Sul tentativo di assassinare Kim Jong-un

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Konstantin Asmolov, NEO, 18.07.2017

L’inizio di maggio fu caratterizzato da una serie di dichiarazioni di alto profilo sui media della RPDC riguardo un presunto tentativo di abbattere la leadership del Paese. Il 5 maggio, il Ministero della Sicurezza dello Stato della RPDC fece dichiarazioni ufficiali a tal fine. Poi l’11 maggio, il Viceministro degli Esteri Han Song-ryol osservò che l’ufficio della procura della RPDC “cercherà l’estradizione di tutti i criminali coinvolti, inclusi organizzatori ed istigatori di tale atto di terrorismo di Stato, secondo le leggi vigenti nel Paese“.

I criminali citati in questa dichiarazione comprendevano l’ex-presidentessa sudcoreana Park Geun-hye e l’ex-capo dei servizi speciali della Repubblica di Corea Lee Byoung-ho. In seguito, il portale nordcoreano Uriminzokkiri pubblicò un video di 23 minuti su YouTube che mostra un uomo ammettere di aver partecipato al tentativo di assassinare Kim Jong-un.

Il passaggio nella narrativa ufficiale nordcoreana è abbastanza difficile, ma se escludiamo le minacce sull’”attacco dell’antiterrorismo in stile coreano che mira a cancellare dalla terra i complotti della cospirazione delle organizzazioni d’intelligence di Stati Uniti e Corea del Sud“, certi fatti diventano più comprensibili.

Nel giugno 2014 alcuni individui, probabilmente agenti della CIA e dell’intelligence sudcoreana “corruppero l’ideologicamente instabile” cittadino della RPDC Kim Seoung-il, che all’epoca lavorava come boscaiolo nel territorio di Khabarovsk della Federazione Russa, “trasformandolo in un terrorista pieno di livore e vendetta contro la nostra leadership“, fornendogli 20000 dollari e un telefono satellitare. L’incontro fu permesso dal direttore della Coalizione dei cittadini per i diritti umani dei rapiti e rifugi nordcoreani Doe Hi-jun, che riuscì ad avvicinare Kim, aiutandosi con soldi e le altre carinerie.

Come spiega Kim nel video, dopo aver conosciuto Doe Hi-jun su Internet, quest’ultimo iniziò a richiamare la sua attenzione sulla crisi dei diritti umani nella RPDC, raccontandogli come la coalizione dei cittadini incoraggiasse i coreani a fuggire dalla RPDC in Cina o un Paese terzo e a portarli in Corea del Sud, oltre a raccogliere opinioni pubbliche sulle violazioni dei diritti umani nella RPDC. Kim non avrebbe creduto a questi rapporti, ma Doe Hi-jun promise d’inviargli un tablet Samsung con cui poter comunicare liberamente con le applicazioni Telegram o Kakaotalk.

A metà settembre, quando fu arruolato da Doe Hi-jun, Kim Seoung-il incontrò Sergej Kim, che vive a nord di Khabarovsk e ricevette il tablet con cui si sintonizzò con Radio Free Asia e altri programmi simili. Va notato che Doe Hi-jun esiste e si definisce professore, spesso viaggia in Russia e Uzbekistan in missioni volte a istruire sulla disumanità del regime della Corea democratica. A metà agosto 2015, Kim Seoung-il incontrò tale Khan, che si presentò come capo della missione dell’agenzia nazionale d’intelligence sudcoreana nell’area, per discuter i dettagli dell’attentato.

Tale incontro si svolse nel Parco Amurskij di Khabarovsk, con l’intermediazione di un certo commerciante di legno. Khan affermò di collaborare con la CIA e disse che aveva bisogno di informazioni su rifornimenti, cibo, trasporti, ecc. usati dalla dirigenza nordcoreana in modo da poterla avvelenare. Khan suggerì anche che la famiglia di Kim non sarebbe restata impunita se non avesse adempiuto alla missione.

Negli anni successivi, quando Kim era già nella RPDC (viveva nella capitale dal 2016), queste persone lo contattarono (quattro volte nel 2016 e Kim ricevette più di 80 istruzioni), trasferendogli altre somme di denaro o attrezzature necessarie come un telefono satellitare con cui comunicare. Poi, con la partecipazione di Kim, svolsero i lavori preliminari, tra cui una discussione sulle opzioni dell’assassinio e il tipo di sostanza da utilizzare per liquidare il leader del Paese.

Altrettanto importanti furono le raccomandazioni sull’assunzione di sostenitori, corruzione di persone che sarebbero state gli esecutori diretti e la creazione di una rete di agenti. Kim dovette trasmettergli informazioni sull’organizzazione e la protezione nelle parate in cui era possibile commettere l’attentato. Fu anche inviato a creare contatti e fornire attrezzature per gli attentati, per cui ricevette altri 100000 dollari. L’attentato doveva avvenire presso il Palazzo del Sole Kumsusan, dove si trovano le tombe di Kim Il-sung e Kim Jong-il. Doveva essere effettuato durante una delle manifestazioni di massa o una sfilata militare. L’arma dell’assassinio sarebbe stata una “sostanza tossica biochimica di natura radioattiva o nano-tecnologica” in grado di uccidere la vittima entro 6-12 mesi dopo esserne venuta a contatto. C’erano diverse opzioni: una sostanza velenosa e un dispositivo per spruzzarlo, avvelenamento con polonio, segnalibri avvelenati nei condizionatori d’aria, in modo che al momento giusto si attivassero con un telecomando per riconoscimento vocale.

Tuttavia, il 18 novembre 2016, i congiurati decisero d’irrorare la poltrona del leader della RPDC con un agente velenoso a contatto o radioattivo. A tal fine, Khan disse a Kim di raccogliere ulteriori informazioni sul luogo in cui si svolgono abitualmente le grandi manifestazioni, nonché di quale materiale e spessore fossero sedia e balaustra sul balcone da cui appariva il leader supremo. L’idea d’introdurre mezzi speciali (la cui composizione, secondo Khan, era nota solo agli esperti della CIA) nella RPDC fu prevista all’inizio di maggio. Tuttavia, il 5 marzo 2017, materiali da campo e dispositivi per creare un centro di comunicazione furono intercettati alla dogana di Hsinchu. Kim fu arrestato. Ora afferma di essere stato “ingannato dalla propaganda ostile alla repubblica e che fu coinvolto in un crimine terribile“.

I fotogrammi del video mostrano le istruzioni in fase di trasmissione, così come uno smartphone e un tablet presumibilmente forniti dai servizi speciali sudcoreani e “utilizzati per l’elaborazione ideologica” di Kim Seoung-il, rilevando inoltre che nel telefono fu trovata una corrispondenza tra un funzionario nordcoreano e rappresentanti dei servizi speciali sudcoreani, sebbene il testo non contenga alcun riferimento ai CSE. Soltanto l’”azienda” e il suo “capo” furono citati, da cui il Ministero della Sicurezza dello Stato concluse che si riferisse al capo del servizio segreto sudcoreano Li Byoung-ho, che avrebbe personalmente lodato il terrorista come “quadro di valore per la nazione e il servizio d’intelligence del nostro Paese“. Diversi nomi venivano citati: l’agente sul campo Cho Guy-chol e l’uomo inviato in Cina Xu Guanghai, direttore generale della Qingdao Nazca Trade Co. Ltd., che ebbe il ruolo di centro di comunicazione e approvvigionamento. Secondo il CPAC, nel marzo 2017, Cho e Xu s’incontrarono nel territorio della Repubblica popolare cinese a Dandong con l’aiutante di Kim con la scusa di negoziati commerciali, dandogli 50000 dollari e un nuovo telefono satellitare. A chi ha pregiudizi su una RPDC che falsifica e accusa innocenti, ricordiamo l’incidente della “distruzione di statue di bronzo“. Allora, dichiarazioni che agenti sudcoreani progettassero il bombardamento delle statue di Kim Il-sung usando droni con esplosivi (per creare l’illusione di una resistenza cristiana nel Paese che andava aiutata, “seguendo l’esempio siriano“), furono considerate fantasie dovute all’identificazione di pessimi operatori. Tuttavia, la conferma di tale piano venne da un luogo inaspettato, non fu ideato dall’intelligence sudcoreana, ma dai combattenti dell’organizzazione per la Corea del Nord libera, il cui capo Park Sang-hak si lamentò in un’intervista che il tentativo di lanciare l’operazione dal territorio cinese era fallito.

Riguardo al polonio o a qualche altra “sostanza biochimica“, se qualcuno è disposto ad ammettere l’assassinio di Kim Jong-nam usando il classico VX, perché non credere a un tentativo di assassinare l’altro Kim usando mezzi simili? E sulla sedia avvelenata o sul dispositivo che diffonde veleno con un certo suono vocale, vanno ricordati i tentativi della CIA contro Fidel Castro, quando furono usati metodi molto esotici e veleni rari, inclusa una sostanza che avrebbe causato calvizie completa prima della morte. (Il leader cubano doveva essere prima distrutto moralmente, privandolo del suo famoso emblema). Tuttavia, quando il 28 giugno la Corea democratica condannò a morte “in absentia” l’ex-presidentessa sudcoreana Park Geun-hye e il capo dell’intelligence sudcoreano Li Byoung-ho, con l’accusa di favoreggiamento di tentato assassinio del leader della RPDC, chiese che venissero estradati “in conformità alle leggi internazionali sul terrorismo di Stato“, l’autore dovette ripetutamente rispondere a domande paranoiche su quando la RPDC avrebbe effettuato un attacco terroristico a Seoul utilizzando le proprie notevoli armi di distruzione di massa. Dopo tutto, dopo la condanna ufficiale di Park Geun-hye, cercheranno certamente di dare il colpo a lungo promesso!

Ma quanto di tutto questo sarebbe vero? Secondo l’autore, sebbene la leadership della Repubblica di Corea non avrebbe avuto nulla a che farci, ci sono organizzazioni dai buoni collegamenti con l’intelligence. È vero che Seul ufficialmente, come ricordiamo, elaborò in modo approfondito la liquidazione di Kim durante un possibile conflitto o attacco preventivo. La Repubblica di Corea presumibilmente dispone di un pool di killer addestrati dall’intelligence USA, e nelle ultime esercitazioni militari, i comandanti dei due Paesi elaborarono operazioni per eliminare la leadership del Nord, compreso il suo leader.

È noto anche che le truppe statunitensi hanno recentemente impiegato missili da crociera ad alta precisione AGM-158 JASSM (Joint Air-to-Surface Standoff Missile) dalla base di Gunsan. Questi sistemi presumibilmente ricevono i migliori parametri tattici e tecnici da utilizzare nelle operazioni per distruggere la leadership del nemico. Allo stesso tempo, viene segnalato che le agenzie d’intelligence sudcoreane e statunitensi hanno iniziato a raccogliere attivamente informazioni sui complessi residenziali di Pyongyang che ospitano i vertici militari nordcoreano.

Non si dimentichino le storie fasulle diffuse a giugno dal giapponese Asahi Shimbun su “una fonte ben informata sulla politica della RPDC durante la presidenza Park Geun-hye“. Il giornale affermò che alla fine del 2015, Park Geun-hye firmò un documento che prevedeva varie opzioni per la rimozione di Kim Jong-un dal vertice della RPDC. Come affermato dall’autore anonimo, “furono studiati diversi modi per eliminare Kim, incluso l’assassinio camuffato da incidente d’auto, di treno, in mare e altro“. Tuttavia, a causa della stretta sicurezza che protegge il leader della RPDC e la complessità dell’operazione, ciò fu abbandonato. Le informazioni sull’ordine segreto furono negate dal servizio d’intelligence e dall’amministrazione presidenziale sudcoreana. Alcune idee sul cambio di regime nella Corea democratica potrebbero essere sentite nelle riunioni, “ma non sembra esserci un documento o una politica specifica“.

Il 30 giugno, Seul formulò dichiarazioni ufficiali che criticavano i “messaggi infondati che possono distruggere le relazioni inter-coreane“. È più interessante un’altra parte, che coincide con ciò che è noto all’autore da canali ufficiosi. Ciò riguarda l’intelligence, e non certi sciamani, responsabile del fatto che la presidentesse credesse nell’instabilità nella RPDC e in un rapido cambio di regime: “L’intelligence dimostrava chiaramente che Park Geun-hye si fosse fissata sull’instabilità (della Corea democratica) e l’eliminazione di Kim. Perciò iniziarono ad inviarle rapporti che riferivano ciò a cui voleva credere”. Va anche ricordato che l’ex-capo dell’intelligence Won Sei-hun non riuscì nemmeno a sostituire Park Geun-hye a presidente (durante l’”offensiva conservatrice“, fu assolto) e pertanto l’operazione per l’assassinio non sarebbe scontata.

rtr4biwtKonstantin Asmolov, ricercatore di storia presso il Centro di studi coreani dell’Istituto di studi dell’Estremo Oriente dell’Accademia delle scienze russa, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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