Scuola "pubblica" e scuola "privata" cattolica

Obiezioni fatte più spesso  dai sostenitori della scuola cosidetta “pubblica”  (ma leggesi ” statale”)

1. la scuola privata costituirebbe una educazione a senso unico secondo le proprie visioni mentali.
2. le scuole cattoliche sono scuole “elitarie”.
3. “privato” è indice di elitario e va pagato come un servizio in più da parte di chi lo chiede e non da parte di tutti
4. una scuola confessionale è pericolosa: perchè, per esempio  se io fossi mussulmano,  mi potrei arrogare il diritto di andare ad una scuola coranica piuttosto che pubblica proprio secondo quella logica.

A tal proposito, faccio alcune controdeduzioni:

Premesso che, intelligentemente,  in un momento forse particolarmente ispirato,   anche il governo Prodi in un Dlgs, diceva che lo stato dà “… il valore e il carattere di servizio pubblico a tutte le iniziative di istruzione e formazione, promosse da enti e privati …”
peccato che poi le conseguenze operative di questo riconoscimento non si son viste…

E che sopratutto, la carta costituzionale,  a cui tutti facciamo riferimento ,n ell’art. 4 ,   accetta le scuole private definendo quale sia il significato della scuola pubblica che si vuol salvaguardare . infatti la costituzione non dice nient’altro che  ” La scuola è aperta a tutti ” , quindi la scuola pubblica è quella che ha come  carattere distintivo: l’essere aperta a tutti.

In base alla predetta interpretazione, appare  evidente che la nostra Costituzione non dice  che la scuola pubblica è quella che  rispetta “i miei gusti come i tuoi” e che la scuola è pubblica quando “è di tutti” , e perciò deve essere neutrale, la Costituzione  dice che la scuola pubblica deve essere aperta a tutti..

Eppure l’accezione che comunemente si dà della scuola cattolica è negativa, perchè ” privata”. Ma è privata solo perchè lo Stato non consente l’accesso a tutti come prevede la Costituzione.

Per la mentalità formatasi, esito dell’istruzione inculcata da decenni dai programmi unici ministeriali, la   SCUOLA PUBBLICA è sinonimo  di SCUOLA STATALE!!! La si identifica fisiologicamente. Fisiologicamente avrebbe la salvaguardia intrinseca della libertà individuale, rappresenterebbe la forma privilegiata del rispetto delle libertà individuali. Non si ravvisa la necessità che essa dovrebbe avere caratteri distintivi che la qualifichino per questo compito. Di per sè statale è  GARANZIA, perchè  laico è sinonimo di progresso, liberazione, di libertà. Tutte le realtà sociali che sono la linfa del paese devono confrontarsi e muoversi in questo “status quo” intangibile, in cui i miti risorgimentali della Repubblica fanno da padrone ,  teorema di questa ideologia, che si definisce democratica. Ma dire” democratico” oggi è difficile perchè i mezzi  per spostare il consenso e la percezione della realtà sono molto potenti, il primo è appunto la scuola.

Altra tesi che i sostenitori della scuola pubblica (che pur non avendo una chiara preoccupazione educativa ne sono strenui difensori)   è quella che, di questi tempi, dicono,  si dovrebbe capire al contrario, quanto sarebbe  nefasta una “scuola confessionale” Ma non è affatto vero che la scuola STATALE è NEUTRALE, la scuola statale è una scuola confessionale! Forma una corrente di pensiero, quello “moderno”, cioè quello alla moda, che non fà nulla se non è bene. Ma questo bene ha portato a buttare milioni di propri figli non ancora nati in nome della libertà, ha portato a fare leggi per la dissoluzione della famiglia, ed allora una scuola pubblica che consideri queste cose libertà, non mi dà la possibilità di educare i miei figli, di comunicare un amore al vero, l’incontro con il Mistero che si è fatto carne, senza considerare quel momento nella storia dell’uomo e nella mia storia , perché quel fatto permane, per la mia esperienza personale non c’è vera realizzazione umana. Non si può negare come siamo fatti , qualunque percorso serio di educazione si voglia fare . Questo è un concetto semplice. Che parte semplicemente da ciò che io sono, che il primo dato umano. Ma questo semplice percorso, questo percorso che deriva da questo inevitabile punto di partenza è fatto fuori dalle “decisioni che contano”, dal potere,  dovunque abiti, sopratutto se abita in un palazzo usurpato, dove infatti non si capisce cosa sia il bene comune.

Altra obiezione che si fa contro il riconoscimento  di scuole cattoliche pubbliche è che  la  scuola “confessionale” è pericolosa . A sostegno di questo si argomenta  che  tutti allora avrebbero diritto di aprire, per equità, anche una scuola coranica di tipo “fondamentalista”:

Ma in questo caso,  l’esempio è pretestuoso e non leale:  è ignobile che si paragoni il cattolicesimo con la settarietà di una madrassa islamica!!! La nostra società affonda le radici nel cristianesimo, il nostro stesso Stato, la stessa evoluzione della nostra società, che ci distingue per tolleranza, per rispetto delle minoranze, che salvaguardia i deboli, dei malati, che sostiene  tutti quei valori propri di quello Stato di cui tanto declamano i progressisti ed i paladini della libertà NON ESISTEVA PRIMA DEL CRISTIANESIMO! Questa libertà e prosperità  è stata attinta dalle radici cristiane. E alle radici c’è attaccato l’albero…  Ma ad un certo punto l’albero si è voluto liberare delle radici , e si sà con il tempo così si muore. C’è stato un momento nell storia in cui le scuole cattoliche furono chiuse con DECRETO, è successo quando è nato il RISORGIMENTO che non è solo l’unione territoriale d’Italia, ma una rivoluzione ideologica ad opera di alcuni con un certo concetto di stato illuminista e massonico  sulla tradizione cristiana, vera ricchezza della  maggioranza degli italiani di quel tempo. Dico sempre questo perchè , se non ritorniamo a questo passaggio cruciale nella storia del nostro Paese, non si capisce il presente, condizionato nella nostra coscienza delle cose e della realtà. E questo meriterà , per chi vuole, un apposito lavoro di ricerca. Perchè anche allo  stato attuale, se permane una simile resistenza sulla LIBERA educazione è in atto ancora il travisamento della realtà. Essa è stata operata in molti modi una delle quali è il monopolio sull’educazione con strutturazione e  l’occupazione di tutti i posti dove si forma il pensiero libero, dicendo che tutto si fa per scopi di umanità e di progresso, come l’indomani del Risorgimento.

Questo modo di agire, si chiama in solo modo. si chiama  “potere”, il vessillo del potere è la conquista della NEUTRALITA’ per il bene dell’uomo. Esso è l’arroganza di un visione “ispirata” della realtà, dove l’uomo si vuole libero, cioè libero da ogni condizionamento, la rimozione di ogni “strascico” religioso, di ogni sentimento religioso che deve esistere solo nella sfera strettamente intima e personale. Tanto che se ne può fare a meno nella vita pratica.
La chiesa e le altre realtà sociali in uno stato così concepito hanno spazio solo dove lo stato non arriva. Specialmente e solo nel campo del “volontariato” .

In una scuola così pensata e realizzata ci si disaffeziona su tutto, inglobando tutto nella mente dei ragazzi e non prendersi cura di aiutare a scegliere niente. Come è mai possibile, mi domando, pensare di  formare degli uomini  in una scuola NEUTRALE   , renderli almeno tentativamente  capaci di paragonare la realtà con le proprie esigenze fondamentali?  L’enorme confusione e anarchia che impera nella scuola statale  è palese nei programmi e anche nella prassi usata per assumere gli insegnati: infatti, come può un insegnante essere attinto acriticamente e  casualmente dalle graduatorie, essere così scelto non perchè insegnante, cioè  non perchè coinvolto con la propria umanità, non perchè vive con un’ipotesi positiva,  non perchè rispettoso dei ragazzi e della vita umana, ma perchè ha il punteggio giusto… di qual’è il criterio adeguato invece bisognerebbe dotarsi?

Una scuola così è una scuola pubblica? La scuola pubblica (di tutti) non c’è: c’è invece la scuola statale! Una scuola neutrale e informe , una scuola dove i nostri ragazzi capiscono la realtà in termini di antagonismo e  non approfondo mai la propria umanità, perchè ogni ipotesi sulla vita la scuola la chiama condizionamento, e ogni genuino riconoscimento del vero una settarietà: la neutralità è la parola d’ordine. Nella scuola pubblica avviene il primo e più grande  processo di semplificazione e di  banalizzazione della realtà  (che sarà completato poi dalla TV del pensiero unico, anch’essa statale). Si entra con una domanda e si esce confusi.

Rendere tutti liberi, dare tutte le risposte ma non aiutare nella propria crescita umana, rendere soli, chiamare depressione ogni tentativo di pensare. Basta forse questo  per fare il bene? E’ invece la neutralità che porta alla dissociazione e al distacco di ciò che si vive, al nichilismo e al relativismo . Perchè comunque l’uomo deve dotarsi di un punto di partenza su cui costruire  per crescere sano, e per dare giudizi ci vuole un’apertura alla realtà, ci vogliono legami! Perchè non credere a nulla porta a formare un uomo il cui  giudizio, è formato dalle opinioni e queste se  sono al vertice della ragione umana porta alla paura, all’abisso.
Enon si riesce a stare a lungo di fronte alla’abisso, si arriva inevitabilemente  al rifugio in mille cose, nessuna delle quali dà il senso della vita che si vive, quindi è come vivere una incapaci di affezionarsi, anzi, (avete visto mai gli EMO?). Basta guardare i nostri giovani e rendersene conto.

A quale  RIDUZIONE è stato sottoposto  un uomo per  dire che  il massimo orizzonte nella vita è essere “equi”, “equidistanti”?

La scuola statale italiana non svolge il compito n° 1 la formazione di un giudizio critico, di una autocoscienza perchè semplicemente dice che l’oggetto dell’educazione non è la persona umana , ma  l’idea che si ha di essa. Per formarlo quindi basta il programma scolastico.

Altra obiezione è che la scuola cattolica costa , che è “elitaria” : davvero? Falso: lo STATO paga 7.400 EUR a studente contro 5.000 delle  scuole cattoliche: quale delle due sarebbe allora la scuola “elitaria”?
Possiamo stare qui a parlarne per secoli ma se c’è pregiudizio…sono parole perse!

In un autentico Stato moderno e democratico , per rispettare il motivo per cui esiste,  il suo criterio dovrebbe essere quello dell partecipazione ,  il principio della sussidiarietà. Lo Stato dovrebbe favorire e valorizzare  tutte le potenzialità e le forze positive e originali esistenti della società e non solo numericamente superiori. Altrimenti la nostra società non esisterebbe e si previlegerebbe la mediocrità nel caso quest’ultima rappresentasse per un dato periodo storico ,  la maggioranza.  Ma il concetto di democrazia evidentemente è un altro.

Una scuola pubblica aperta a tutti privilegerebbe una società  CULTURALMENTE pluralistica e si creerebbe una ricchezza per tutti. Mentre una scuola statale come quella che esiste influenza negativamente  tutto, anche l’economia, tant’è che anche la ricerca ISTAT ha rilevato che il problema della crisi attuale “a  tutto campo” è da rilevarsi nel calo di desiderio da parte del popolo italiano.  Ma di fronte a questa esigenza di recuperare questo desiderio e di educare alla bellezza , nonostante le strettoie oggi imposte dai programmi ministeriali ( figli del condizionamento di una diffusa mentalità relativista e scettica), non esiste che il tentativo di alcuni insegnanti cattolici e uomini onesti intellettualmente , che non hanno rinunciato ad educare a sperimentare e riconoscere.

Ma probabilmente di questo dato non se  ne tiene conto. La scuola pubblica come struttura non favorisce queste storie di uomini che tentano di educare, di farsi carico, di facilitare la ragione all’osservazione e all’apertura al reale:   semplicemente è una struttura elefantiaca,  burocratica , autoreferenziale,  assuefatta e incapace di muoversi, che vive per sè stessa.

“Come le pecorelle escon dal chiuso / a una, a due, a tre, e l’altra stanno / timidette atterrando l’occhio e il muso; / e ciò che fa la prima e l’altre fanno, / addossandosi a lei, s’ella s’arresta, / semplici e quete, e lo ‘mperché non sanno… (Dante Alighieri, Purgatorio III, 79-84)

altri link sull’argomento:

* Rinascita, scuola privata e di sinistra. A Milano si può. Dirlo a Serra di Luigi Amicone

* La mia scuola privata, spalancata sul sapere ben più di quella pubblica di Marina Valensise

* La banalità del prof di Roberto Volpi

* Fabbrica del sapere di Matteo Muzio

* gli interventi dei lettori Gli universitari impreparati, i genitori che aprono un asilo e le lezioni di satira anti Cav.

* L’intervista al ministro Mariastella Gelmini

* Perché l’unico modo per costruire una scuola migliore è puntare sull’autonomia

* Banali tentativi di inculcare, nobili dialoghi politici e la scoraggiante pappa dell’egualitarismo

* Pubblica o privata? Nelle storie dei lettori il bipolarismo di fatto del nostro sistema educativo

* Mille volte grazie alla scuola pubblica, l’unica che ho conosciuto e che vorrei difendere

* la preghiera di Camillo Langone

*Scuole statali ma autonome in tutto, gli esempi di Inghilterra e Francia di una parità possibile

* Che ne è degli studenti catanesi che si appellarono alla scuola educatrice

* Per la prof. Mastrocola la scuola non può più essere un centro sociale

* Perché il secchione anomizzato si combatte con creatività e pensiero divergente

* L’ideologia oggi è la mancanza di serietà. Una prof racconta

* L’ultima recita scolastica

* A proposito di scuola pubblica e privata dal blog Cambi di stagione



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