curda chiederà agli Stati Uniti di liberare il nord-est dalle sanzioni: i negoziati sono già in corso. Nello stesso tempo, gli Stati Uniti non hanno alcun piano a lungo termine per la Siria, i curdi non lo sanno.

I curdi sono pronti per i negoziati – ma Damasco non è pronta perché non vuole dare ai curdi un’ampia autonomia e il proprio esercito. Il problema non può essere risolto senza la Russia – Abdi è fiducioso che Mosca possa mostrare una posizione più attiva e fare pressione sulla Siria. La Russia ha un ruolo decisivo nel gioco siriano.

Per i curdi non importa che Assad se ne vada o meno. La cosa principale è risolvere la questione della regione curda.

Le conferenze per la pace di Ginevra e Astana hanno perso credibilità e credibilità.

Se viene trovata una soluzione per il nord-est, può essere trovata anche per Idlib.

leopard turchi
Carri armati Leopard 2: il meglio delle forniture militari tedesche a Erdogan.

Considerazioni

Ecco ora alcune considerazioni su queste dichiarazioni. Innanzitutto tanta fiducia per la parte americana vedo che continua a essere presente, eppure gli USA alle avvisaglie di un nuovo attacco turco – come nel 2019 – ha provveduto a ridispiegare 270 mezzi in Iraq, anziché rafforzare le proprie posizioni.

Comunque, prendiamo atto che l’élite curda continua ad agire con un occhio di riguardo a Washington, il che significa che tali situazioni per i curdi si ripeteranno all’infinito fino a quando non addiverranno a posizioni dettate dalla ragione, poiché Washington anche questa volta non farà nulla se i turchi lanceranno un’offensiva (come è avvenuto con Afrin e Tal Abyad), come hanno mostrato gli eventi precedenti.

A quando si capisce dall’intervista, i curdi guardano soprattutto l’indipendenza e avanzano richieste irricevibili per Damasco. Ora non so se il governo siriano fa bene o meno a mantenere questa linea, ma il fatto è comunque che più che la reclamata autonomia, i curdi stanno aiutando gli Stati Uniti a continuare l’occupazione della Siria nord-orientale. Questo scenario è il vero ostacolo al raggiungimento di questo obiettivo, perché la dirigenza curda quando ha una posizione di forza in realtà non è interessata a mediazioni.

settore autonomo curdo: atteggiamenti bivalenti: https://www.vietatoparlare.it/nord-est-siria-ora-i-curdi-ai-russi-non-lanciano-piu-solo-pietre-ma-anche-molotov/

Contrariamente a quanto affermato da Abdi, il problema non  risiede solo a Damasco. Questo sono i fatti che ce lo dicono. Ricordiamo che precedentemente quando le forze filo turche hanno costituito la zona cuscinetto, le SDF non si sono coordinate con l’esercito siriano e le milizie filo-turche ne trovarono giovamento. In questo modo le forze turche sfruttarono il caos ed i contrasti, per continuare le ostilità sia contro le forze curde che contro l’esercito siriano.

Finora è stato sempre così. Tuttavia, una alleanza ovviamente non può funzionare come un bottone di un dispenser di Coca Cola che si attiva pigiando il bottone, in questo caso senza aver messo la monetina.

Poi c’è la questione sanzioni che la parte curda chiede agli USA di rimuovere per il proprio territorio. In realtà questa richiesta aiuta a capire quanto sia surreale l’attuale situazione: lo status giuridico dei turchi, come pure quello degli americani (tutti membri della NATO) è oggettivamente quello di Paesi aggressori e l’ONU dovrebbe sanzionarli con misure severe (altro che richieste di sollevazione parziale).

Concludendo, sarebbe necessario un accordo definitivo tra Curdi e Siriani, questo accordo sarebbe indispensabile e tuttavia sempre viene sempre rinviato nell’illusione – della parte curda – di poter essere autosufficiente grazie alla protezione militare di Washington e al petrolio siriano.

Questo accordo nel 2019 era essenzialmente composto da tre punti principali (che anche oggi sono sostanzialmente gli stessi):

1 / L’abolizione della SDF (forze democratiche siriane), con tutte le attuali forze e gruppi militari curdi si sarebbero dovuti unire al 5 ° Corpo (Legione d’assalto) sotto il controllo russo.
2 / Una solida garanzia di pieni diritti ai curdi nella nuova costituzione siriana con autonomia che sarà concordata dalla leadership curda e dallo stato siriano.
3 /Uno sforzo coordinato congiunto da parte delle forze siriane / curde per rimuovere presenza turca nel nord Siria compreso ad Afrin

Bisogna riconoscere però che alcuni leader militari e lo stesso Mazlum Abdi, comandante delle Forze Democratiche Siriane, hanno sollecitato da tempo la parte politica alla approvazione di tale accordo, ma è per prima la dirigenza politica del Royava che non ne vuole sapere di giungere a compromessi. Questa posizione ovviamente viene rafforzata e influenzata dagli Stati Uniti, ma è abbastanza chiaro che almeno una dichiarazione pubblica di altro segno potrebbe essere presentata. Potrebbe essere un buon inizio per quell’accordo che bdi dice ‘auspicato’..

Vp News

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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