La guerra di Siria è stata favorita da un pensiero ambiguo diffuso anche tra i cristiani

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I cristiani occidentali guardano con occhio critico al ‘regime’ siriano anche se questo rappresenta l’unico solido baluardo contro l’islamismo radicale.

di Patrizio Ricci

E’ stupefacente che proprio i più fervidi sostenitori dell’islam moderato siano nello stesso tempo i nemici più acerrimi di Assad. Essi vogliono rimuovere la condizione politica che ha reso possibile quel dialogo. E’ chiaro che auspicare l’abbattimento del governo laico siriano e nello stesso tempo dire di credere nel ‘dialogo’ con l’islam moderato è una contraddizione in termini. Il dialogo con l’islam si fonda sulla permanenza storica dei cristiani arabi in terra d’oriente; la condivisione quotidiana del bisogno e la reciproca conoscenza con i musulmani non può essere sostituita certo dai convegni interreligiosi o dagli studi teologici a tema.

[su_panel]L’unica possibilità di sopravvivenza per i cristiani e per l’Islam moderato è la permanenza dello stato laico, uno stato che necessariamente deve essere forte per non cedere al settarismo salafita. Scegliere per il ‘regime siriano’ non è optare vigliaccamente per il ‘male minore’ ma per un valore.

La Siria è terra di esodo, in essa convivono più di 20 tra gruppi etnici e religiosi che sono considerati e giudicati non per la propria appartenenza alle minoranze o a fedi diverse ma in quando cittadini: è questo il valore da preservare. In questo modo, i passi compiuti dalle varie realtà, diventano patrimonio di tutti i siriani.[/su_panel]

Perciò, è sulla pace che va posta la propria speranza, non sulle rivoluzioni armate o sulle utopie. Lo stato siriano è uno stato giovane, può essere riformato ed è suscettibile di miglioramenti; il passo positivo delle riforme che la gente si aspettava è stato già fatto pochi mesi dopo l’inizio della rivolta. Però la rivolta è continuata ugualmente perché alimentata dall’esterno. Paradossalmente, tra i principali sostenitori esterni della sovversione c’è l’Arabia Saudita, i cui cittadini attendono ancora una costituzione come un miraggio.

”Dipinte in queste rive / Son dell’umana gente / Le magnifiche sorti e progressive … / secol superbo e sciocco” direbbe il Leopardi. Un frutto storico continuamente testimoniato dai nostri fratelli cristiani viene oggi giudicato irrilevante, mentre la ‘rivoluzione’ sospinta ed alimentata ad arte dall’occidente e dai suoi alleati arabi è pura utopia e teorizzazione mentale: sono le ‘le magnifiche sorti progressive”. Vana è stata l’esperienza della guerra di Iraq. Già prima che arrivasse l’ISIS la distruzione dello stato laico aveva significato l’esodo delle comunità cristiane nella enclave della piana di Ninive.

malula soldato che piange sulla madonna
Malula soldato che piange sulla Madonna

Ora, essendo ormai chiaro che senza le comunità cristiane d’oriente questo dialogo tra la cristianità e l’Islam non sarà più possibile, è paradossale che esse stiano sparendo in nome dei più fervidi ‘sostenitori dei diritti’ e del dialogo. Con questa malattia originale, con questa incapacità di fondo a pensare guardando il reale, è impossibile iniziare proficuamente alcun positivo. In definitiva, per poter ragionare in questi termini è necessario prima aver sostituito l’esperienza con un concetto, un’idea.

Ammettere di aver sbagliato, rinunciare, girare i tacchi e andare via sarebbe la cosa più opportuna. Purtroppo forte della propria pretesa superiorità morale questa opzione non è ammissibile per il pensiero ‘moderno’ e non lo è nemmeno per un certo pensiero cattolico, prevalente in occidente.

[su_panel]I cristiani occidentali guardano con occhio critico al ‘regime’ siriano anche se questo rappresenta l’unico solido baluardo contro l’islamismo radicale. Questo significa che i cattolici occidentali giudicano la libertà religiosa meno importante della propria idea di democrazia; si direbbe che la maggior parte di essi considerino la persecuzione religiosa dei loro fratelli come prezzo accettabile da pagare. Come afflitti da una sorta di fatalismo rimangono pensosi ad un bivio, immobili. Pur di non scegliere le opzioni politiche disponibili, hanno a lungo sperato in un intervento militare occidentale, come abbiamo già visto disastrosamente in Libia. Scandalizzati dall’esperienza hanno scelto ancora una volta la teorizzazione, i pii propositi, il buonismo, il mandare gli aiuti, il curare la piaga più che la malattia. A quanto pare, poco vale la ben precisa percezione della realtà ed il giudizio della maggior parte dei siriani.

La linea seguita dai media cattolici rispecchia questa evanescenza che non si può più ingenuamente vedere come ‘una svista‘. Essa rispecchia fedelmente il pensiero prevalente tra il popolo cristiano occidentale che all’esperienza ha scelto la teorizzazione e l’emotività. Questa posizione, si concentra sopratutto sulle sofferenze dei cristiani, ma sposa il giudizio ed il gergo dei nemici della cristianità rappresentato dagli pseudo-organismi come l’Osservatorio siriano per i diritti umani o gli esponenti dei ‘Fratelli Musulmani’, diretta espressione dei takfiri.

A tutti i costi questi liberi pensatori (liberi anche della cattolicità), affetti da una assoluta fiducia nella forza economica e militare delle società occidentali, vogliono cambiare la Siria secondo il proprio modello emotivo e ideologico. Così facendo la condurranno verso l’abisso, è sarà detto fine alla presenza cristiana in Medioriente. Finirà la cristianità? No, ma si sarà detto no alla storicità della fede.[/su_panel]

jobar
Quartiere Jobar – Damasco

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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