Vietato Parlare
lunedì, Ottobre 2, 2023
  • Attualità
    • Politica Italiana
  • Geopolitica
    • Guerra ucraina
    • Conflitti globali
  • Cultura e Società
    • Chiesa
  • Economia
  • Scienza e Tecnologia
  • Cookie Policy
No Result
View All Result
  • Attualità
    • Politica Italiana
  • Geopolitica
    • Guerra ucraina
    • Conflitti globali
  • Cultura e Società
    • Chiesa
  • Economia
  • Scienza e Tecnologia
  • Cookie Policy
No Result
View All Result
Vietato Parlare
No Result
View All Result

Bill Mitchell – L’UE clona se stessa in Africa Occidentale e si dedica a saccheggiare la regione

by Redazione online
22 Agosto 2017
Reading Time: 12 mins read
0
Share on FacebookShare on Twitter

[ad_1]

Quello che si può dire con certezza dell’EPA – l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Africa Occidentale – è che è straordinariamente poco conosciuto. I mass media non si preoccupano di spiegare che un gruppo di stati tra i più poveri del mondo sono stati – volenti o nolenti – inclusi in un accordo commerciale con l’Unione europea che li costringe a condizioni svantaggiose, riproducendo – in un contesto di povertà ben più drammatico – regole fiscali assurde sul tipo di quelle imposte agli Stati membri dell’Eurozona. L’economista Bill Mitchell espone sul suo blog i risultati dell’analisi dell’EPA realizzata dall’organizzazione indipendente svedese CONCORD: questo trattato non è coerente con gli obiettivi di sviluppo dell’Africa Occidentale, e ha conseguenze addirittura opposte, intrappolando un gruppo di nazioni per la maggior parte già poverissime in una crescita bassa e discontinua e perpetuando le condizioni misere delle popolazioni.   

Di Bill Mitchell, 10 luglio 2017

RELATED STORIES

Il rapporto di Frontex tace sulle cause profonde delle migrazioni

Il rapporto di Frontex tace sulle cause profonde delle migrazioni

25 Settembre 2023
Think Tank USA: Rand Corporation giudica inutile il proseguimento della guerra in Ucraina

Attacco alla Wagner in Africa: servizi segreti ucraini o occidentali?

21 Settembre 2023

In un post recente – Se l’Africa è ricca – perché è così povera? – ho preso in esame la questione del perché le risorse che rendono ricca l’Africa non siano state impiegate per il benessere della popolazione indigena che vive sul posto. Abbiamo visto che la povertà in Africa dilaga, benché sia evidente a chiunque che il continente è abbondantemente ricco di risorse. La risposta a questo paradosso è che la rete di aiuti per lo sviluppo nonché la supervisione messe in atto dalle nazioni più ricche e mediate da enti come FMI e Banca Mondiale possono essere viste più come un gigantesco aspiratore, ideato per risucchiare risorse e ricchezza finanziaria dalle nazioni più povere, con sistemi legali o illegali, a seconda di quali generino i flussi maggiori. Così benché l’Africa sia ricca, la sua interazione con il sistema monetario e di commercio mondiale lascia milioni dei suoi abitanti in condizioni di povertà estrema – non in grado di procurarsi neppure il cibo per vivere. L’accordo di libero scambio (EPA) tra l’UE e gli stati dell’Africa Occidentale è una di queste istituzioni-aspiratore. Gli stati dell’Africa Occidentale, infatti, sono ancora impantanati in una dipendenza di stampo post-coloniale non perché siano privi delle risorse necessarie ad attuare il loro cammino di sviluppo, ma piuttosto a causa delle istituzioni post coloniali, create per mantenere il controllo su queste risorse da parte degli ex colonialisti. Non paga di avere distrutto la prosperità nell’eurozona, l’Unione europea sta esercitando pressioni su alcune delle nazioni più povere del mondo perché adottino lo stesso tipo di accordo monetario e fiscale fallimentare e perché vadano oltre, firmando accordi di “libero scambio” con reciproca apertura dei mercati. Le altre nazioni dell’Africa occidentale dovrebbero seguire l’esempio della Nigeria e abbandonare questi accordi.

Dodici dei 16 Paesi dell’Africa occidentale sono considerati Paesi in via di sviluppo (Least Developed Countries – LDC), o in parole più semplici paesi poveri. I 12 Paesi LDC sono Benin, Burkina Faso, Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Senegal, Sierra Leone, Togo; mentre i quattro non considerati LDC sono Capo Verde, Costa d’Avorio, Ghana e Nigeria.

In apertura è una mappa dell’Africa Occidentale (fonte).

La pubblico per i lettori statunitensi, ricordando la vecchia battuta “La guerra è il sistema con cui Dio insegna la geografia agli americani”. A proposito delle conoscenze geografiche degli americani, potete vedere questo sketch dell’umorista statunitense Paul Rodriguez al Comic Relief del 1987. E se volete farvi un’altra risata, potete guardare questo video famoso.

Durante la cosiddetta “corsa all’Africa” del 19° secolo, l’Africa Occidentale fu spartita tra le potenze coloniali, per la maggior parte europee.

Queste erano le relazioni coloniali:

Benin – Francia

Burkina Faso – Francia

Gambia – Gran Bretagna

Guinea – Gran Bretagna

Guinea-Bissau – Portogallo

Liberia – Usa

Mali – Francia

Mauritania – Francia

Niger – Francia

Senegal – Francia

Sierra Leone – Gran Bretagna

Togo – Francia

Capo Verde – Portogallo

Costa d’Avorio – Francia

Ghana – Gran Bretagna

Nigeria – Gran Bretagna

Ho letto un rapporto del 2015 – L’EPA tra UE e Africa Occidentale: chi ne trae vantaggio? – pubblicato nella serie dei loro Spotlight Report Policy Paper dall’organizzazione Concord Europe, con sede in Svezia.

CONCORD è la confederazione europea delle ONG di aiuto e sostegno allo sviluppo.

La pagina di informazioni sull’Africa Occidentale della Commissione europea sostiene che l’accordo di “libero scambio” (The Economic Partnership Agreement – EPA) tra Europa e Africa Occidentale ha apportato benefici.

Un altro documento dell’UE (18 settembre, 2015) – Economic Partnership Agreement with West Africa-Facts and figures – fa ulteriore promozione.

Nel marzo 2016, la Direzione generale per il Commercio della Commissione europea ha pubblicato L’impatto economico dell’accordo di collaborazione economica tra Africa Occidentale e UE.

Ma l’analisi di CONCORD è in disaccordo con la linea ufficiale “libero mercato”.

L’ho già sottolineato altre volte, ma dovremmo tenerlo sempre in mente: le nazioni avanzate, oggi, non avrebbero potuto diventare ricche, se avessero seguito le strategie che ora stanno imponendo alle nazioni povere.

Per capire questo punto, raccomando la lettura del Report del 2008 di Dieter Frisch – La politica di sviluppo dell’Unione europea – pubblicato come rapporto ECDPM il 15 marzo 2008 (il documento è in francese).

L’ECDPM è il Centro europeo per la gestione delle strategie di sviluppo (European Centre for Development Policy Management) e Dieter Frisch è stato direttore generale per lo Sviluppo alla Commissione europea.

Frisch è un veterano delle strategie di sviluppo. Ecco cosa scrive (p.38):

En effet, on ne connaît historiquement aucun cas où un pays au stade précoce de son évolution économique se serait développé via son ouverture à la concurrence internationale. Le développement s’est toujours amorcé au gré d’une certaine protection qu’on a pu diminuer au fur et à mesure que l’économie s’était suffisamment fortifiée pour affronter la concurrence extérieure. Mais un tel processus s’étend sur de longues années …

Il che significa che non si conosce nella storia alcun caso in cui un Paese in uno stadio precoce della sua evoluzione economica si sia sviluppato attraverso l’apertura alla concorrenza internazionale. Lo sviluppo si è sempre innescato grazie a un certo grado di protezionismo, che si è potuto ridurre gradualmente mano a mano che l’economia si irrobustiva a sufficienza per affrontare la concorrenza esterna. Ma questo processo si estende per molti anni…

Si potrebbe anche aggiungere che le nazioni non si sono sviluppate costringendo i governi a mantenere il bilancio pubblico in pareggio, se non addirittura generare un surplus.

Tutte le nazioni avanzate hanno beneficiato di importanti spese pubbliche per infrastrutture: strade, trasporti, sanità, istruzione, porti, energia, comunicazioni e tutto il resto.

Inoltre, hanno goduto di importanti investimenti pubblici volti allo sviluppo di competenze.

Quindi, il contesto in cui è stato negoziato questo “accordo di libero commercio” è fin dal principio distorto in modo da ostacolare lo sviluppo.

Cercare di svilupparsi mantenendo costantemente il bilancio statale in surplus avrebbe impedito a qualsiasi nazione avanzata di fare alcun progresso.

Gli stati membri della Unione economica e monetaria dell’Africa Occidentale (West African Economic and Monetary Union – UEMOA) sono Benin, Guinea-Bissau, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal e Togo; questi stati condividono una moneta comune (franco CFA), agganciata all’euro.

Questo accordo riflette il controllo “post” coloniale da parte dei Francesi, che durante il processo di decolonizzazione tra il 1954 e il 1962 hanno limitato le sovranità nazionali, creando diversi protocolli che prevedevano che gli Stati francofoni dell’Africa Occidentale dal punto di vista finanziario dovessero rispondere in molti modi al Tesoro francese.

Lo scopo di questa restrizione era costringere le nazioni dell’Africa Occidentale appartenenti all’area monetaria a rispettare quella che i Francesi chiamavano “una rigorosa disciplina monetaria”. Per esempio, la Banca centrale dell’Africa Occidentale (BCEAO) resta sotto il controllo dei francesi, tanto che non può svalutare il franco CFA senza l’approvazione di questi ultimi.

I primi accordi, in ogni caso, sono falliti.

Arrivando velocemente al 1994, vediamo che allo stesso modo in cui gli europei stessi sono passati dal fallimento del serpente monetario nel tunnel, al fallimento del serpente fuori dal tunnel, al fallimentare SME nel 1978, fino all’addirittura peggiore Unione Monetaria ed Economica (eurozona), così gli Stati francofoni dell’Africa Occidentale sono transitati attraverso una serie di accordi economici e monetari sotto la guida dei francesi, fino che non hanno clonato la UEM nella forma della Unione economica e monetarie dell’Africa Occidentale (WAEMU).

Otto degli Stati membri sono paesi in via di sviluppo (esclusa la Costa d’Avorio).

Così come lo SME si era trovato di fronte a costanti tensioni a causa delle disuguaglianze nella capacità commerciale dei suoi Stati Membri, il che alla fine lo trasformò in una zona del marco e lo trascinò verso recessione e stagnazione, così gli accordi dell’Africa Occidentale si trovarono sottoposti a pressioni simili.

E proprio come l’Eurozona è stata azzoppata dal Patto per la stabilità e la crescita (SGP) e dalle sue più recenti varianti (“Two Pack”, “Six Pack”, “Fiscal Compact”), così la WAEMU ha introdotto nel 1999 un “Patto regionale di convergenza, stabilità, crescita e solidarietà”.

Sia nel linguaggio sia negli intenti questo è clonato dal Patto per la stabilità e la crescita europeo. Così come il SGP impone una camicia di forza fiscale agli Stati membri dell’Eurozona, che spinge le economie alla recessione, così il patto della WAEMU obbliga gli Stati membri ad avere bilanci in pareggio o in surplus.

Se un Paese non rispetta questa regola viene sanzionato (esattamente come avviene per la procedura prevista in eurozona in caso di sforamento del deficit) e può non avere più l’accesso a fondi o la possibilità di effettuare spese.

Ci sono poi altre severe regole che riguardano l’inflazione, il debito pubblico, gli impegni verso i pagamenti esteri, la proporzione tra spesa per salari pubblici e tasse, che pongono ulteriori limiti alla sovranità nazionale.

La WAEMU ha un “Consiglio dei Ministri”, che bullizza gli Stati Membri che non riescono a rispettare le regole.

E, esattamente come avviene per l’eurozona, per le nazioni che fanno parte della WAEMU risulta virtualmente impossibile sottomettersi alle regole, visto che i cicli economici impattano sul bilancio pubblico e sulla povertà dilagante che persiste.

Queste nazioni, che vivono soprattutto di esportazione di materie prime ed importano prodotti industriali, devono fronteggiare enormi sbalzi nelle entrate nazionali, legati alla variabilità del clima e alla instabilità delle condizioni commerciali sui mercati internazionali.

Il FMI e la Banca Mondiale fanno pressioni fortissime perché esportino quanto più possibile, ma questo significa che inondano i mercati internazionali dei loro beni, facendone calare i prezzi.

Il guadagno mancato li mette sotto pressione per quanto riguarda il loro debito estero (che in parte non piccola è stato contratto con il FMI) e quindi rende frequenti ulteriori richieste di tagli di bilancio.

Questa strategia di sviluppo incastra le nazioni in una crescita bassa e discontinua e in una povertà persistente.

Per questo non c’è da sorprendersi che la Commissione europea, con i suoi artigli ben piantati nelle nazioni povere dell’Africa Occidentale, abbia deciso di consolidare questa posizione di vantaggio andando oltre, con un “accordo di libero scambio” conosciuto come l’Economic Partnership Agreement (EPA).

La ricerca di CONCORD ha verificato l’attendibilità di diverse affermazioni fatte dalla Commissione Europea che ripete il mantra “il commercio è sviluppo”.

Ma se questa è la domanda di partenza:

…l’EPA, accordo negoziato tra l’Africa Occidentale e l’UE, cioè tra una delle regioni più ricche e una delle regioni più povere del pianeta, è davvero coerente con gli obiettivi di sviluppo dell’Africa Occidentale?

La risposta è un no.

È importante notare che:

Fino al 2000… l’UE consentiva alle esportazioni provenienti dall’Africa Occidentale un accesso quasi completamente libero ai mercati europei… Queste concessioni commerciali unilaterali erano però contrarie alle regole della WTO, in vigore dal 1994. La WTO consente di creare zone di libero scambio, per esempio tra UE e Africa Occidentale, e l’UE decise di adottarne una al posto delle condizioni precedenti, anche se in queste zone le concessioni devono essere reciproche, il che significa che l’Africa Occidentale doveva consentire le stesse condizioni all’UE… L’UE avrebbe potuto chiedere alla WTO un’esenzione, come ha fatto per la Moldavia… (ma) …ha rifiutato di concedere lo stesso trattamento all’Africa Occidentale.

E oltre:

Durante le trattative, la UE è andata anche molto oltre le richieste della WTO in tema di liberalizzazioni, includendo servizi, investimenti e acquisizioni oltre ai beni. L’Africa Occidentale si opponeva, dichiarando di voler mantenere la possibilità di proteggere questi settori dalla concorrenza con l’UE.

Nel 2007, l’UE non riuscì a concludere gli accordi con le nazioni dell’Africa Occidentale, in parte perché

…l’Unione Europea garantisce ai Paesi in via di sviluppo concessioni commerciali unilaterali nel quadro del regime “Tutto tranne armi”, che offre loro accesso libero ai mercati europei senza costringerli a restituire le medesime liberalizzazioni in cambio.

Cosa fa allora l’Unione europea? Ecco cosa fa:

…ha minacciato tutte le nazioni ACP non incluse tra i Paesi in via di sviluppo di togliere loro l’accesso libero al mercato europeo… (e)… ha stabilito una nuova deadline per il completamento degli accordi.

Vi ricorda qualcosa?

E qui non stiamo parlando della Grecia, che in termini di ricchezza è una nazione avanzata. Queste sono per la maggior parte nazioni poverissime, che lottano per sfamare la loro popolazione.

Il report di CONCORD spiega che molte nazioni dell’Africa Occidentale hanno ceduto di fronte alle minacce e “hanno deciso di firmare… il 30 giugno 2014”.

Ma il processo di ratificazione è lento e alla fine del 2016 è entrato provvisoriamente in vigore solo il cosiddetto “accordo base di partenza per la collaborazione economica” (Stepping Stone Economic Partnership Agreements) con la Costa d’Avorio e il Ghana.

Inoltre, mentre 13 Stati dell’Africa Occidentale hanno firmato, Nigeria, Gambia e Mauritania se ne tengono fuori.

In particolare, la Nigeria non vuole cedere la sua sovranità all’Unione europea e “vuole sviluppare la sua industria e le sue vendite nel resto dell’Africa Occidentale, riducendo nel contempo la sua dipendenza dall’esportazione di petrolio”.

Il report di CONCORD conclude che la Nigeria non sarebbe in grado di avere questa indipendenza strategica all’interno dell’EPA.

Per illustrare i motivi per cui l’EPA non è coerente con lo sviluppo dell’Africa Occidentale, il report di CONCORD passa al vaglio diverse affermazioni avanzate dall’UE a sostegno dell’EPA.

1- L’EPA offre libero accesso al mercato europeo ai prodotti dell’Africa Occidentale?

Sì, ma l’EPA non comporta per le nazioni dell’Africa Occidentale alcun vantaggio in più, mentre introduce evidenti svantaggi nella concorrenza.

Inoltre perché i Paesi in via di sviluppo “dovrebbero affrontare questi sacrifici”, quando “hanno diritto alle concessioni commerciali unilaterali legate al regime “‘tutto tranne le armi’”?

2 – L’EPA supporterà l’integrazione regionale dell’Africa Occidentale?

“Ampiamente falso”.

“Il livello di integrazione regionale in Africa Occidentale è molto debole” quindi sarebbe stato meglio avviare processi per diversificare il commercio all’interno dell’Africa occidentale.

3 – “I prodotti agricoli dell’Africa Occidentale sono esclusi dalla liberalizzazione”?

“Vero e falso”

“L’EPA… comporta un grosso rischio per l’agricoltura dell’Africa Occidentale…(che)… è un settore importante… e offre il 60% del lavoro e soddisfa l’80% delle esigenze alimentari della regione”.

L’EPA protegge solo “il 18% dei prodotti”, ma in linea generale liberalizza l’accesso a tutto il resto. Per esempio, il latte in polvere importato più economico danneggerà “la produzione locale di latte”.

È importante capire che in base alla Politica agricola comunitaria, l’UE può “vendere i prodotti della sua agricoltura a un prezzo inferiore al costo, praticando una concorrenza sleale nei confronti dell’agricoltura del’Africa Occidentale”.

4 – “L’EPA promuoverà aiuti che permetteranno all’Africa Occidentale di trarre beneficio dall’EPA?”

“Vero e falso”

C’è in atto un programma per lo sviluppo dell’Africa Occidentale, che è una strategia del tipo FMI, basata sul taglio delle spese interne e sull’orientamento delle attività verso le esportazioni che portano liquidi.

Sia come sia, la proposta corrente non è garantita e i fondi sono “molto al di sotto i bisogni stimati” per far fronte ai costi dovuti al passaggio al nuovo acordo.

Inoltre, i governi dell’Africa Occidentale utilizzano i dazi per finanziare ospedali e tutto il resto. Ora, i sostenitori della Modern Monetary Theory (MMT) obietteranno subito che questi Stati potrebbero finanziare queste infrastrutture essenziali usando la propria capacità monetaria.

In parte è vero. Ma nel mondo reale della politica dell’Africa Occidentale e con la camicia di forza in cui si sono infilati questi governi sotto lo sguardo inquisitore di grandi bulli internazionali come l’UE e il FMI, le entrate legate ai dazi offrono un non piccolo aiuto per sottostare alle grottesche regole che costringono le loro scelte fiscali.

L’EPA quindi inciderà seriamente sulla loro situazione fiscale (all’interno delle attuali costrizioni) tanto che saranno costretti a tagliare drasticamente la spesa pubblica.

Come nota il report di CONCORD, questa spesa è:

“…indispensabile per consentire il finanziamento stabile degli edifici per scuole e ospedali, per supportare le famiglie di coltivatori e per altri servizi pubblici.”

L’EPA è quindi un altro strumento attraverso il quale viene impedito alle nazioni più povere di utilizzare le loro proprie capacità di spesa per migliorare le condizioni della loro popolazione.

5 – L’EPA rispetterà lo spazio politico dell’Africa Occidentale?

“In grande misura è falso”

“L’Africa Occidentale perderà lo spazio politico necessario a sviluppare la sua propria politica commerciale, al servizio delle esigenze dei suoi popoli, e perderà entrate fiscali che potrebbero aiutare a finanziare il suo sviluppo”.

Notando che quest’ultima conclusione si pone nel contesto delle costrizioni politiche e istituzionali che ho menzionato sopra.

Di conseguenza, il report di CONCORD conclude che:

“…l’EU, la maggiore zona economica del mondo, sta cercando di ottenere concessioni commerciali sproporzionate da una delle regioni più povere del mondo. Con l’EPA, l’Africa Occidentale avrà meno spazio politico per usare strumenti importanti per lo sviluppo di alcuni settori economici, al fine di migliorare le condizioni di vita dei suoi popoli. Allo stesso tempo l’UE non ha formalmente assunto alcun impegno per lo stanziamento a lungo termine di fondi aggiuntivi che sarebbero necessari per aiutare l’Africa Occidentale a reggere la concorrenza dei prodotti importati e compensare le entrate fiscali perdute. Come conseguenza, l’EPA non è coerente con lo sviluppo dell’Africa occidentale”.

E questo per oggi è abbastanza.

Fate girare…

(c) Copyright 2017 William Mitchell. Tutti i diritti sono riservati.



[ad_2]

Source link: voci dall’estero

Tags: AFRICAUE
Next Post

L'offensiva russo-siriana forma un secondo 'calderone' ISIS in Siria centrale

Please login to join discussion
La Cina rilascia un Libro Bianco per promuovere una “Comunità Globale di Futuro Condiviso”

La Cina rilascia un Libro Bianco per promuovere una “Comunità Globale di Futuro Condiviso”

2 Ottobre 2023
Joe Biden and Kevin McCarthy

Gli USA hanno sospeso i finanziamenti all’Ucraina

2 Ottobre 2023
Trump su eventuali lockdown per ricorrere al voto per corrispondenza

Trump su eventuali lockdown per ricorrere al voto per corrispondenza

1 Ottobre 2023
ROBERT FICO

La Slovacchia potrebbe essere la pagliuzza che farà vedere il mattone nell’occhio dell’Europa

1 Ottobre 2023
Giornata Mondiale delle Comunicazioni 2024: “AI e saggezza del cuore per una comunicazione umana”

Giornata Mondiale delle Comunicazioni 2024: “AI e saggezza del cuore per una comunicazione umana”

1 Ottobre 2023
Elena Basile: una visione franca e schietta sulla diplomazia moderna

Elena Basile: una visione franca e schietta sulla diplomazia moderna

30 Settembre 2023

Autore

Patrizio Ricci associato Freelance International Press (FLIP), autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Coofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

Recent Stories

  • La Cina rilascia un Libro Bianco per promuovere una “Comunità Globale di Futuro Condiviso”
  • Gli USA hanno sospeso i finanziamenti all’Ucraina

Disclaimer

Le immagini utilizzate in questo sito sono largamente diffuse su internet, quindi ritenute di pubblico dominio.
Qualsiasi immagine o contenuto coperto da copyright sarà rimosso dietro segnalazione a questo indirizzo: [email protected].

Donazione

Il nostro impegno è offrirti una prospettiva unica sulla realtà quotidiana. Il tuo interesse e il tuo feedback sono il motore che ci spinge avanti. Tuttavia, per mantenere il sito attivo e garantire contenuti di alta qualità, abbiamo bisogno del tuo supporto.

Paypal: link per donazione paypal

  • Attualità
  • Geopolitica
  • Cultura e Società
  • Economia
  • Scienza e Tecnologia
  • Cookie Policy

© 2023 JNews - Premium WordPress news & magazine theme by Jegtheme.

No Result
View All Result
  • Attualità
    • Politica Italiana
  • Geopolitica
    • Guerra ucraina
    • Conflitti globali
  • Cultura e Società
    • Chiesa
  • Economia
  • Scienza e Tecnologia
  • Cookie Policy
We use cookies on our website to give you the most relevant experience by remembering your preferences and repeat visits. By clicking “Accept”, you consent to the use of ALL the cookies.
Do not sell my personal information.
Cookie SettingsAccept
Manage consent

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. These cookies ensure basic functionalities and security features of the website, anonymously.
CookieDurataDescrizione
cookielawinfo-checkbox-advertisement1 yearSet by the GDPR Cookie Consent plugin, this cookie records the user consent for the cookies in the "Advertisement" category.
cookielawinfo-checkbox-analytics11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Analytics".
cookielawinfo-checkbox-functional11 monthsThe cookie is set by GDPR cookie consent to record the user consent for the cookies in the category "Functional".
cookielawinfo-checkbox-necessary11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookies is used to store the user consent for the cookies in the category "Necessary".
cookielawinfo-checkbox-others11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Other.
cookielawinfo-checkbox-performance11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Performance".
CookieLawInfoConsent1 yearCookieYes sets this cookie to record the default button state of the corresponding category and the status of CCPA. It works only in coordination with the primary cookie.
viewed_cookie_policy11 monthsThe cookie is set by the GDPR Cookie Consent plugin and is used to store whether or not user has consented to the use of cookies. It does not store any personal data.
Functional
Functional cookies help to perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collect feedbacks, and other third-party features.
Performance
Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.
CookieDurataDescrizione
_gat1 minuteGoogle Universal Analytics sets this cookie to restrain request rate and thus limit data collection on high-traffic sites.
Analytics
Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.
CookieDurataDescrizione
CONSENT2 yearsYouTube sets this cookie via embedded YouTube videos and registers anonymous statistical data.
_ga1 year 1 month 4 daysGoogle Analytics sets this cookie to calculate visitor, session and campaign data and track site usage for the site's analytics report. The cookie stores information anonymously and assigns a randomly generated number to recognise unique visitors.
_ga_*1 year 1 month 4 daysGoogle Analytics sets this cookie to store and count page views.
_gid1 dayGoogle Analytics sets this cookie to store information on how visitors use a website while also creating an analytics report of the website's performance. Some of the collected data includes the number of visitors, their source, and the pages they visit anonymously.
Advertisement
Advertisement cookies are used to provide visitors with relevant ads and marketing campaigns. These cookies track visitors across websites and collect information to provide customized ads.
CookieDurataDescrizione
VISITOR_INFO1_LIVE5 months 27 daysYouTube sets this cookie to measure bandwidth, determining whether the user gets the new or old player interface.
YSCsessionYoutube sets this cookie to track the views of embedded videos on Youtube pages.
yt-remote-connected-devicesneverYouTube sets this cookie to store the user's video preferences using embedded YouTube videos.
yt-remote-device-idneverYouTube sets this cookie to store the user's video preferences using embedded YouTube videos.
yt.innertube::nextIdneverYouTube sets this cookie to register a unique ID to store data on what videos from YouTube the user has seen.
yt.innertube::requestsneverYouTube sets this cookie to register a unique ID to store data on what videos from YouTube the user has seen.
Others
Other uncategorized cookies are those that are being analyzed and have not been classified into a category as yet.
CookieDurataDescrizione
jnews_view_counter_visits[0]less than a minuteDescription is currently not available.
VISITOR_PRIVACY_METADATA5 months 27 daysDescription is currently not available.
ACCETTA E SALVA
Powered by CookieYes Logo