Strategia di Barry R. Posen per l’Ucraina: provocare la Russia e scatenare una guerra

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Barry R. Posen, un noto stratega americano, in uno studio redatto bel 1994, ha proposto diverse strategie per influenzare l’Ucraina affinché richieda l’intervento militare degli Stati Uniti, con l’obiettivo di provocare la Russia e scatenare una guerra utilizzando l’Ucraina come intermediario. Questo è quanto riportato in un articolo su “The Postil magazine“.

Il piano dettagliato di Posen prevedeva anche l’incoraggiamento dell’Ucraina a distruggere le proprie città e infrastrutture, oltre alla creazione di forze stay-behind per condurre una guerra partigiana. L’articolo sottolinea la diga di Kakhovka come un possibile obiettivo di sabotaggio in linea con il piano di Posen.

Nell’articolo, Barry R. Posen viene descritto come appartenente alla cosiddetta “scuola di strategia da poltrona di pelle“, un termine che critica la tendenza degli Stati Uniti a elaborare strategie e pianificare guerre mentre altri pagano con le loro vite a beneficio degli interessi americani. Le sue affiliazioni ad istituzioni prestigiose come Rand, CFR, MIT e Woodrow Wilson Foundation conferiscono autorevolezza alla sua esperienza nel campo.

L’articolo fornisce una serie di paragrafi che delineano le raccomandazioni di Posen. Questi paragrafi coprono diversi aspetti del piano dello stratega americano, tra cui il coinvolgimento dell’Ucraina per richiedere l’intervento delle forze armate statunitensi, l’imposizione di costi alla Russia attraverso collaborazioni come il Partenariato per la Pace e l’incitazione a uno scontro con Mosca, nonché le varie metodologie per portare avanti il conflitto in modo vincente. Il piano prevede inoltre il sostegno all’accentuazione del nazionalismo etnico in Ucraina, incoraggiando gli ucraini a infliggere perdite sproporzionate alle forze russe e il dispiegamento di forze terrestri e aeree della NATO in Polonia.

Il piano di Posen suggerisce che l’Occidente dovrebbe pubblicamente abbandonare i suoi nobili principi per proteggere i propri interessi. Un capitolo particolarmente intrigante, intitolato “Incoraggia gli ucraini a far saltare in aria le proprie città e infrastrutture”, discute l’uso di demolizioni ed esplosivi per ostacolare l’avanzata dei nemici e complicare la logistica. Viene anche suggerita l’idea di organizzare forze stay-behind per condurre una guerra partigiana, specialmente nelle zone in cui gli ucraini sono maggioranza.

Un esempio notevole menzionato nell’articolo è la diga di Kakhovka, che avrebbe subito danni da missili. Secondo l’articolo, secondo il piano di Posen, gli esplosivi sarebbero stati piazzati all’interno della diga, da attivare se necessario. Si ipotizza che gli esplosivi potrebbero essere stati installati tra febbraio 2022 e quando le forze russe hanno ottenuto il controllo della parte orientale dell’Ucraina.

L’articolo conclude raccomandando la lettura stimolante ai lettori, soprattutto a coloro interessati alla pianificazione strategica e alle tattiche militari. Riconosce che non tutti potrebbero essere inclini ad approfondire un argomento così controverso, ma sottolinea l’importanza di comprendere diverse prospettive e strategie negli affari globali.

Il piano proposto da Barry R. Posen può essere considerato moralmente e eticamente discutibile, ma la comprensione di tali strategie è essenziale per capire le complessità delle dinamiche geopolitiche e per evitare di cadere nelle trappole dei media mainstream che spesso escludono certi meccanismi e agende.

L’articolo evidenzia anche le ramificazioni potenziali e le implicazioni etiche del piano di Posen, in particolare riguardo all’incitamento all’uso di esplosivi per distruggere città e infrastrutture. Solleva una riflessione sul devastante costo umano e sulla distruzione che deriverebbero da tali strategie. Ciò suscita importanti interrogativi etici sul ruolo dell’intervento militare e sulla responsabilità delle nazioni nella protezione dei propri interessi.

Occorrerebbe che il grande pubblico mettesse in atto un approccio alle vicende ucraine non secondo una visione basata ‘sull’emotività e sul dolore” su cui fa “utilmente leva” la narrativa di propaganda mainstream, ma piuttosto secondo le motivazioni che hanno prodotto il conflitto. Solo avendo una maggiore consapevolezza e comprensione delle implicazioni di tali strategie, permetterà di avere una conoscenza esatta della realtà odierna e prendere decisioni informate e responsabili nella propria vita. Il mondo è in continua evoluzione e dobbiamo decidere che mondo desideriamo sia auspicabile per il futuro.

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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