Con il motore ucraino – Chi ha aiutato Kim Jong Un a costruire un missile capace colpire gli USA

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La reazione di Kiev alla pubblicazione sui media occidentali di un possibile coinvolgimento della società ucraina Yuzhmash nel successo del programma missilistico della Corea del Nord è stata piuttosto emotiva. Questa è una grave ragione di preoccupazione per le autorità ucraine. La situazione attuale ricorda molto la faccenda della fornitura di armi all’Iraq del 2002, che ebbe gravi conseguenze per il paese.

 

15 anni dopo

Lo scandalo della possibile consegna alla Corea del Nord di motori per razzi di produzione della fabbrica Yuzhmash di Dnepropetrovsk è scoppiato il 14 agosto. Una pubblicazione del New York Times affermava che, in base alle analisi degli esperti e a valutazioni dell’intelligence americana, il successo della Corea del Nord nei test di missili balistici intercontinentali, a quanto pare in grado di raggiungere gli Stati Uniti, si deve a potenti motori a razzo acquistati sul mercato nero. Inoltre, secondo gli esperti del quotidiano, questi motori sono fabbricati, a quanto pare, nello stabilimento ucraino Yuzhmash di Dnepropetrovsk. “Molto probabilmente, questi motori sono di origine ucraina, e con ogni probabilità sono illegali … La domanda è di quanti ne disponga [la Corea del Nord] e se gli ucraini li stiano ancora aiutando. Sono molto preoccupato”, ha detto l’esperto Michael Ellemann.

A Kiev hanno prontamente reagito a queste accuse a quasi tutti i livelli – dal Segretario del Consiglio Nazionale di Sicurezza Alexandr Turchinov ai deputati della Verkhovna Rada e agli esperti di politica. Va notato che una tale rapida mobilitazione della classe politica è comprensibile. L’Ucraina ha già un’esperienza estremamente negativa per scandali di forniture di armi, quindi a Kiev capiscono bene come si dovrebbe agire. All’inizio si trattò della faccenda della fornitura all’Iraq del complesso radar Kolchuga, aggirando le sanzioni ONU del 2002, durante la presidenza di Leonid Kuchma, nel bel mezzo del conflitto Usa-Iraq. Allora, nei cosiddetti “nastri Melnychenko” fu registrata una presunta conversazione di Kuchma con il capo della compagnia statale Ukrspetsexport Valeri Maltsev (poi morto in un incidente stradale in circostanze misteriose), in cui il presidente ucraino dava il suo benestare alla vendita dei dispositivi, in grado di rilevare aerei a distanza, compresi quelli americani.

Kiev ufficialmente negò le accuse, ma senza troppa convinzione. Anche se alla fine non fu possibile provare l’avvenuta consegna, i rapporti dell’Ucraina con i partner occidentali – prima di tutto con Washington – cambiarono, e non in meglio. In particolare, gli Stati Uniti cancellarono esplicitamente Kuchma dalla lista dei partner con cui negoziare, annunciando il congelamento dei programmi di aiuti finanziari e intraprendendo tutta una serie di passi simili. Tutto questo ebbe conseguenze negative anche per la situazione politica interna ucraina, dando inizio a quei processi che alla fine sfociarono nel primo Maidan, la cosiddetta “rivoluzione arancione” del 2004. Curiosamente, l’attuale ambasciatore americano in Ucraina, Mari Yovanovich, nel bel mezzo dello scandalo del Kolchuga lavorava a Kiev come vice ambasciatore degli Stati Uniti.

I nordcoreani potrebbero aver copiato il motore ucraino Foto S. Mamontov/ RIAnovosti

Nell’articolo del New York Times si nota che non si tratta di una vendita diretta di componenti di origine ucraina, ma molto probabilmente di un’operazione sul mercato nero, o tramite intermediari. Di affari simili la storia moderna dell’Ucraina è piena, e si sono verificati sempre con una copertura al più alto livello. Vale la pena di ricordare le forniture ucraine di armi offensive alla Georgia durante il conflitto armato in Ossezia del Sud nell’agosto del 2008.

“Le armi erano fornite a prezzi bassi, e i proventi della vendita non hanno mai raggiunto le casse dello Stato, bensì sono stati effettivamente riciclati ed erosi da varie strutture fittizie. (…) La Commissione ha stabilito che negli ultimi 4 anni l’Ucraina ha esportato armi per 2,5 miliardi di dollari, ma nel bilancio dello Stato sono confluiti solo 200 milioni di dollari” – ha dichiarato in seguito ai giornalisti il deputato della Verkhovna Rada Valerii Konovalyuk, capo della commissione investigativa per le indagini sulla vendita di armi in Georgia. Si noti che il segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale Aleksandr Turchynov allora occupava la carica di vice Primo Ministro. Le attuali autorità ucraine sembra continuino la pratica dei loro predecessori. Nel 2015 si venne a sapere che membri dell’organizzazione terroristica dello Stato islamico avevano comprato armi proprio in Ucraina. Per esempio, si diceva che le forniture dei sistemi missilistici antiaerei cinesi FN 6 si effettuavano attraverso la Turchia. Tuttavia, i media ucraini hanno smesso di scrivere su questo argomento, e si possono fare solo congetture su ciò che è rimasto dietro le quinte.

 

Turchynov e gli altri

Il primo a reagire alla pubblicazione dei giornalisti americani è stato il segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale e di Difesa Alexandr Turchinov. Naturalmente, il funzionario ha negato a muso duro le ipotesi del NYT, e ha accusato la Russia. “Questa informazione è priva di fondamento, ed è provocatoria nel suo contenuto (…) L’Ucraina non fornisce alcun motore per missili e tecnologie missilistiche alla Corea del Nord … Noi crediamo che questa campagna anti-ucraina sia istigata dai servizi segreti russi per coprire il loro coinvolgimento nei programmi nucleari e missilistici della Corea del Nord”, ha tuonato Turchinov.

Poche ore dopo è arrivata la categorica smentita del produttore dei motori a razzo: “Yuzhmash non ha mai avuto e non ha niente a che fare con i programmi di difesa missilistici e spaziali della Corea del Nord. I missili e i complessi missilistici di uso militare negli anni dell’indipendenza non sono mai stati prodotti dalla Yuzhmash“.

La dichiarazione rimproverava non solo la fonte originale, ma anche i media ucraini, “per la diffusione di notizie fantasiose dannose per la Yuzhmash e per l’Ucraina, senza cercare di chiarire le cose direttamente in azienda”. Però, guarda caso, i dirigenti della società hanno rifiutato – almeno per ora – la proposta di alcuni esperti e politici di inviare subito un’ispezione internazionale nello stabilimento di Dnepropetrovsk. “Questo può essere più grave dello scandalo del Kolchuga, che ha distrutto le relazioni ucraino-americane nel 2002″, dice il direttore della ricerca dell’Istituto di cooperazione euro-atlantica Alexander Sushko. “Sapendo quanto peso ha ormai la questione della Corea del Nord negli Stati Uniti e nel mondo, è facile prevedere che tutto ciò che può rivelare una partecipazione diretta o indiretta dell’Ucraina nel «miracolo missilistico» della Corea del Nord avrà conseguenze devastanti per la posizione internazionale dell’Ucraina. Occorre una reazione rapida e convincente da parte ucraina ai massimi livelli. (…) L’Ucraina dovrebbe immediatamente invitare un’ispezione internazionale alla Yuzhmash e garantire un adeguato livello di trasparenza”. Questa posizione è condivisa da molti, ma finora non ci sono segnali che la società e le autorità dell’Ucraina faranno un simile passo.

Lo schieramento filo-presidenziale nel suo complesso dimostra un’unanimità sorprendente, accusando la Russia di questa – a loro detta – “provocazione”. L’unica cosa su cui non sono d’accordo i politici ucraini è la ragione per cui lo scandalo è scoppiato proprio in questo momento. Il parere dominante, che si cerca di trasmettere al pubblico con tutti i mezzi, attraverso i media e i social media, è che la perfida Mosca stia cercando di impedire la fornitura di armi letali all’Ucraina, su cui sta per essere raggiunto un accordo al più alto livello.

 

Quali sono le vostre prove?

Per quanto riguarda il lato puramente tecnico della questione, bisogna dire che nella pubblicazioni del NYT non ci sono accuse specifiche su modelli o tecnologie. Comunque, è indicato che si può parlare di motori RD-250. RD-250 è un blocco di due camere, sulla base del quale si assemblava il motore RD-251 (di tre blocchi); esisteva anche un più moderno RD-252. Questi motori venivano installati sui missili 8K67 del sistema missilistico strategico R-36. L’8K67 entrò in servizio nel 1968. Secondo il progetto tecnico, veniva sviluppato un missile pesante intercontinentale che poteva trasportare a destinazione una testata nucleare di elevata potenza.

Questa famiglia di missili ne comprendeva alcuni, con testata singola (da 8 o 20-25 megatoni) oppure con testate multiple (tre da 2,3 megatoni). La testata da 2,3 megatoni veniva utilizzato anche sul missile R-36orb (8K69) a raggio illimitato, con testata orbitale. I missili della famiglia 8K67 furono rimossi dal servizio nel 1978-1979. Il missile 8K69 orbitale non dimostrò sufficiente efficacia rispetto ai missili balistici intercontinentali convenzionali e  fu ritirato dal servizio nel gennaio del 1983 nell’ambito dell’accordo SALT-2 (Strategic Arms Limitation Talks). Al posto del pesante R-36 è stato creato l’R-36M (meglio conosciuto con il nome “Satana” assegnatogli dalla NATO), da cui derivano le modifiche più recenti R-36M2 “Vojevoda”, ancora in servizio presso le Forze Missilistiche Strategiche.

Dunque il nordcoreano Hwaseong-14, che sarebbe in grado di raggiungere il territorio degli Stati Uniti, porta motori RD-250? No, non è così. Nell’autunno del 2016 lo storico tedesco di costruzioni missilistiche Norbert Brugge ha scritto della possibilità che i nordcoreani abbiano copiato l’RD-250. Ma egli ha parlato dei nuovi motori da 80 tonnellate, testati nel settembre dello stesso anno. La disposizione della parte esterna del motore del primo stadio dell’intercontinentale “Hwaseong-14” non assomiglia affatto alla disposizione dell’R-36. Gli specialisti che si occupano del programma missilistico nordcoreano hanno reagito con notevole scetticismo alla pubblicazione del NYT dal punto di vista tecnico.

Joshua Pollack, redattore capo della rivista The Nonproliferation Review, ha dichiarato che il motore da 80 tonnellate nordcoreano assomiglia effettivamente a un RD-250, ed ha ammesso che la Corea del Nord potrebbe utilizzare per la sua costruzione dei progetti rubati in Ucraina. A suo parere, il motore è stato probabilmente creato in collaborazione con l’Iran. Pollack ha sottolineato che il motore utilizzato per lo “Hwaseong-14” non è una copia dell’RD-250, ma è stato sviluppato indipendentemente, anche se il prodotto può includerne singoli componenti e soluzioni copiate.

“Un’altra ricerca del colpevole – ha commentato Vladimir Khrustalev, un esperto russo in materia di non proliferazione. – Quest’anno è il terzo paese, i cui motori a razzo sono stati presumibilmente copiati dalla Corea del Nord”. Secondo la sua opinione, dopo la serie di test dei nuovi motori a propellente liquido, dall’autunno 2016 alla primavera 2017, in un primo momento fra i responsabili veniva nominata la Cina, perché alcuni dei suoi motori a razzo spaziali “sono molto simili”. Poi i sospetti sono caduti sulla Russia e ora è toccato all’Ucraina. “In realtà, la ricerca frenetica di un colpevole per i successi missilistici della Corea del Nord negli ultimi due anni è causata da uno shock strategico e una riluttanza a riconoscere che la Corea del Nord ha ottenuto notevoli progressi nell’industria missilistica”, ha detto Khrustalev.

“Questo è un disastro per l’Ucraina”

Il presidente dell’Ucraina Piotr Poroshenko si è astenuto per ora dai commenti, ma Yulia Tymoshenko, capo del partito “Patria” ed ex Primo Ministro, non è rimasta zitta. “Se questa informazione sarà confermata, l’Ucraina potrebbe essere sottoposta a sanzioni, il che vuol dire rimanere senza alcun aiuto da parte del mondo civile. Questo è un disastro per il nostro paese”, ha detto. Tuttavia, la Tymoshenko non ha neanche nascosto che la possibile consegna delle attrezzature per i missili nordcoreani è per lei un’ottima occasione di lotta politica interna, soprattutto ora che si avvicinano le prossime elezioni presidenziali. “La situazione attuale è una conseguenza diretta della mancanza di professionalità e dei crimini del Presidente Piotr Poroshenko e del Primo Ministro Vladimir Groisman. Stanno distruggendo l’Ucraina”, sottolinea. Tuttavia, è ora difficile prevedere in che misura la Tymoshenko e gli altri politici dell’opposizione saranno in grado di sfruttare questo argomento. La possibilità di un aggravamento della crisi politica interna dipende da ulteriori sviluppi, in particolare dal modo in cui reagirà lo schieramento di Trump alla situazione che si è creata.

Allo stesso tempo, a Kiev si ostinano a non ammettere che questa storia potrebbe aver avuto inizio proprio negli Stati Uniti. Pochi giorni fa, agenti dell’FBI hanno perquisito la casa di Paul Manafort, ben noto per i suoi legami con l’Ucraina, che gestiva la campagna presidenziale di Donald Trump. Una delle persone chiave coinvolte in questo caso, il deputato della frazione “Blocco di Piotr Poroshenko”, Sergei Leshchenko, dà le sue spiegazioni all’FBI. E’ una domanda retorica se a Washington si troverà qualcuno che vorrà approfittare della situazione e colpire il governo ucraino. In ogni caso, possiamo dire che l’indagine del New York Times non sarà passata invano, e gli Stati Uniti (nonché gli altri partner occidentali dell’Ucraina) ne trarranno le loro conclusioni, per non parlare del fatto che sarebbe un peccato non usare questo pretesto per aumentare la pressione su Kiev e migliorare ulteriormente la “gestibilità” delle autorità del paese.

 

*****

Articolo di K. BogdanovN. Podgornyj pubblicato su Lenta.ru il 16 agosto 2017

Traduzione dal russo a cura di Elena per SakerItalia.it

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Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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