GAZA – Il fallimento del progetto “Territori in cambio di pace” e la situazione attuale in Israele e Gaza: analisi e implicazioni

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Non tutte le analisi effettuate in questi giorni drammatici sembrano cogliere che il nuovo scenario nel Medio Oriente non costituisce “un altro fronte” bensì un’estensione di quello già in corso, proiettando le stesse problematiche che hanno scatenato altri conflitti. Purtroppo, l’attuale confronto tra superpotenze si salderà con questo ulteriore focolaio, formando un fronte più vasto.

In questo contesto, è utile fotografare le caratteristiche di questo nuovo conflitto:

Il fallimento del progetto “Territori in cambio di pace” e la situazione attuale

La recente escalation di violenza tra Israele e Gaza è il risultato di un lungo percorso di fallimenti e tensioni politiche, tra cui il progetto “Territori in cambio di pace”. Inizialmente, la speranza era che il ritiro di Israele da alcune aree occupate potesse portare a una stabile coesistenza e alla pace tra Israele e i suoi vicini. Tuttavia, questo progetto si è rivelato problematico, con l’ascesa di gruppi radicali come Hamas e il mancato raggiungimento di una soluzione a lungo termine per il conflitto israelo-palestinese.

La minaccia di Hezbollah e l’allargamento del conflitto

Mentre l’attenzione del mondo si concentra su Gaza, Hezbollah, l’organizzazione militante libanese sostenuta dall’Iran, ha rivendicato un’azione contro Israele. Anche se al momento non c’è una conferma ufficiale dell’escalation del conflitto, la minaccia di un coinvolgimento di Hezbollah solleva gravi preoccupazioni. Un allargamento del conflitto a tutto il Libano porterebbe a una crisi ancora più devastante nella regione.

Si segnalano alcuni analisti i quali sospettano che i giochi siano già stati decisi, e che le portaerei USA nel Mediterraneo potrebbero indicare una volontà di allargare il conflitto, soprattutto colpendo Libano e Siria.  Da parte sua, la missione permanente della Repubblica islamica presso le Nazioni Unite oggi ha rilasciato una dichiarazione alla pubblicazione russa ‘Ria Novosti” dicendo che le proprie forze armate non entreranno in combattimento se Israele lancia un’operazione di terra nella Striscia di Gaza, a meno che Tel Aviv non attacchi il territorio iraniano. “Le forze armate iraniane non saranno coinvolte a condizione che l’apartheid israeliano non oserà attaccare l’Iran, i suoi interessi e i suoi cittadini. Il fronte della resistenza (palestinese, ndr) può difendersi“, hanno risposto i diplomatici alla domanda di un corrispondente dell’agenzia, se il Paese stia per intervenire nella situazione.

L’attacco diretto di Hezbollah e il conflitto asimmetrico

L’idea di un attacco diretto di Hezbollah su Israele non può essere trascurata. Hezbollah è noto per la sua forza militare e la sua capacità di condurre operazioni di guerriglia altamente sofisticate. Un suo attacco diretto potrebbe portare il conflitto su un altro livello, coinvolgendo più attori regionali e internazionali.

Gaza come il “Vietnam” di Israele

La situazione attuale rappresenta un conflitto asimmetrico tra Israele e Hamas, con Gaza che potrebbe diventare una sorta di “Vietnam” per Israele. La determinazione di Hamas e il sostegno di alcuni paesi arabi aumentano la complessità della situazione. Le operazioni militari in corso in Gaza pongono Israele di fronte a sfide significative, non solo sul campo di battaglia ma anche sul fronte diplomatico.

L’obiettivo iniziale del ritiro da Gaza

L’obiettivo iniziale del ritiro di Israele da Gaza era quello di ottenere la pace in cambio. Tuttavia, la situazione si è deteriorata rapidamente quando Hamas ha preso il controllo di Gaza e ha iniziato a lanciare attacchi su Israele. La presenza di Hamas a Gaza ha ostacolato qualsiasi tentativo di negoziato di pace e ha creato una realtà in cui il conflitto sembra senza fine.

Hamas e gli accordi di normalizzazione

Un obiettivo chiave di Hamas è sabotare gli accordi di normalizzazione tra Israele e alcuni paesi arabi. L’organizzazione ritiene che questi accordi siano un tradimento della causa palestinese e sta cercando di minare questi sviluppi diplomatici.

La preoccupazione per l’arrivo di profughi palestinesi

La recente escalation del conflitto ha sollevato preoccupazioni tra i paesi confinanti con Israele riguardo all’eventuale arrivo di profughi palestinesi. Questi paesi temono che l’aumento dei rifugiati possa destabilizzare le loro stesse comunità e creare ulteriori tensioni nella regione.

La necessità di barricarsi in casa

A causa dell’escalation della violenza, i civili israeliani potrebbero essere costretti a rifugiarsi in casa per garantire la propria protezione dagli attacchi in corso. Questa situazione ha un impatto notevole sulla vita quotidiana e sulla sicurezza delle persone, poiché minaccia la normalità delle attività e la pace nel paese. Inoltre, il conflitto richiede notevoli risorse sia dagli Stati Uniti che dall’Unione Europea per sostenere lo sforzo bellico in corso, mentre l’economia israeliana rischia di subire una significativa paralisi a causa degli eventi bellici in atto.

La complessità della radicalizzazione palestinese

La narrazione sulla radicalizzazione palestinese a causa dell’occupazione israeliana è complessa e controversa. Molti sostengono che la lunga occupazione israeliana abbia contribuito a generare sentimenti di disperazione e rabbia tra i palestinesi, alimentando l’estremismo. Tuttavia, la questione va oltre questa semplice spiegazione, coinvolgendo anche politiche interne palestinesi, divisioni regionali e influenze esterne.

In questo contesto, la situazione attuale richiede con urgenza una soluzione diplomatica e un impegno rinnovato per affrontare le profonde radici del conflitto israelo-palestinese. La pace e la stabilità nella regione necessitano di uno sforzo congiunto da parte di tutte le parti coinvolte e un forte impegno internazionale per trovare una soluzione sostenibile a questo lungo conflitto.

Tuttavia, va notato che questa stessa linea di faglia potrebbe essere sfruttata da attori coinvolti in altre dispute globali, come il confronto tra Stati Uniti e Cina o creare rivalità tra Russia e i paesi BRICS. Questo potrebbe ostacolare gli sforzi per consolidare i BRICS e sviluppare un nuovo sistema multipolare.

La complessità del conflitto israelo-palestinese richiede un approccio multilaterale e un impegno costante da parte della comunità internazionale per raggiungere una pace duratura nella regione, mentre contemporaneamente occorre considerare l’interconnessione dei conflitti globali e le implicazioni che questi hanno sulla situazione mediorientale.

 

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correlato, per un ulteriore approfondimento delle interconnessioni internazionali:

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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