Zero Hedge: Negli Stati Uniti È in Corso una “Rivoluzione Colorata”

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Zero Hedge riporta un articolo di The Saker, un  blog di un analista militare americano di alto livello, tradotto da volontari in molte lingue e molto seguito soprattutto durante la crisi in Ucraina, in cui si commentano le proteste anti-Trump  in corso negli USA come una  grottesca riedizione  delle rivoluzioni colorate, questa volta in casa propria, contro le proprie istituzioni e contro il popolo americano.  L’autore si augura che il Presidente eletto possa rendersi pienamente conto del rischio che corre, di essere rovesciato, e riesca a contrattaccare duramente e rapidamente,  anche agitando i numerosi scheletri nell’armadio dello Stato Profondo,  non ultimo l’attacco dell’11/9, di cui molti sospettano ma nessuno osa parlare apertamente. 

di The Saker, 28 gennaio 2017

In Russia gira una battuta del tipo: “Domanda: perché non ci può essere una rivoluzione colorata negli Stati Uniti? Risposta: perché non ci sono ambasciate USA negli States“.

Divertente, forse. Ma errata. Credo infatti che proprio ora negli Stati Uniti sia in corso un tentativo di rivoluzione colorata.

La rivista Politico sembra pensarla nello stesso modo. Guardate questa loro recente copertina:

Sebbene già ad ottobre dello scorso anno avessi previsto che “gli USA stavano per affrontare la peggiore crisi della loro storia” – eravamo a un mese dalle elezioni presidenziali – ora devo ammettere di essere sorpreso dall’intensità dello scontro che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi. È evidente che i Neocon hanno dichiarato guerra a Trump e alcuni commentatori, come Paul Craig Roberts, ritengono che Trump stia rendendo loro pan per focaccia (qui in italiano su Vocidallestero). Spero abbia ragione.

Vediamo un esempio abbastanza eloquente:

Le agenzie americane di intelligence stanno investigando sul loro stesso capo. Sì, secondo i più recenti report l’FBI, la CIA, la National Security Agency e il Dipartimento del Tesoro starebbero investigando sulle conversazioni tra il generale Flynn e l’ambasciatore russo Sergey Kislyk. Secondo Wikipedia, il generale Flynn è stato:

– Direttore dell’Agenzia di Intelligence per la Difesa;
– Membro associato del comando per l’Intelligence, la Sorveglianza e la Ricognizione;
– Presidente del consiglio dell’Intelligence Militare;
– Assistente direttore della National Intelligence;
– Funzionario senior dell’Intelligence per il Comando delle Operazioni Speciali.

È anche consigliere di Trump per la sicurezza nazionale. In altre parole, il suo nulla osta di sicurezza è stratosferico, e presto diventerà il capo di tutti i servizi di intelligence statunitensi. Nonostante ciò, quegli stessi servizi di intelligence stanno indagando su di lui per i suoi contatti con l’ambasciatore russo. È assolutamente sorprendente. Perfino nella vecchia Unione Sovietica il presunto onnipotente KGB non poteva mettere sotto indagine i membri del Comitato Centrale del Partito Comunista senza avere una speciale autorizzazione del Politburo (e questo era un grosso errore a quanto ritengo, ma ora non è questo che importa). Questo significa che 500 membri al vertice dello Stato Sovietico non potevano essere messi sotto indagine dal KGB. Inoltre, la subordinazione del KGB al Partito era tale che per i reati normali il KGB non poteva indagare sui membri dell’intera nomenklatura sovietica, che contava circa 3 milioni di persone (un errore ancora più grande!).

Ma nel caso di Flynn, molte agenzie di sicurezza USA hanno potuto decidere di svolgere indagini su un uomo che dovrebbe essere considerato, secondo tutti i parametri, tra i cinque maggiori funzionari dello Stato, e che evidentemente ha la fiducia del nuovo Presidente. A quanto pare questo non scatena alcuna indignazione.

Secondo la stessa logica, le tre agenzie di cui sopra potrebbero indagare Trump per le sue conversazioni telefoniche con Vladimir Putin.

E questo, a pensarci bene, potrebbero farlo anche abbastanza presto…

Ed è assolutamente folle, perché è ormai evidente che l’insieme dell’Intelligence statunitense sta prendendo gli ordini dai Neocon e dallo Stato profondo, non dal Presidente. Queste agenzie stanno ora agendo contro gli interessi del nuovo Presidente.

Nel frattempo, le brigate di Soros hanno già scelto il loro colore: il rosa. Stiamo vedendo la “rivoluzione delle pussyhat“, come spiegato su questo sito. E se pensate che si tratti solo di una piccola frangia di femministe lunatiche, vi sbagliate. Secondo le vere femministe lunatiche il “pussyhat” sarebbe un’allusione troppo sottile; loro preferiscono esprimersi in modo meno ambiguo, come mostra l’immagine qui sotto:

Tutto questo sarebbe abbastanza divertente, sebbene anche un po’ nauseante, se non fosse per il fatto che i media, il Congresso e Hollywood sono tutti schierati con i “100 giorni di Resistenza contro Trump”, che sono cominciati con una – cito letteralmente – “festa da ballo per froci” a casa di Mike Pence.

Tutto questo sarebbe divertente, se non fosse per la gravità con la quale i grandi media stanno descrivendo queste “proteste”, altrimenti assai patetiche.

Guardate ora come MCNBS riporta beatamente questi eventi.

Ascoltate bene ciò che Moore dice al minuto 2:00. Dice che “celebreranno il fatto che Obama è ancora il Presidente degli Stati Uniti“, e la presstitute [neologismo che unisce le parole “stampa” e “prostituta”, NdT] gli risponde “sì, lo è“, e non una ma ben due volte.

Di cosa stanno parlando?! In che senso Obama è ancora il Presidente?!

Per quale ragione la sicurezza nazionale e l’FBI non stanno indagando MCNBC e Moore per ribellione e sedizione?

Fino ad ora le proteste non sono state eccessive, ma sono avvenute in numerose città americane e sono state riportate a profusione dai media.

Non cascateci, queste proteste non sono più spontanee di quanto lo fossero quelle in Ucraina. Qualcuno sta finanziando tutto questo, qualcuno lo sta organizzando. Stanno usando tutti i trucchi che conoscono.

Altro esempio:

Vi ricordate il bel viso di Nayirah, l’infermiera del Kuwait che aveva detto al Congresso di aver visto nel suo paese i soldati iracheni prendere i neonati e gettarli via dagli incubatori (infermiera che poi si è scoperto essere figlia di Saud Al-Sabah, l’ambasciatore del Kuwait negli Stati Uniti)? Vi ricordate il bel viso di Neda, che è “morta in diretta” in Iran? Bene, lasciate che ora vi presenti Bana Alabe, che ha scritto una lettera al Presidente Trump; ovviamente i media sono entrati in possesso della lettera e ora lei è diventata “la faccia dei bambini siriani”.

Volete altre prove?

Bene, cliccate qui e guardate un po’ di caricature e fumetti anti-Trump disegnati dal bravo Colonel Cassad. Alcuni di questi sono abbastanza notevoli. Da questa nausante collezione ne ho selezionati giusto due:

Il primo accusa chiaramente Trump di essere nelle mani di Putin. Il secondo rappresenta Trump come l’erede di Adolf Hitler e suggerisce chiaramente che Trump voglia riaprire Auschwitz. Tradotto in parole semplici, questo manda un duplice messaggio: Trump non è il Presidente legittimo degli Stati Uniti e Trump  è il male assoluto.

Qui si va ben oltre il tipo di caricature che abbiamo sempre visto fare sui Presidenti precedenti.

Elencare tutti gli esempi di cui sopra ha lo scopo di suggerire questo: lungi dall’accettare la sconfitta, i Neocon e lo Stato profondo statunitense hanno deciso, come sempre, di alzare la posta in gioco e di imbarcarsi in una vera e propria “rivoluzione colorata”, che potrà terminare solo con l’impeachment, la cacciata o la morte di Donald Trump.

Una delle caratteristiche più sorprendenti di questa rivoluzione colorata contro Trump è il fatto che a quelli che ci stanno dietro non importa assolutamente nulla del danno che la loro guerra contro Trump arrecherà all’istituzione del Presidente degli Stati Uniti e, in definitiva, agli Stati Uniti stessi. Il danno sarà infatti immenso, e il punto è il seguente: il Presidente Trump sta correndo il grossissimo rischio di essere rovesciato, e la sua unica speranza di resistere è di contrattaccare duramente e rapidamente.

L’altra cosa sorprendente è il nefasto ruolo che la Gran Bretagna sta giocando in tutto questo processo: tutto il fango contro Trump risale in definitiva al Regno Unito. In che modo? Semplice. Vi ricordate come, almeno formalmente, la CIA e la NSA non abbiano il diritto di spiare i cittadini statunitensi, così come i MI6 e GCGQ britannici non hanno il diritto di spiare i cittadini della Gran Bretagna? Entrambe le parti hanno escogitato un semplice stratagemma: si scambiano i servizi; la CIA e la NSA spiano i britannici, il MI6 e GCHQ spiano gli americani. Poi si scambiano le informazioni (pare che da quando Obama è salito al potere tutte queste misure siano diventate obsolete, e ora tutti siano liberi di spiare direttamente chi vogliano, inclusi i propri stessi cittadini). I Neocon statunitensi e lo Stato profondo stanno ora usando i servizi speciali britannici per produrre una montagna di fango contro Trump, che poi riportano come informazioni di “intelligence”, e che possono essere usati dal Congresso per avviare delle indagini. Semplice ed efficace.

Il punto è sempre lo stesso: il Presidente Trump sta correndo il grossissimo rischio di essere rovesciato, e la sua unica speranza di resistere è di contrattaccare duramente e rapidamente.

Può farlo?

Finora ho suggerito ripetutamente che Trump stesse contrattando con i Neocon americani nello stesso modo in cui Putin ha contrattato con gli oligarchi in Russia: li porta dalla sua minacciando accuse di evasione fiscale, corruzione, cospirazione, ostruzione della giustizia, ecc. Cioè tutte quelle belle cose che lo Stato profondo americano ha fatto per anni. Il Pentagono e le tre agenzie di intelligence sono probabilmente le entità più corrotte del pianeta, e dato che non sono mai state messe in discussione, figurarsi condannate, per la loro corruzione, sono diventate straordinariamente disinvolte nel loro modo di fare le cose, arrivando in pratica a contare sul fatto che la stessa Casa Bianca le tira fuori dai guai in caso di un qualsiasi problema. La maggiore arma usata da questi circoli sono le tante leggi sulla segretezza che le proteggono dallo scrutinio del Congresso e dell’opinione pubblica. Ma è qui che Trump può usare la sua arma più potente: il generale Flynn che, come ex direttore della DIA [Agenzia di Intelligence per la Difesa] e attuale consigliere presidenziale per la sicurezza nazionale, ha totale accesso ai dati. E se non lo ha, lo può creare se necessario, inviando delle forze speciali per assicurare la “collaborazione”.

Arrivati a questo punto, però, inizio a pensare che anche questo non sia abbastanza. Trump ha un’arma ancora più potente da scatenare contro i Neocon: l’11 settembre.

Che Trump lo sapesse già o no, ora è consigliato da gente come Flynn, che deve sapere da anni che l’11 settembre ha avuto tutta una gestione interna. E se anche il numero di persone coinvolte nelle operazioni legate all’11 settembre fosse relativamente piccolo, il numero di persone che ha messo la propria credibilità politica e morale dietro la narrazione ufficiale dell’11 settembre è immenso. Voglio essere più chiaro: sebbene l’11 settembre sia stata una operazione dello “Stato profondo” americano (probabilmente subappaltata agli israeliani per l’esecuzione), tutta Washington è stata da allora “complice a posteriori dell’11 settembre”, aiutando a mantenere la copertura. Se viene tutto portato alla luce, migliaia di carriere politiche si schianteranno e bruceranno nello scandalo.

L’11 sttembre è stato un crimine collettivo per eccellenza. Pochi uomini l’hanno eseguito, ma migliaia, forse decine di migliaia hanno usato le proprie posizioni per mantenere una copertura e impedire che fosse svolta qualsiasi vera indagine. Sono TUTTI colpevoli di ostruzione della gisutizia. Aprendo una nuova indagine sull’11 settembre, che sia però gestita dal Dipartimento della Giustizia e non dal Congresso, Trump potrebbe mettere una pistola alla tempia di qualsiasi politico, e minacciare di premere il grilletto se  non smetteranno con questo tentativo di rovesciarlo. Ciò di cui Trump ha bisogno è di uomini affidati e fedeli a capo dell’FBI, di un uomo con “le mani pulite, la mente fresca e il cuore ardente” (per usare l’espressione del fondatore della Polizia Segreta Sovietica, Felix Dzerzhinsky). Quest’uomo si troverà immediatamente in una situazione di pericolo fisico, dovrà quindi essere un uomo di grande coraggio e determinazione. Certo, quest’uomo può anche essere una donna – l’equivalente americano del procuratore russo Natalia Poklonskaia.

Capisco perfettamente il pericolo che comporterebbe l’uso dell’arma “11 settembre”; porterebbe ovviamente a un immenso contrattacco da parte dei Neocon e dello Stato profondo. Ma il punto è questo: loro sono già avviati a determinare l’impeachment, la cacciata o l’assassinio di Donald Trump. E, come disse una volta Putin durante un’intervista: “se ti accorgi che la lotta è inevitabile, sii tu il primo a colpire!“.

Pensate che sia tutta  un’esagerazione? Considerate la posta in gioco.

Primo, quantomeno, c’è la stessa presidenza Trump: i Neocon e lo Stato profondo non permetteranno a Trump di realizzare le sue promesse del programma elettorale. Lo saboteranno, lo ridicolizzeranno e daranno una rappresentazione distorta di tutto ciò che fa, anche se egli dovesse conseguire dei grandi successi.

Secondo, sembra che ora il Congresso abbia il pretesto per aprire diverse indagini su Donald Trump. Se è così, sarà facile per il Congresso ricattare Trump e minacciarlo costantemente di una rappresaglia politica se lui non si “attiene al programma”.

Terzo, la furiosa persecuzione di Trump da parte dei Neocon e dello Stato profondo sta indebolendo la stessa istituzione della Presidenza. Per esempio, l’ultima folle idea lanciata da alcuni politici è di “proibire al Presidente degli Stati Uniti di usare l’arma nucleare senza l’autorizzazione del Congresso, a meno che gli Stati Uniti non siano sotto attacco nucleare“. Da un punto di vista tecnico è un non-senso, ma ciò che fa è di mandare un segnale al resto del pianeta: “Noi, il Congresso, crediamo che il nostro Comandante in Capo non sia affidabile nella sua gestione dell’arsenale nucleare”. Non importa che loro stessi si sarebbero invece fidati di Hillary con le mani sulla bomba atomica, e non importa che Trump potrebbe usare solo armi convenzionali per avviare una eventuale guerra nucleare (per esempio, tramite un attacco convenzionale contro il Cremlino). Ciò che stanno dicendo è che il Presidente degli Stati Uniti è un lunatico di cui non ci si può fidare. Come ci si può poi aspettare che il Presidente sia preso sul serio su qualsiasi altro tema?

Quarto, riuscite a immaginarvi cosa accadrebbe se le forze anti-Trump avessero successo? Non sarebbe solo la distruzione definitiva della democrazia interna degli Stati Uniti. Anche il rischio della guerra, e della guerra nucleare, salirebbe alle stelle.

In gioco c’è molto più delle meschine faccende interne degli Stati Uniti.

Ogni volta che penso a Trump e ogni volta che lo guardo al telegiornale ho sempre lo stesso angosciato pensiero: Trump avrà mai l’intelligenza di accorgersi che è sotto attacco, e avrà il coraggio di contrattaccare abbastanza duramente?

Non lo so.

Ripongo molta speranza nel generale Flynn. Sono fiducioso che lui capisca bene il quadro d’insieme e sappia esattamente ciò che sta avvenendo. Ma non sono sicuro che abbia abbastanza seguito nelle forze armate per tenerle dalla sua parte in caso scoppi la crisi. In generale le persone delle forze militari diffidano di quelle dell’intelligence. La mia speranza è che Flynn abbia degli alleati leali presso il SOCOM e il JSOC, i quali, in definitiva, hanno l’ultima parola nel momento in cui si debba decidere un’occupazione della Casa Bianca. La buona notizia è che a differenza dei soliti militari, quelli delle forze speciali e dell’intelligence sono di solito piuttosto vicini e abituati a lavorare insieme (i militari normali diffidano pure delle forze speciali). Il SOCOM e il JSOC sanno anche come garantire che la CIA non si rivolti contro.

Ultimo ma non meno importante, la mia speranza maggiore è che Trump usi la stessa arma che Putin ha già usato contro l’élite russa: il sostegno del popolo. Ma per avere questo, Twitter non basta. Trump ha bisogno di una cosa equivalente a “Russia Today”, deve aprire un suo canale televisivo. Certo, questo è molto difficile e prenderebbe un sacco di tempo. Potrebbe dover inziare con un canale solo su Internet, ma se ci sono abbastanza soldi può riuscire ad andare oltre. Proprio come Russia Today, questo canale dovrebbe essere trans-nazionale, politicamente vario (includere quindi anche figure anti-Impero a cui Trump non piace), e includere delle celebrità.

Uno dei molti errori fatti da Yanukovich in Ucraina è stato che non ha osato prendere in mano gli strumenti legali del potere per fermare i neo-nazisti. E nella misura in cui li ha usati è stato un disastro (ad esempio i poliziotti anti-sommossa che hanno picchiato gli studenti che manifestavano). Dopo avere ascoltato alcune interviste di Yanukovich e di persone a lui vicine durante le ore cruciali, è sembrato che Yanukovich non avesse proprio la percezione di avere il diritto morale di usare la violenza per fermare le rivolte. Non sapremo mai se a trattenerlo siano stati dei principi morali o la semplice cordardia. Ciò che è sicuro è che ha tradito il suo popolo e la sua nazione nel momento in cui si è rifiutato di difendere la vera democrazia e ha lasciato che la “piazza” si sostituisse alla democrazia. Certo, la vera oclocrazia [governo della “folla”, NdT] non esiste. Tutte le folle sono sempre state controllate da una qualche forza dietro le quinte, che le scatena fino a quando non raggiunge i propri scopi.

Le forze che stanno attualmente cercando di portare all’impeachment, alla cacciata o all’assassinio di Trump sono un pericolo chiaro e immediato per gli Stati Uniti come paese e per la Repubblica Federale. Sono, per usare una parola russa, un tipo di opposizione “non di sistema”, che non vuole accettare l’esito delle elezioni e che così facendo si oppone all’intero sistema politico.

Io non sono un cittadino americano (avrei potuto, ma ho evitato la cittadinanza perché rifiuto di fare il giuramento di fedeltà), e l’unica lealtà che sento di dovere agli USA è quella di un ospite: non danneggiarli in modo deliberato, e obbedire alle loro leggi. Nonostante questo, mi rivolta lo stomaco vedere la facilità con cui milioni di americani vengono sollevati contro la loro stessa nazione. Ho scritto molto sulla russofobia in questo blog, ma ora vedo anche una profonda “americafobia” nelle azioni e nelle parole di quelli che oggi dicono che Trump non è il loro Presidente. Secondo loro, la loro micro-identità di “liberal”, di “gay” o di “afro-americani” sarebbe più significativa dei principi fondamentali sui quali è stato costruito questo paese. Quando vedo queste folle di detrattori di Trump, vedo ribollire il puro odio, non quello contro l’impero anglo-sionista o contro una plutocrazia travestita da democrazia, ma l’odio contro quella che definireste la “America semplice”, l’America ordinaria – la gente semplice tra la quale ho vissuto per molti anni, che ho imparato a rispettare e apprezzare, e che i seguaci della Clinton oggi considerano solo come l’America dei “deplorevoli”.

Mi sorprende vedere che la pseudo-élite americana nutre così tanto odio, indignazione e paura verso la massa degli americani, così come le pseudo-élite russe nutrono odio, indignazione e paura verso la massa dei russi (la parola russa equivalente a “deplorevoli” è “быдло” e suona come “bestiame”, “sottoproletari” o “plebaglia”). Mi sorprende vedere che le stesse persone che per anni hanno demonizzato Putin stanno ora demonizzando Trump usando esattamente gli stessi metodi. E se il loro paese deve scendere in guerra contro la gente comune – che così sia! Queste auto-dichiarate élite non hanno la benché minima remora nel distruggere il paese di cui pure sono stati parassiti e che hanno sfruttato per i propri interessi di classe. È la stessa cosa che hanno fatto alla Russia esattamente 100 anni fa, nel 1917. Spero proprio che non riescano a farla franca di nuovo nel 2017.

 

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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