Il rischio inflazione si scarica sui paesi emergenti

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Poiché il tema della diseguaglianza è tanto popolare – a conferma di una certa pelosità di coscienza da parte dei benestanti che paradossalmente sono quelli che se ne lamentano di più – vale la pena ricordare che la madre di tutte le diseguaglianze non risiede nella statistiche sui redditi e ricchezza, che ormai alimenta un lavoro specialistico, ma nel fatto che ci sono paesi che si possono permettere di fare ciò che vogliono e altri no. E il caso del rischio inflazione, così tanto discusso nei paesi ricchi, che insieme temono e ambiscono a una ripresa dei prezzi per alleviare il fardello dei propri debiti, conferma proprio questa diseguaglianza di fondo. Perché sono i paesi emergenti a rischiare grosso con l’inflazione. Non certo noi.

Che i rischi di inflazione siano molto più elevati per le economie emergenti è scritto a chiare lettere anche nell’ultimo rapporto annuale della Bis di Basilea, che nota come l’epidemia abbia rinforzato il nesso fra politiche fiscali e monetarie, che si può osservare, da un lato, misurando il notevole ampliamento dei bilanci delle banche centrali, divenute grandi acquirenti di debito pubblico, e dall’altro il livello declinante del servizio del debito per gli stati. Un trend che proprio le politiche delle banche centrali hanno incoraggiato.

Il problema nasce dal fatto che mentre i paesi avanzati godono non solo di maggior credito internazionale ma anche di ampie capacità di gestire queste tensioni, grazie anche al un quadro istituzionale robusto, le economie emergenti in gran parte difettano proprio di queste caratteristiche. Il che le espone ai marosi delle crisi e soprattutto oggi, che l’inflazione torna ad agitare le ansie degli osservatori.

Il modello sviluppato dalla Bis mostra infatti che una deviazione del deficit fiscale tende a produrre un aumento dell’inflazione del 5,5% rispetto alla mediana della distribuzione: un effetto che è circa dieci volte più ampio di quello che si può osservare per le economie avanzate. Un risultato coerente con diversi studi che hanno evidenziato come i deficit fiscali tendano ad avere effetti notevoli sull’inflazione nei paesi dove l’andamento dei prezzi è già surriscaldato. Piove sempre sul bagnato, insomma.

Tanto è vero che il link fra deficit e inflazione è molto più affievolito nei paesi che hanno un regime di politica monetaria basato sul target di inflazione. Paesi quindi con una maggiore robustezza istituzionale, oltre che economica. A migliorare le prospettiva, tuttavia, la circostanza che ormai anche fra gli emergenti molti paesi hanno impostato le proprie politiche monetarie sui target di inflazione. Il che dovrebbe servire a mantenerle maggiormente al sicuro. Ma questo non vale per tutti. E sono proprio le economie più fragili che rischiano di pagare il conto

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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