L’Olanda vuole far uccidere milioni di capi di bestiame perché inquinano

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L’Olanda è il principale produttore di carne della UE ed uno dei maggiori esportatori al mondo. Il paese ha la più alta densità di bestiame d’Europa – più di quattro volte quella del Regno Unito o della Francia – con un totale di oltre 100 milioni di capi di bovini, polli e maiali.

La scorsa settimana, gli agricoltori olandesi hanno manifestato contro le misure pianificate dal governo per ridurre drasticamente le emissioni di composti dell’azoto. La politica del governo prevede l’investimento di 25 MILIARDI di euro per “ridurre i livelli di inquinamento da azoto”, e fin qui sembrerebbe qualcosa di splendido.

Il problema è che per raggiungere questo obiettivo il governo olandese prevede l’abbattimento di un terzo dei capi di bestiame, la chiusura di attività agricole ed il pagamento degli imprenditori per raggiungere il risultato di ridurre l’emissione di azoto della metà, entro il 2030 .

È da notare che se questa politica di restringimento del settore agricolo alimentare per ridurre l’emissione di letame e urina è folle, lo è ancor di più quando viene messa in atto nel bel mezzo di una recessione globale e di un momento storico di scarsità alimentare, di energia e di fertilizzanti.

A questi livelli, quella verde o ecologista è una malattia pericolosa del tipo psicopatico, che si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo. Ha assunto una forma particolarmente grave in Europa, acquisendo tendenze suicide in aumento. Nonostante le gravi conseguenze siano abbastanza prevedibili, si sta sviluppando attivamente in tutto il continente, il quale si prepara essenzialmente al massacro.  Ebbene sì, meno persone: un ambiente più pulito. E poi sì, si potrà consumare moltissimo, secondo gli iniziatori di questa comunità molto ecologica.

E il fatto che colpisca duramente il settore reale, a loro non importa. Il continente si sta comunque preparando allo spopolamento, quindi più grande e veloce è, meglio è.

Le politiche verdi avranno gravi conseguenze globali

Un meraviglioso futuro verde si avvicina: ogni giorno vengono distrutte mille fattorie (vedi qui). Naturalmente, la promozione dell'”energia” verde tace su come apparirà – a cura ultimata – l’agricoltura in generale e la sua economia in un “meraviglioso mondo verde”. Infatti, quante persone potranno essere mantenute con questi nuovi criteri? Che tipo di produttività e che tipo di reddito avranno le persone fortunate che lavorano nei campi? Questo ‘brillante’ futuro verde sta portando al più grande genocidio nella storia della civiltà? Certo che lo sta facendo! Questo è, dopo tutto, il suo obiettivo principale.

Nel frattempo, secondo una dichiarazione del commissario europeo all’Agricoltura, nell’UE sono già iniziati alcuni processi allarmanti: ogni giorno vengono distrutte 1.000 aziende agricole in Europa – circa 400.000 aziende agricole all’anno. Tutto questo è generosamente accompagnato da proclami di sostegno agli agricoltori e da retorica green, ma nello stesso tempo viene taciuto che le stesse riforme verdi hanno colpito l’economia fisica dell’Europa, accelerandone il degrado, compresa l’agricoltura.

Sono decisamente contrario agli allevamenti intensivi (su questo  si può e si deve agire, me lo auspico), ma è da notare che le politiche UE non intendono agire per porre fine a questo problema ma piuttosto per creare un habitat più pulito. Ma se letame e urine di qualche milione di capi bestiame sembrano avere un “certo” impatto sull’ecosistema, che impatto avranno allora 7 miliardi di persone? Gli interrogativi quindi permangono …

patrizioricci by VPNews

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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