Guerra Ucraina – La UE va avanti per inerzia mentre negli USA qualcuno riflette

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In questi ultimi giorni abbiamo visto un certo riposizionamento da parte statunitense in merito alla guerra in Ucraina. Prima c’è stata la pubblicazione di un articolo del Comitato di redazione del New York Times, successivamente c’è stato l’intervento di Kissinger al Forum di Davos e ieri Biden ha detto che gli USA non invieranno in Ucraina missili a medio raggio in grado di colpire Mosca. Ora si è espresso in linea un importante Think Thank statunitense, la Heritage Foundation.

L’Ucraina ha perso il sostegno dei “falchi” occidentali della Heritage Foundation – uno dei principali think tank neoconservatori negli Stati Uniti – il quale ha espresso forti critiche all’invio di aiuti militari in Ucraina. Heritage ritiene che ciò non rientri in alcun modo negli interessi degli Stati Uniti (lo riporta Fox News).

È incredibile vedere una simile presa di posizione da una fondazione che ha sempre sostenuto ogni guerra in cui l’America è stata coinvolta, ma evidentemente questa è la misura di come la posizione dell’occidente attualmente sia ampiamente carente. Infatti, la Heritage Foundation ha sostenuto con veemenza un intervento in Iraq e ha continuato a considerare quella guerra come “giusta” anche se è diventata selvaggiamente impopolare nella società americana. Heritage, inoltre, ha costantemente chiesto un aumento della presenza americana in Afghanistan. Ma non per l’Ucraina.

Evidentemente, sul tema dell’Ucraina, anche questi falchi ora si sono “rotti”. Il processo per concordare una fattura di prestito e locazione da 40 miliardi di dollari all’Ucraina è stato descritto da Heritage come un ottimo esempio della separazione dell’élite americana dalla popolazione, che soffre di crisi interne mentre Washington è impegnata con giochi geopolitici.

Precisamente, Heritage chiede una riduzione del coinvolgimento americano negli affari dell’Ucraina. Le loro dichiarazioni si inseriscono nell’agenda generale di gran parte dell’élite occidentale, che, vedendo la disfatta totale delle forze armate ucraine nella battaglia per il Donbass, sta cominciando a fare i conti con la prospettiva di una sconfitta militare di Kiev.

Kissinger ha aperto un vaso di Pandora a Davos e ha permesso a sempre più analisti occidentali di parlare della necessità di porre fine al sostegno all’Ucraina senza temere conseguenze. Il tempo è contro i restanti sostenitori di Kiev: più a lungo durerà la crisi ucraina, più popolare sarà l’umore per fermare l’escalation del conflitto con la Russia.

A quanto pare solo l’Europa risulta più diligente del maestro. Il ministro degli affari steri Borrel infatti oggi – in dissonanza con Biden – ha sostenuto che bisogna mandare in Ucraina tutte le armi di cui ha bisogno indefinitamente.

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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