Il governo italiano non vuol far ripartire il paese ma probabilmente tutti avremo un monopattino

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L’emergenza nella maggior parte delle regioni italiane è finita (vedi qui), ma un ritorno alla normalità non è in vista. 

Come vedete l’epidemia in Italia è di fatto quasi azzerata, permane ad un certo livello solo in Lombardia, Piemonte e Liguria. Tuttavia la prospettiva è che per tutta l’estate rimarranno misure di contenimento, anche nel caso l’incremento del contagio diventi dappertutto pari a zero.

E’ evidente che la road map istituzionale è incongruente. Lo abbiamo visto tutti: nella ‘Fase 2’ , la task force di Conte (diretta da Londra) ha ‘concesso’ di riaprire bar e ristoratori, ma subito ha sguinzagliato la forza pubblica per evitare gli assembramenti (dei giovani che meno sono soggetti ad ammalarsi).

Renderci cittadini virtuosi nel distanziamento sociale

La parola d’ordine è ‘distanziamento sociale’. All’uopo, lo stato – tra polizia, carabinieri, finanza e polizia municipale,  – ha messo in campo una forza d’urto mai vista prima.

La sorveglianza (e la pressione) sugli onesti cittadini è superiore a quella esercitata su spacciatori e microcriminalità. Ormai, dopo un certo orario la sera, basta sedersi in un bar del centro per vedersi identificato con la forza pubblica che chiede i documenti e redarguisce, allontana o sanziona. Ma non basta:  è notizia di questi giorni che saranno assunti 60.000 volontari che dovranno controllare che le persone  non si avvicino troppo tra di loro.

In questi ultimi tempi si è evidenziato che si sono fatti gravi errori in campo sanitario ed è emerso che certe scelte seguono interessi che esulano dal perseguire il bene comune. In tal senso, è preoccupante che alcuni ricercatori – che hanno dissentito pubblicamente dal filone informativo corrente – sono stati zittiti e delegittimati. Persino il dott De Donno ed il suo staff che con la cura del plasma – che ha avuto il 100% di successi – è stato zittito e contro di lui è partita una campagna di discredito a solo vantaggio delle Big Pharma.

Facilitare le agende europeiste e mondialiste

L’impressione è che accanto al pericolo reale si vada introducendo qualcosa di estraneo. Sono entrati in gioco potentati che vedono il momento attuale come propizio per dar vita a esperimenti sociali che hanno come obiettivo scopi terzi, rispetto a quello sanitario e di tutela della comunità. Non c’è nulla di ‘misterioso’ in tutto questo, sono le linee guida di enti sovranazionali come Onu, OMS e delle grandi fondazioni ‘filantropiche’ inserite in esse.

Tutto questo può sembrare lontano dal nostro orizzonte, ma le decisioni politiche qui in Italia sono in sintonia. Perciò la ricetta è quella di estremizzare la crisi economica   – e che si continui ad impaurire – in modo che si crei un’emergenza nell’emergenza, questa volta immotivata, ma sospinta dalle istituzioni.

Ciò vuol dire che il prolungamento di certe misure (programmate sin da adesso anche da settembre in poi) -,  produrrà effetti nefasti in campo economico. Sin da adesso a soffrirne sono specialmente le piccole aziende (che costituiscono la principale realtà imprenditoriale del nostro paese). Queste ultime, le piccole realtà imprenditoriali, sono ciò che l’Unione Europea ‘non digerisce’, perché sono al di fuori dell’interesse delle grandi aziende e delle multinazionali. Secondo certi interessi predatori, le  piccole aziende italiane devono chiudere affinché il vuoto lasciato nel mercato sia riempito da realtà più grandi.

[su_spacer]Ma qual’è lo scopo di questo modus operandi che potremmo definire, masochista? E’ molto semplice, lo scopo è quello di far in modo che il nostro paese si leghi in maniera indissolubile alla bombola d’ossigeno europea. Nell’ottica di legare il nostro destino all’Unione Europea, il governo italiano sta usando il coronavirus per creare ad arte una situazione di emergenza che metta in ginocchio il paese fino a che diventi del tutto dipendente dagli aiuti europei ed alla ricetta di salvataggio.

Preparare la soluzione finale

La ripartenza ci deve essere ma questa deve essere fatta ”in un certo modo”:  deve essere ceduta un’altra fetta di sovranità a vantaggio della ‘integrazione europea’, laddove per ‘integrazione’ avremmo dovuto ormai capire cosa questo significhi.  Se il progetto sarà portato a termine, la troika europea vigilerà affinché nel nostro paese, le riforme siano fatte nel senso voluto da Germania e paesi del nord, ovvero per permettere a questi paesi di uscire dalla crisi del coronavirus e dalla recessione mondiale a detrimento dei paesi più europei più deboli.

Tutto questo che vi sto dicendo, non è frutto di un’analisi: è cronaca. In un primo tempo abbiamo visto una vasta campagna disinformativa che ha insistito affinché  l’Italia chiedesse il MES. Lo scopo era solamente quello di portare la troika (BCE, Commissione Europea e FMI)  in casa. Essa avrebbe dato vita ad una stagione di  privatizzazioni e tagli che avrebbe portato alla svendita totale delle ultime grandi aziende italiane. Tuttavia il progetto è stato bocciato perché nessun paese europeo (eccetto Cipro), ha accettato il proprio suicidio. Adesso è la volta del Recovery Fund.

Anche in questo caso la disinformazione la fa da padrona, ma alla luce del fallimento precedente del MES, le forze europeiste si sono fatte più scaltre.

Per far approvare uno strumento che probabilmente – nella sua natura di prestito – sarà solo il rebranding del MES,  si insiste che saranno concesse somme ingenti e a fondo perduto. Ciò è del tutto falso ma i media italiani ed il governo insistono, nonostante nei documenti ufficiali è stato chiarito che il Revovery Fund è un prestito che andrà rimborsato con obbligo di riforme e controllo della Commissione Europea.

Inoltre – cosa non meno importante –  il Recovery Fund verrà concesso troppo tardi. Questo ha la sua ragion d’essere: lo scopo – come per il MES – è fornire u po’ d’aiuto ma in maniera insufficiente, tardiva e condizionata. In questo modo con il crollo dell’Italia si salveranno indirettamente Francia e Germania che potranno lucrare con acquisizioni a buon prezzo. Infine, giacché per la massima parte il Recovery Fund sarà costituito da prestiti da rimborsare in euro, ciò impedirà di uscire dall’euro, qualora maturasse la volontà politica di farlo.

Ovviamente parlare di uscita dall’Euro in Italia equivale ad essere tacciati per pazzi. Ci si può spingere a criticare ma bisogna preliminarmente chiarire che non si intende uscire dall’euro. Altrimenti non si ha diritto di parola: l’opinione pubblica è del tutto disinformata in tal senso.

Panem et circenses (soprattutto circenses)

C’è un lavoro immane da fare per rendere cosciente l’opinione pubblica di quanto sta effettivamente succedendo ma l’indice di gradimento di Conte nei sondaggi evidenzia chiaramente il grande lavoro di addomesticamento mediatico effettuato sugli italiani.

In altri paesi europei a quanto pare non è così, a cominciare dalla Spagna dove a Barcellona ed a Madrid la gente ha manifestato per quella che chiama una ‘dittatura sanitaria’. Qui abbiamo task force sanitarie, democrazia sospesa, diritto di istruzione che va a farsi friggere, gravi ingerenze sulla libertà di culto, censura informativa, obbligo di vaccini e quant’altro ma “tutto andrà bene” e probabilmente tutti avremo un monopattino.

patrizioricci by @vietatoparlare

 

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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