SIRIA – Strage di Afrin: siamo sicuri che sono stati i curdi? La logica dice altro…

Il 28 aprile 2020 nella città di Afrin occupata dalle truppe turche è avvenuto un sanguinoso attentato terroristico che ha fatto più di 42 vittime ( tra cui 11 bambini) e 47 feriti (vedi qui BBC). L’attentato in questione è avvenuto nell’area del mercato locale Shabi.  Secondo i rapporti, un dispositivo esplosivo è stato installato in un camion cisterna che trasportava carburante. Appare evidente che l’attentato è stato organizzato principalmente per intimidire la popolazione locale.

Della strage sono state subito incolpate le milizie armate curde.  L’incendio del camion non era ancora stato estinto è già l’agenzia turca Anadolu si affrettava ad accusare i membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) per l’attentato. Quindi questione chiusa? Beh c’è poca logica nell’accusa turca: il mercato di Shabi è un mercato frequentato prevalentemente da curdi e non è un obiettivo militare turco o filo-turco. Allora perché mai i curdi avrebbero bisogno di una strage di curdi? Tutti sanno che le forze filo-turche nella regione, per ordine dei loro protettori, stanno perseguendo una politica di espulsione della popolazione curda dai loro luoghi di residenza storica. In teoria, questo potrebbe indurre le unità di resistenza curda a vendicarsi, ma perchè mai avrebbero schelto un mercato affollato frequentato prevalentemente da civili?
E poi sorgono anche altri interrogativi. Gli attentati di questo tipo  non sono generalmente metodi dei curdi, specialmente contro la popolazione civile non li mettono mai in atto, eppoi Afrin è una località prevalentemente curda. Perchè  i curdi avrebbero interesse di commettere un attacco terroristico contro se stessi? Ovviamente questo non è logico.

Tali metodi sono piuttosto caratteristici dei militanti dell’esercito libero siriano FSA) che ora a busta paga TURCA sotto il controllo di Ankara. Non si tratta delle migliori persone del mondo sono ex terroristi. Anche tra i ‘moderati’  membri dell’ex FSA gli attentati  erano comuni nelle tattiche di guerriglia. Se a questo aggiungiamo che tra i gruppi pro-turchi ci sono molti ex membri dell’ISIS che ora si posizionano come ex militanti ISIS pentiti “consapevoli dei loro errori”, capiamo benissimo che ci sono parecchi indizi verso questa direzione.

Consideriamo anche che i gruppi pro-turchi hanno motivo per compiere simili atti terroristici. L’incapacità di espellere i curdi dai territori controllati da Ankara delle città siriane di Afrin e Mambige provoca una rabbia nella leadership turca. Ma la grande attenzione internazionale non consente ai proxy- turchi di espellere apertamente la popolazione locale dalle proprie case. Plausibilmente questi gruppi potrebbero aver pensato di andare oltre alle intimidazioni già in atto.

Alla domanda Cui prodest, esiste una duplice risposta: 1) la prima è che  l’organizzazione di atti terroristici accelera l’esodo dei curdi; 2) la seconda è che le accuse contro il Partito dei lavoratori del Kurdistan daranno l’alibi alla Turchia per scatenare un duro regime di polizia  contro i curdi residenti.  Il risultato è che Afrin sarà sempre un luogo più inospitale per quei residenti curdi  che sono rimasti e che  finora hanno resistito.

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