Biden, prima invita Putin alla distensione, poi commina sanzioni contro la Russia e dichiara stato di emergenza nazionale …

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Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden – subito dopo aver esortato Putin alla distensione ed averlo invitato ad incontrarsi – ha introdotto nuove pesanti sanzioni contro la Russia.

L‘annuncio delle sanzioni è stato pubblicato oggi 15 aprile ed è già visionabile sul sito della Casa Bianca. Il provvedimento colpisce aziende, funzionari governativi, imprenditori e comprende anche restrizioni finanziarie contro il debito nazionale russo, il che ha subito comportato una istantanea svalutazione del rublo.

L’amministrazione USA come motivazione delle sanzioni ha raccattato tutto il fango e le faziosità che i media USA avevano buttato su Trump per sostenere la propaganda presidenziale di Biden.

Tra le sanzioni troviamo l’accusa venuta alla ribalta per mezzo del New York Times a giugno dell’anno scorso – in piena campagna elettorale presidenziale – che la Russia avrebbe pagato i talebani afghani per ammazzare soldati USA.

Su questa vicenda, si era già espresso negativamente il presidente Trump e successivamente il capo del Pentagono Mark Esper , che aveva detto  “Al momento, il Pentagono non ha dati a sostegno delle accuse di azioni dolose da parte delle truppe russe contro le forze statunitensi in Afghanistan”.

Dai successivi approfondimenti investigativi nulla era emerso, la Russia aveva giudicato l’articolo del New York Times ridicolo e gli stessi talebani avevano negato la circostanza.
Quindi le sanzioni sono comminate ma le prove come sempre non sono presentate.

SANZIONI COME ASSEDI MEDIOEVALI AI POPOLI

Altre sanzioni  colpiscono imprenditori  e personalità politiche della Crimea. Viene sanzionata l’azienda che ha realizzato il ponte di Crimea sullo stretto di Kerc.
Questa è la misura della natura delle sanzioni: laddove si sanziona un ponte che non dovrebbe offendere gli Stati Uniti, ma che migliora la vita delle persone.

Nel mirino anche anche gli ‘hacking’ russi  e ‘ingerenza nelle elezioni del 2020’.

Sull’interferenza  russa nelle elezioni americane zero prove.  Se ricordiamo sul tema, l’ inchiesta del procuratore Robert Muller per analoghe accuse, dopo due anni di indagini non aveva trovato alcuna collusione tra Trump e il Cremlino. Ma il discredito verso Trump era stato servito. Ora si ripresentano accuse che ipotizzano la reiterazione di comportamenti mai messi in atto.

Sono noti invece i brogli elettorali nelle ultime elezioni USA e le manipolazioni dei media (vedi qui) – a prescindere che siano stati determinanti o meno sul risultato – ci vuole una buona dose di impudenza per parlare di interferenza della Russia nelle elezioni americane.

IL BUE DICE CORNUTO ALL’ASINO…

Si direbbe comunque che ‘il bue dice cornuto all’asino’. Gli Stati Uniti intervengono costantemente per influenzare elezioni di stato sovrani e promuovono regime change in tutto il mondo. Tutti lo sanno, ma nessuno può accusare gli Stati Unit con una minima speranza di credito, perchè gli USA si avvalgono del predominio del commercio, sul dollaro come valuta di scambio internazionale e sul predominio sui meccanismi interbancari. Quindi inutili sono le obiezioni, “Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare”.

Vengono inoltre espulsi 10 funzionari russi delle ambasciate negli Stati Uniti che sarebbero membri dell’intelligence russa. Sorvolando su questa ultima accusa , ove è noto che gli USA hanno spiato 120 paesi ed anche gli alleati (inclusi Italia e Vaticano), e considerando che  tutte le ambasciate spiano, aspettiamoci l’espulsione a breve di almeno 10 spie USA dalla Russia.

Quindi, il dialogo che Washington auspica con Mosca è incoerente e inattendibile: ad ogni affermazione gli USA si comportano differentemente, ogni dichiarazione può essere successivamente smentita, ogni promessa non mantenuta. Gli Stati Uniti non sentono alcuna esigenza di mantenere la parola data, perchè gli USA agiscono secondo i propri interessi. Quindi non esiste rapporto con terzi, anche con gli alleati, se non per interessi.

BIDEN CHIEDE LO STATO DI EMERGENZA

Ma le sanzioni  non erano abbastanza. Joe Biden ha annunciato l’introduzione di uno stato di emergenza a livello nazionale negli Stati Uniti in connessione con la “minaccia straordinaria” rappresentata dalle attività esterne esterne del governo russo. Lo afferma una lettera al Congresso Usa, che integra il decreto delle sanzioni “in connessione con specifiche attività esterne dannose del governo russo”, Biden ha proclamato l’emergenza nazionale in relazione alle presunte ‘attività malevoli condotte dalla Federazione russa ai danni dell’economia, della politica estera e della sicurezza nazionale degli Stati Uniti’.

REAZIONE DELLA RUSSIA

La reazione della Russia alle sanzioni: “A un comportamento così aggressivo sicuramente reagiremo con forza. La risposta alle sanzioni sarà inevitabile “.

La portavoce del ministero degli esteri Maria Zakharova ha dichiarato che dopo le nuove sanzioni, il ministero degli Esteri russo convocherà l’ambasciatore degli Stati Uniti e il colloquio sarà difficile:

“Abbiamo ripetutamente messo in guardia gli Stati Uniti sulle conseguenze dei loro passi ostili, che aumentano pericolosamente il grado di confronto tra i nostri paesi. Ciò non soddisfa gli interessi dei popoli delle due principali potenze nucleari, che hanno (intendo i paesi) responsabilità storica.
Joe Biden ha espresso interesse per la normalizzazione delle relazioni russo- americane, ma le azioni della sua amministrazione indicano il contrario. Gli Stati Uniti non sono pronti a sopportare la realtà oggettiva di un mondo multipolare che esclude l’egemonia americana, facendo affidamento sulla pressione delle sanzioni e sull’ingerenza nei nostri affari interni.

Washington deve rendersi conto che dovrà pagare il prezzo per il degrado delle relazioni bilaterali. La responsabilità di ciò che sta accadendo ricade interamente sugli Stati Uniti”

CONCLUSIONE

La telefonata di Biden sembrava aprire alla distensione. Ma le azioni correnti di Washington sono gravissime, non rispecchiano l’invito alla de-escalation e quindi la proposta di un incontro tra i due presidenti in un paese terzo neutrale, non si svolgerà con grandi aspettative, all’insegna della distensione e in un clima di fiducia.

Del resto, gli Stati Uniti hanno ribadito più volte che agiscono per il proprio interesse. E l’interesse nazionale degli Stati Uniti ha al primo al primo posto nuocere alla Russia, questo per giustificare il proprio mastodontico apparato industriale militare e il mantenimento dello status quo. Ovviamente nominare un falso nemico comporta la tensione internazionale e con la tensione internazionale sono assicurate le spese militari,  la vendita di armi, l’influenza  e la politica globale di contrapposizione.

Mosca ora fa sapere che “non è possibile organizzare un incontro Putin – Biden nelle prossime settimane”. Probabilmente l’incontro si farà lo stesso. Ma raramente dal dopoguerra ci si è trovati in una situazione così e le possibilità di intesa anche minima, si restringono.
Siamo andati troppo oltre. Il mondo sembra dissociato dalla realtà. Il debito pubblico italiano a febbraio ha superato i 2.400 miliardi di euro, e qui si parla solo di vaccino. Ci affacciamo ad una nuova stagione di paura e di male.

Gli uomini devono dare un senso alla loro vita e costruire. La certezza del bene c’è, ma come riportare il senso della vita e il nostro vero interesse al cospetto di chi pretende di sostituirlo con il fumo?

patrizioricci by @vietatoparlare

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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