La guerra ucraina, tra inconsapevolezza, isteria bellica e cecchini in partenza a portare la pace

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Oltre che armi ai civili e il rilascio di criminali comuni deciso da Zelensky, i paesi UE sono in gara per mandare mercenari e armi in Ucraina, un paese in guerra.

La nostra Costituzione lo vieta. Come è potuto accadere quello ciò che solo pochi anni fa era impossibile? Sinteticamente, qui abbiamo due fasi:

  • Il comune sentire è mutato sospinto da una incessante propaganda che oggi non accetta contradditori. Come scriveva Le Bon,  “se capisci i meccanismi e le logiche che regolano il comportamento di un gruppo, puoi controllare e irregimentare le masse a tuo piacimento e a loro insaputa” . Negli anni scorsi, grazie ad accurate campagne di PR, la società civile ha avuto sempre di meno da obiettare per le aggressioni occidentali (Nato e Usa) in Libia, in Iraq, in Afghanistan e Siria, dove l’occidente ha distrutto completamente questi paesi.
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  • La pandemia di coronavirus segna una importante tappa di questo processo di trasformazione. L’elite politica ha usato lo “shock” emergenziale come oggetto ‘dual use’ e la sua fine è continuamente trasferito ‘a data da destinare’. Di conseguenza, nel nostro paese continua ad essere imposta una sospensione della democrazia parlamentare a favore di ‘una nuova normalità’ funzionale ad un progetto globale che travalica i confini nazionali.

Questi sono stati i processi tramite i quali le leadership europee hanno bypassato agevolmente le Costituzioni ed hanno attuato un dispotismo fondato sulla ‘sicurezza’, senza prendersi cura della persona integrale.

Ora intendo dimostrarvi che le decisioni infiammate dei governi in merito alla guerra ucraina sono lo specchio di un enorme vuoto di giudizio di fronte alla realtà nella totalità dei suoi fattori.

Dal pacifismo che denigrava Maurizio Quattrocchi perché ‘mercenario’, fino all’invio di mercenari in Ucraina

Vi ricorderete la vicenda di Fabrizio Quattrocchi. Era in Iraq non coinvolto ad attività finalizzate ad uccidere qualcuno, bensì per istruire personale locale e proteggere manager, magistrati, strutture d’interesse strategico, quali gli oleodotti.

Successivamente fu catturato da radicali estremisti e fu ucciso, dimostrando amore per il proprio paese e grande dignità. «Quando gli assassini gli stavano puntando la pistola contro, questo ragazzo ha cercato di togliersi il cappuccio e ha gridato: adesso vi faccio vedere come muore un italiano. E lo hanno ucciso. È morto così: da coraggioso, da eroe» (Franco Frattini, il 15 aprile 2004).

Ebbene, sappiamo che negli anni successivi la sua vicenda è stata consegnata al pubblico ludibrio perché ‘mercenario’ e correntemente questo era stato ritenuto riprovevole sia per lo stato che per l’opinione pubblica italiana. Si arrivò addirittura a dire che i killer non erano terroristi, scagionando due dei colpevoli della sua morte.

Questo era ieri: oggi che parecchi paesi EU (e l’Italia) hanno deciso l’invio di armi e ‘volontari’ in un paese in guerra, è evidente come oggi siamo lontani da quei tempi.

Nuocere al paese, diffondere l’odio e non solo verso la leadership russa

La posizione dei leader europei è compatta: non si tratta più di sottolineare con forza l’illegalità dell’invasione dell’Ucraina ma di nuocere in modo compulsivo alla Russia.

È in questo senso l‘esclusione alle Paralimpiadi invernali degli atleti russi e bielorussi, ed è dello stesso segno la cancellazione dei concerti ed il licenziamento di Valery Gergiev, famoso direttore di orchestra russo. Giunge anche notizia che si è arrivati a precludere l’ingresso ai russi in Hotel ed in alcuni esercizi pubblici ai russi, si parla di espellere studenti russi dalle università americane e questo tipo di decisioni saranno certamente imitate. e, last but not least”, colpire anche i bambini: “La Fiera del libro per ragazzi di Bologna, una delle più importanti manifestazioni internazionali dedicate all’editoria per bambini, chiude le porte alle organizzazioni russe, che, dunque, non potranno partecipare alla prossima edizione del salone” (fonte).

Ed infine le sanzioni: le sanzioni non sono di ieri, ormai ci sono da anni. Ci sono ancora le sanzioni comminate per influenza nelle lezioni USA anche se successivamente Mosca è stata scagionata. Evidentemente non si tratta solo di sanzioni causate dall’invasione. Esse riflettono uno stato di tensione che da anni si vuole permanente.  Questo ovviamente amplifica e facilita, gli eventi attuali.

La partenza di ‘volontari’ coordinata e supportata dagli stati Nato

Come sapete, da molti paesi europei partiranno ‘volontari’ per combattere in Ucraina contro le truppe russe. Ovviamente questi uomini non avranno lo status di combattenti regolari. Secondo la convenzione di Ginevra sono equiparati a terroristi. Il Ministero della Difesa russo ha comunicato che per loro non si applicherà il diritto internazionale di guerra, questo è applicabile solo alle truppe regolari.

Quindi oltre all’invio di armi sofisticate, missili antiaerei, sistemi anticarro, ogni tipo di armi letali e forse anche aerei, vari paesi europei invieranno anche manodopera.
Tra i vari paesi che invieranno combattenti, vale la pena spendere qualche parola in più per i volontari inglesi.

Chi sono i ‘volontari’ inglesi?

Questi ‘volontari’, come riporta Chris Hughes Editore Difesa e Sicurezza in un suo articolo insieme ad altre fonti, sono per la maggior parte ex SAS  (Special Air Service, un corpo operativo speciale ed esclusivo dell’esercito britannico delle Forze Armate Britanniche. Questa notizia è una notizia ufficiale dal Foreign Office Britannico e ci sono interviste e foto di questi uomini, mostrati negli aeroporti inglesi già in mimetica ed in partenza. Quindi nessun mistero. La destinazione sono le zone di combattimento ucraine. Sono pianificatori di guerra esperti, soldati professionisti e cecchini altamente addestrati all’uso di missili antiaerei e anticarro. Il loro compito sarà pianificare i contrattacchi e combattere i russi.  Saranno pagati da ‘una società di contractors estera’, la quale a sua volta sarà liquidata ‘da uno stato europeo’.

Ripetizione del supporto alla guerriglia siriana

Si parteciperà quindi alla guerra sotto copertura formale, anche se non si userà tutto il potenziale Nato. Si tratta di una pratica già sperimentata nel caso della Siria, dove la GB ha addestrato, finanziato e supportato direttamente la guerriglia radicale siriana contro il governo di Damasco.

Il supporto della GB ai terroristi in Sria non è cosa sconosciuta. Il progetto Declassified UK ha pubblicato un’indagine sui finanziamenti britannici all’opposizione siriana attraverso il Whitehall Conflict, Stability and Security Fund (CSSF), istituito nel 2015. I giornalisti hanno scoperto che nei 6 anni dalla sua fondazione, l’organizzazione ha sponsorizzato 13 progetti in Siria per un valore di 215 milioni di sterline.

Parte dei fondi è andata a sostenere e fornire attrezzature tecniche ai gruppi di “opposizione moderata” a Daraa, Idlib e Damasco. Tuttavia, il governo britannico ha rifiutato di rivelare chi ha ricevuto specificamente assistenza per motivi di sicurezza”. Secondo The Guardian, includevano anche la fazione islamica radicale Jaysh al-Islam, nota per i rapimenti di giornalisti e le prigioni sotterranee nella Ghouta orientale. Il supporto per 9 milioni di sterline è andato anche al Gruppo Tharir al Sham, ovvero ad al Qaeda in Siria.

Sappiamo benissimo che l’attivismo degli stati occidentali che hanno fiancheggiato e supportato attivamente in Siria la rivolta, ha incancrenito e non risolto il conflitto in quel paese. Anche nelle precedenti esperienze è stato così. Non si vede perché lo stesso metodo dovrebbe migliorare le cose in Ucraina.

Il supporto esterno, secondo il diritto internazionale, equivale a cobelligeranza

Ora, dopo l’esperienza siriana e libica, lo stesso errore viene ripetuto. È stato ripetuto prima con l’ingerenza esterna nelle vicende di piazza Maidan nel 2014. In questo caso, gli Stati Uniti hanno fomentato la rivolta, infiltrandola con elementi neonazisti addestrati in campi Nato. La parte più dura e settaria della rivolta ha poi determinato pesantemente un certo percorso politico, da cui il non casuale epilogo di oggi.

È evidente che bisogna scindere la colpa dell’invasione che è di chi l’ha ordinata e le responsabilità nella degenerazione di certe situazioni. Ma a dire certe cose, oggi si viene generalmente aggrediti. Nel dibattito pubblico, accennare a fatti e riferimenti storici e di cronaca è ormai precluso e si preferisce trovare sempre una spiegazione più semplicistica, generalmente turbe psichiche.

Colpa e responsabilità

Quindi si può chiudere gli occhi sulle responsabilità, che non sono unilaterali. Colpa e responsabilità sono cose diverse. La colpa è più facile individuarla perchè corrisponde ad un atto oggettivo ma le responsabilità sono sempre reciproche. Si può gridare il contrario, ma gli eventi attuali hanno una loro progressività e conseguenzialità storica.

Ricordo che mons. Luigi Giussani a proposito della guerra in Iraq scriveva sul Corriere della sera, 8 aprile 2003:

Un giudizio è possibile se si ammette che tanto quanto è certo che la colpa è da una parte e dall’altra (e ne risponderanno), altrettanto è evidente che l’origine di essa non è né nell’uno né nell’altro. La colpa originale, e quindi la possibilità del dispotismo, è un veleno che ha il suo habitat, la sua genesi in un mistero. Ed è a questo livello per noi insondabile che la misericordia di Dio pone rimedio.

Pur nella differenza di scenario, è utile leggere queste parole anche riguardo alla situazione attuale in Ucraina. Altrimenti non basteranno tonnellate e tonnellate di armi per mettere le ‘cose a posto’ e portare la giustizia e la sicurezza in Europa.

Pace in Europa

Nel caso ucraino, se la colpa corrisponde all’invasione, le responsabilità non sono unilaterali. Questo vale sempre, soprattutto per quanto riguarda gli atti, i pensieri e le omissioni. Funziona così la vita dell’uomo.

Chi si giudica responsabile e colora edifici e municipi con i colori della bandiera ucraina, vuole esprimere pace e giustizia.

Il desiderio è vero ma i mezzi a cui ci si affida sono sbagliati.

Oltre che di metodo (non si spegne un fuoco buttando più benzina) l’errore è sostanziale: la pace va cercata nella spiritualità, nell’armonia.

Ma dagli ambiti di potere in cui ci si dovrebbe occupare del bene comune, questa coscienza è estromessa.

Ciò innesca processi degenerativi, ormai sotto gli occhi di tutti: l’élite politica europea sembra perseguire un proprio progetto che vuole perfezionare e ‘correggere’ l’opera di Dio, escludendo Dio dalla vita dell’uomo e dalla storia.

Forse penserete che esagero, ma riflettiamo: come questa elite vuole arrivare alla sicurezza europea, in che modo? Beh lo ha detto: aumentando il bilancio degli armamenti. Per contro, la Russia è stata esclusa da un percorso di integrazione e di rispetto delle proprie peculiarità storiche, culturali e religiose.

Sì proprio, la leadership della società dell’inclusione, dei ponti e non dei muri, ha messo in atto un dispotismo ed un desiderio assimilazione di popoli sempre più manifesto, ‘manovrando’ le regole stabilite nel proprio spazio politico.

Sono gli stessi ambienti che ora gridano allarme e continuano a seminare divisione e discordia, e nessuno vede che non hanno fatto altro per tutto il tempo.

Che Dio ci aiuti.

VP News

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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