Gaza: il veto degli USA per il cessate il fuoco segna la fine di ogni apparenza di superiorità morale

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Questo Natale si tinge di ombre generate da conflitti inutili, che non fanno altro che mettere in luce la crudeltà e la malafede umana. In un periodo in cui tante persone soffrono e vivono in condizioni difficili, tali azioni appaiono ancora più spietate. Questo non è il mondo accogliente e solidale che dovrebbe prendersi cura dei propri fratelli, uniti dallo stesso destino.

Il giorno 12 ci è giunta un’ulteriore notizia, una che non può fare a meno di addolorare i nostri cuori, mostrando un comportamento guidato da un freddo calcolo. In un contesto dove la via della giustizia e della carità dovrebbe essere evidente e incontestabile, assistiamo invece a decisioni che si allontanano da questi principi fondamentali.

Gli USA hanno posto il veto per il cessate il fuoco a Gaza

Gli Stati Uniti hanno posto il veto su una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un cessate il fuoco a Gaza. Questa mossa non solo ha evidenziato le crescenti fratture tra Washington e alcuni dei suoi alleati più stretti, ma ha anche sollevato domande sulle implicazioni più ampie per la diplomazia internazionale e il conflitto in corso per cacciare i palestinesi  ed eliminare definitivamente il problema.

Il Voto del Consiglio di Sicurezza:

Il voto nel consiglio di 15 membri è stato notevolmente squilibrato, con 13 a favore e solo gli Stati Uniti contrari, mentre il Regno Unito si è astenuto. Questa posizione isolata degli Stati Uniti è stata percepita come una significativa divergenza dai suoi tradizionali alleati. Paesi come Francia e Giappone, che hanno sostenuto l’appello per un cessate il fuoco, hanno espresso le loro preoccupazioni per la continua violenza a Gaza.

Reazioni e Dichiarazioni Internazionali:

Il vice ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed Abushaha, ha sollevato una questione profonda dopo il voto, interrogandosi sul tipo di messaggio che viene trasmesso ai palestinesi e ai civili coinvolti in conflitti simili in tutto il mondo. Dall’altra parte, il vice ambasciatore degli Stati Uniti, Robert Wood, ha difeso il veto, descrivendo la risoluzione come “parziale” e rimproverando il consiglio per non aver condannato gli attacchi di Hamas contro Israele. Ha argomentato che un cessate il fuoco avrebbe semplicemente aperto la strada a futuri conflitti.

Tuttavia, la posizione del rappresentante statunitense può essere vista come fuorviante, poiché, nonostante la realtà degli attacchi di Hamas e l’esistente ostilità nella società palestinese verso gli israeliani, la pretesa superiorità morale israeliana e il rispetto del diritto umanitario non dovrebbero essere perseguiti in questo modo. Questa situazione sembra riflettere una logica di “occhio per occhio, dente per dente”, con Israele che,  supera i limiti della moderazione fino ad arrivare ai crimini di guerra.

Il Voto dell’Assemblea Generale:

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dove nessun singolo membro ha il potere di veto, ha votato in modo schiacciante per chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza. Questo voto, sebbene meno potente di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, ha rappresentato una chiara riprovazione della posizione degli Stati Uniti. Una maggioranza di 153 nazioni ha sostenuto la risoluzione per il cessate il fuoco, con un notevole sostegno dal Canada, che, in una dichiarazione congiunta con Australia e Nuova Zelanda, ha chiamato a “sforzi internazionali urgenti verso un cessate il fuoco sostenibile.”

La Posizione delle Varie Nazioni:

I paesi che si sono allineati con gli Stati Uniti e Israele nel rifiutare la risoluzione per il cessate il fuoco includono Austria, Repubblica Ceca, Guatemala, Liberia, Micronesia, Paraguay, Papua Nuova Guinea e Nauru. Nel frattempo, nazioni come Gran Bretagna, Ungheria, Sudan del Sud e Germania si sono astenute, indicando un potenziale cambiamento nelle loro posizioni.

La Prospettiva di Hamas:

Izzat Al-Rishq, membro del Politburo di Hamas, ha esortato la comunità internazionale a mantenere la pressione su Israele e a rispettare la decisione dell’ONU. Questa risposta sottolinea le dinamiche complesse in gioco e le sfide nel raggiungere un consenso sul conflitto.

Considerazioni Strategiche e Tattiche di Israele:

Secondo recenti rapporti, inclusa un’analisi del Wall Street Journal, Israele ha intrapreso l’azione di allagare i tunnel sotto Gaza. Questa strategia, che mira alla distruzione dei tunnel considerati cruciali nel conflitto, si scontra con la crescente pressione internazionale per un cessate il fuoco, ponendo Israele in una situazione delicata e controversa. Tuttavia, è importante sottolineare che esistono limiti etici e legali nelle operazioni militari. L’efficacia di tattiche come il demolire edifici, anche in presenza di figure di Hamas, deve essere bilanciata con la necessità di proteggere la vita dei civili e rispettare il diritto internazionale umanitario. Queste azioni, se non attentamente valutate e proporzionate, possono rappresentare il crollo di tutto ciò che l’occidente ha costruito finora in termini di diritto,  questioni morali e legali su cui ha preteso fondare la propria diversità.

Con gli Stati Uniti sempre più isolati nel loro sostegno alle azioni militari di Israele e la crescente richiesta di un cessate il fuoco, la situazione rimane fluida e complessa e la risoluzione a lungo termine del conflitto e il raggiungimento di una pace duratura rimangono molto incerti.

 

Chiesa della Certosa di San Martino. (1859)” by Giuseppe Guida is licensed under CC BY-SA 4.0
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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