Ecologia e meticciato culturale ci salveranno? I dubbi di Roberto De Mattei

Se il cambiamento avviene per lo stupore di un incontro. Allora come temi come il meticciato di popoli, l’accoglienza e inclusione dovrebbero attrarre i giovani alla Chiesa? Il male maggiore che esiste nel mondo sono le diseguaglianze oppure tutte le diseguaglianze derivano da un uomo che non è consapevole del proprio destino presente? Ne parla …

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La libertà religiosa sì, ma le religioni non sono intercambiabili

Libertà religiosa o libertà dei cristiani? (di Roberto de Mattei) Tra gli slogan del linguaggio “politicamente corretto” c’è il termine di libertà religiosa, usato talvolta impropriamente dai cattolici anche come sinonimo di libertà della Chiesa o libertà dei cristiani. Si tratta in realtà di termini e concetti diversi, su cui è opportuno far chiarezza. L’equivoco, presente …

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Le due anime dei gilets gialli e la posizione dei vescovi francesi

Il bersaglio della protesta è l’arrogante presidente Macron, ma ricordiamo che lui non è che la personificazione del potere tecnocratico europeo di Roberto de Mattei La retromarcia della République en Marche di Emmanuel Macron davanti all’avanzata dei “gilets jaunes” fa comprendere la rilevanza della protesta esplosa in Francia nelle ultime settimane. Il primo bersaglio della …

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Roberto De Mattei. Le origini della crisi europea.

fonte: Fondazione Lepanto prof Roberto De Mattei

La crisi economica, sociale e politica che l’Unione Europea oggi vive è sotto gli occhi di tutti. Tra pochi giorni ricorrerà il ventesimo anniversario della firma del Trattato di Maastricht (firmato l’ 11 dicembre 1991) da cui l’Unione Europea ebbe origine. Il prof. Roberto de Mattei, allora presidente del Centro Culturale Lepanto, e oggi della Fondazione Lepanto, esprimeva, tra i primi in Europa, le sue critiche al Trattato di Maastricht in una lettera consegnata a Strasburgo, a tutti i parlamentari europei, l’11 maggio del 1992, alla vigilia del discorso della regina Elisabetta di Inghilterra al Parlamento Europeo. Lo stesso testo veniva fatto pervenire, ai parlamentari italiani riuniti in seduta congiunta in elezione del Presidente della Repubblica (il documento fu pubblicato integralmente in « Lepanto », nn. 122-123 (maggio-giugno 1992), pp. 3-11).

La lettura di questa analisi, che precedette di quasi 10 anni l’entrata in vigore dell’Euro, invita a riflettere sul nostro futuro.

Lettera ai Parlamentari europei del prof. Roberto de Mattei

Roma, 11 maggio 1992

Egregio onorevole,

a nome del Centro Culturale Lepanto, che ho l’onore di presiedere, vorrei sottoporre alla Sua attenzione alcune riflessioni a proposito di un importante dibattito che Ella e i suoi colleghi avete affrontato e dovrete ancora affrontare (l).

Mi riferisco al Trattato di Maastricht, stipulato l’11 dicembre 1991 nella cittadina olandese dai Capi di Stato e di Governo dei dodici Paesi della Comunità europea per avviare la nuova organizzazione internazionale denominata “Unione europea”.

Questo Trattato, che è stato formalmente sottoscritto il 7 febbraio 1992 e che, per entrare in vigore, dovrebbe essere ratificato dai rispettivi Parlamenti nazionali entro il 31 dicembre di quest’anno, sta suscitando un po’ ovunque crescenti dubbi e perplessità: unirà e rafforzerà veramente l’Europa, o la disgregherà, precipitandola nel caos? Lo scopo di questa lettera, è di contribuire ad una discussione su questo punto capitale.

Il sogno nichilista di distruzione dell’Europa

In questo 1992 che segna il 500° anniversario della scoperta e della civilizzazione dell’America da parte degli europei, la Civiltà europea e cristiana è sottoposta a un processo senza precedenti. L’Europa è accusata di aver imposto al mondo il suo modello di civiltà, in luogo di “aprirsi all’Altro”, “a ciò che non è, non è mai stato e non sarà mai l’Europa”(2); essa dovrebbe dunque rinnegare sé stessa per recuperare la “Alterità” che ha negato: i barbari, gli indios, i musulmani, sarebbero portatori di un “messaggio culturale” incompreso. L’Europa dovrebbe perciò rinunciare alla “ambizione secolare di centralità storica di cui Colombo è il simbolo”(3) per “decivilizzarsi” e sprofondare nel tribalismo.

Nella visione della storia, elaborata da questi “teorici del caos”, il fondamento dell’Europa sarebbe “la perdita dei fondamenti” (4), la sua caratteristica quella “di non essere identica a sé stessa” (5). Nessuna identità storica e culturale meriterebbe di sopravvivere perché nel mondo nulla esiste di stabile e di permanente e tutto è privo di ordine e di significato: il Nulla è l’unica realtà che si deve affermare nella storia e nella società: “Dobbiamo riconoscere il ruolo storicamente positivo del Nulla /…/ Siamo incitati a fondare la nostra cittadinanza europea in rapporto al nulla” (6).

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