Perché la Russia usa armi iraniane?

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In un recente articolo di Drago Bosnic – analista geopolitico e commentatore militare -, viene data una risposta esauriente alla questione.

L’utilizzo di droni iraniani è diventato necessario per vari fattori, necessario per vari fattori, non ultimo il prolungarsi del conflitto e l’aiuto sostanziale all’esercito ucraino dato dalla NATO.

Altro fattore molto importante è stato l’adattamento dell’esercito ucraino alle condizioni di guerra, che ha portato la decentralizzazione dei comandi e alla rarefazione sul terreno delle unità di combattimento ucraine, rendendo così più difficili l’acquisizione da parte delle truppe russe di obiettivi remunerativi, senza l’impiego di missili molto costosi.

Questi i punti evidenziati:

– Da settembre l’Iran è emerso come fornitore ausiliario di armi, anche se è molto probabile che questo sia stato negoziato mesi prima. Ciò è dimostrato sia dalla crescente presenza di droni e munizioni iraniani sul campo di battaglia, sia dall’aumento dei voli di aerei da trasporto militare iraniani verso la Russia.

– Le munizioni fornite dall’Iran alla Russia includono droni vaganti Shahed-136 che sono stati utilizzati da settembre. Ci sono prove crescenti che vengono utilizzati anche alcuni droni di fascia alta, come il Mohajer-6, mentre non è improbabile che droni iraniani di fascia alta come lo Shahed-191, un  aereo da combattimento (UCAV)  stealth senza pilota si vedranno in azione anche in un futuro.

– I droni iraniani sono emersi come una parte importante della strategia militare rivista della Russia. Il nuovo comando del generale dell’esercito Sergei Surovikin ha deciso di ridurre ulteriormente il numero di potenziali vittime militari, nonché di ridurre il rischio di perdere aerei da combattimento con equipaggio come Su-25SM, Su-34, Su-35S, ecc. Questi jet sono attualmente trattenuti dal volare in scontri ravvicinati per evitare le difese aeree nemiche.

– Le forze aerospaziali russe stanno anche cercando di evitare di usare troppe armi balistiche. Sebbene estremamente efficaci, poiché possono essere lanciate da distanze ben oltre la portata delle difese aeree ostili, queste armi sono anche molto costose e dovrebbero essere mantenute per obiettivi ad alta priorità. Inoltre, la Russia ha bisogno di conservare il maggior numero possibile di queste munizioni, data la crescente belligeranza della NATO che sta già esplorando scenari di wargame e sta conducendo anche esercitazioni militari che possono essere descritte solo come preparativi per una possibile guerra su larga scala. Pertanto, disporre di un numero sufficiente di missili a lunga gittata avanzati e di aerei con equipaggio per trasportare tali armi è una priorità assoluta per l’esercito russo.

– Poiché l’Iran ha già a sua disposizione una massiccia flotta di droni, oltre a una notevole capacità di produzione, questi mezzi senza pilota sono risultati molto più ottimali per effettuare attacchi aerei, in particolare a livello tattico. Shahed-131 e Shahed-136, chiamati “Geranium-1” e “Geranium-2” che sono ora in servizio nell’esercito russo, sono munizioni iraniane vaganti (note anche come droni kamikaze) utilizzate per attacchi tattici su obiettivi di priorità inferiore. Dato che queste armi sono economiche, ma estremamente efficaci, il loro utilizzo sul campo di battaglia è un’alternativa molto intelligente alla possibile perdita di aerei militari con equipaggio da 40 milioni di dollari, per non parlare del rischio della vita dei piloti. Inoltre, le dimensioni ridotte di questi droni li hanno resi estremamente difficili da abbattere.

– Alcuni dei rapporti più recenti indicano che l’Iran potrebbe anche fornire missili balistici tattici alla Russia. A seguito dell’ormai defunto trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF) tra Russia e Stati Uniti, che ha vietato lo sviluppo e il dispiegamento di diversi tipi di missili, il gigante eurasiatico ha ridotto drasticamente la diversità del suo arsenale di missili balistici, soprattutto in confronto con l’epoca sovietica. D’altra parte, l’Iran non ha mai avuto tali vincoli legali e ha sviluppato e prodotto un’ampia gamma di progetti, inclusi missili a corto raggio e a basso costo, come il Fateh-110 e il Fateh-313. Questi missili potrebbero fornire alternative molto più sacrificabili ai costosi missili terra-superficie (SSM) russi come l'”Iskander” o il “Kinzhal” lanciato dall’aria.

– Dagli anni ’90, l’Iran ha costruito la sua industria di missili balistici indigeni con il supporto della Corea del Nord e continua a fare molto affidamento sulle loro tecnologie, con molti progetti derivati ​​​​direttamente da quelli nordcoreani. Ironia della sorte, questi missili sono a loro volta derivati ​​da missili balistici sovietici dell’era della Guerra Fredda, il cui design è stato successivamente acquisito da Pyongyang. Pertanto, se i rapporti si rivelassero veritieri, la Russia acquisterebbe missili balistici la cui origine può essere fatta risalire ai propri uffici di progettazione”.

– La misura in cui le armi iraniane svolgeranno un ruolo nel determinare il corso a lungo termine dell’operazione militare speciale della Russia in Ucraina è quasi impossibile da valutare a questo punto. Ciò è anche in parte dovuto al fatto che la Russia sta utilizzando una pletora di propri droni armati di costruzione nazionale e munizioni vaganti/droni kamikaze, in particolare il micidiale ZALA “Lancet”.

L’autore conclude, argomentando che “l’effetto che gli aerei senza pilota iraniani hanno sulle forze di Kiev è del tutto innegabile. Con le difese aeree sempre insufficienti, le prove video mostrano che le truppe ucraine sono quasi completamente inefficaci nei loro tentativi di abbattere questi droni, anche con il fuoco di armi leggere.

VPNews

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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