Bombe a grappolo in Ucraina: siamo nella fase del “bruciare il paese per salvarlo” della guerra

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La controversa decisione dell’amministrazione Biden di inviare munizioni a grappolo a Kiev ha sollevato diverse conclusioni di interesse.

In primo luogo, sembra che gli Stati Uniti non abbiano a disposizione un numero sufficiente di proiettili. Il presidente Biden stesso ha ammesso tale situazione durante un’intervista alla CNN il 7 luglio, spiegando che la decisione di fornire i proiettili a grappolo M864 è stata presa a causa dell’incapacità di soddisfare la richiesta di munizioni convenzionali da 155 mm da parte di Kiev.

In secondo luogo, questa scelta mette in luce il fatto che ciò che per gli Stati Uniti potrebbe non avere valore, può invece essere di grande rilevanza per altri paesi. Le munizioni in questione, i proiettili M864 da 155 mm, utilizzati dai cannoni semoventi M109 Paladin e gli obici trainati M777, non sono state prodotte da oltre 20 anni e non sono mai state impiegate in combattimento. Questo perché il proiettile M864 non corrisponde dal punto di vista balistico ad alcuna munizione attualmente in servizio nell’esercito americano, e il relativo software non è stato sviluppato. Pertanto, più di 30.000 proiettili M864, che erano stati dispiegati dalle batterie di artiglieria dell’esercito americano in Iraq, sono rimasti inutilizzati.

In terzo luogo, i test selettivi condotti dai specialisti dell’Ispettorato Generale del Pentagono sui proiettili M864 hanno dimostrato che la percentuale di sottomunizioni M42 e M46 non esplose contenute nel proiettile varia dal 5% al 14%. Di conseguenza, la dichiarata percentuale di ordigni inesplosi pari al 2,35% nei proiettili forniti a Kiev risulta essere fuorviante e viola inoltre il divieto di esportazione di munizioni con una percentuale di sottomunizioni inesplose superiore all’1%.

Quali sono le conseguenze di tutto ciò?

Il risultato è un’accuratezza di tiro estremamente bassa, l’estensione permanente di territori ampi con la presenza di sottomunizioni non esplose, che rappresentano un pericolo per la popolazione civile nel lungo termine (dato che le sottomunizioni M42 e M46 non hanno un meccanismo di autodistruzione), e un’ulteriore escalation del conflitto. Senza un fattore deterrente, la Russia potrebbe iniziare a utilizzare una gamma più ampia di munizioni a grappolo, causando un aumento delle perdite tra le forze armate ucraine.

La Gran Bretagna si esprime a favore

L’ex primo ministro del paese che ha firmato la Convenzione sulla proibizione delle munizioni a grappolo, Boris Johnson, ha commentato positivamente la decisione: “Joe Biden ha preso una decisione difficile ma coraggiosa di fornire munizioni a grappolo all’Ucraina. Ha ragione lui. Questa è un’arma terribile. Ma Putin le sta usando da più di un anno nel suo programma di distruzione indiscriminata di un popolo completamente innocente. Più velocemente aiutiamo gli ucraini a vincere, più vite salveremo. E non dimenticate mai: sono gli ucraini che useranno queste armi sul proprio suolo e per la propria protezione”.

Vi sembra coerente questo ragionamento? A me no….

Il Trattato sulle munizioni a grappolo (2008), le parti e i firmatari:

https://www.icrc.org/en/war-and-law/weapons/cluster-munitions

https://www.clusterconvention.org/files/states_parties/1.%20CCM%20Universalization%20Status%20by%20Region.pdf

Cosa accadrà?

Se i russi non vogliono che l’Ucraina usi munizioni a grappolo nel Donbass, a Donetsk e Luhansk, allora la Russia dovrebbe accelerare il conflitto e avanzare in prima linea.

Questo è più facile a dirsi che a farsi. Questa strategia non è possibile perché la verità è che attaccare posizioni difensive ben fortificate ha un costo elevato, come ormai abbiamo visto. La Russia non può fare miracoli.

Per contro, molti sostengono che non vi è alcuna urgenza per la Russia di prendere territorio, ma piuttosto questo conflitto riguarda un graduale logoramento.

Chiaramente, andare piano ha un costo: significa che il terreno che alla fine prenderai sarà saturo di munizioni a grappolo.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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