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L’ISIS continuerà ad operare nei deserti iracheni, specialmente nella provincia di Anbar

by Patrizio Ricci
27 Marzo 2019
in Post vari
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L’ISIS continuerà ad operare nei deserti iracheni, specialmente nella provincia di Anbar
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Nonostante la rivendicazione della vittoria sull’ISIS e la perdita di qualsiasi efficienza di combattimento da parte loro, i militanti hanno deciso nuovamente di ripetere il percorso precedente: la partenza per il deserto e la reintroduzione dell’attività della guerriglia.

Video from #Baghuz (Not today, likely ~1 Week ago) shows a female ISIS fighter with an AKMS. It’s extremely rare to see this, a sign of the desperate situation that the encampment was in.pic.twitter.com/o6P3PRu4JE

— Cᴀʟɪʙʀᴇ Oʙsᴄᴜʀᴀ (@CalibreObscura) March 21, 2019

L’Iraq rimane uno dei principali “fronti” dell’attività dell’ISIS. Rapporti sulle operazioni terroristiche in corso, parlano di uccisioni, attacchi alle forze governative e molto altro che avvengono correntemente nell’Iraq quasi ogni giorno. La strategia dello Stato islamico è cambiata, o piuttosto è tornata alle sue radici – non per intraprendere una guerra posizionale, ma per distruggere il nemico dall’interno.
E’ stato in Iraq che i militanti hanno ottenuto il maggior successo e sono stati in grado di paralizzare il lavoro delle forze governative in molte parti del paese. Oltre al deserto di Al-Jazeera , i terroristi dell’ISIS si sono stabiliti attivamente nelle aree desertiche di Diyala, Kirkuk, Neinova, Anbar e in altri luoghi.

Questi territori possono essere confrontati con l’esempio siriano: il deserto di Badia al-Sham (bādiyat al-Shām), dove, nonostante le numerose operazioni e un gran numero di forze coinvolte, ci sono ancora cellule dell’ISIS resistenti in combattimento. In quella zona la situazione è simile al deserto di Al-Jazeera.

Large parts of eastern Suwayda were combed after a Daesh group was spotted west of Tulul al-Safa a few days ago. While combing the areas, the units discovered a Daesh hideout, eliminated 1 Daeshi and seized some weapons. pic.twitter.com/wqn8D9hcsW

— Bosni (@Bosni94) 25 marzo 2019

Solo che il deserto di Al-Jazeera è diverse volte più grande del deserto della Badia e le forze di sicurezza irachene non tentano nemmeno di condurre operazioni all’interno di questo vasto territorio, limitandosi a mantenere sotto controllo il confine con la Siria e proteggendo l’autostrada M1 “Baghdad-Mosul”. Quindi secondo fonti locali al momento, nel deserto di Al-Jazeera, si possono nascondere circa 1.500 militanti con armi e attrezzature, magazzini con munizioni e cibo, che collaborano attivamente con tribù arabe locali.
Nel corso della loro campagna militare nella primavera e nell’estate del 2014, è stato dal deserto di Al-Jazeera che i militanti dell’Is hanno lanciato molte operazioni offensive che hanno permesso loro di conquistare vasti territori in breve tempo e immergere l’intero paese nel caos.

La situazione in altre zone dove l’ISIS è ancora in attività non è migliore: nelle province di Diyala, Kirkuk e Salah ed Ding più di 1000 militanti dell’IS, continuano a condurre attività sovversive e trovano l’ambiente ideale per nascondersi. Secondo le fonti, ci sono tra 300 e 500 membri dello Stato islamico nella provincia di Anbar. Nella zona di Baghdad operano anche piccoli distaccamenti di combattenti ISIS, soprattutto nella zona desertica a nord di Baghdad.
Inoltre, piccoli nuclei di terroristi del “Califfato” si trovano nel cosiddetto “Wilāyat al-Janūb“che comprende quasi tutto il sud dell’Iraq. Anche durante l’esordio dell’ISIS nel 2014-2015, i militanti non hanno avuto grandi forze in quella zona, e conducevano deboli attività sovversive – uccidendo le forze di sicurezza, compiendo attentati con ordigni improvvisati ( IED) e così via.

Quindi, si stima che in Iraq al momento ci possono essere fino a 5.000 militanti dell’ISIS che ingaggeranno una guerra di logoramento per tentare di nuovo di ricostituire uno “Stato islamico”. In questo quadro,  gioca a sfavore – degli sforzi fatti dal governo siriano ed iracheno contro l’ISIS – la continua destabilizzazione pervicacemente sostenuta dagli USA in Siria.

Infine è da notare che la provincia di Anbar – dove l’ISIS è ancora presente ed ha ancora appoggi tra le tribù locali – è confinante con l’area di al Tanf, detenuta dalle forze statunitensi.

Accanto a tutto questo, non è però da sottovalutare il recente accordo di cooperazione anti-terrorismo tenutosi la settimana scorsa a Damasco, dove  i capi di stati maggiore dell’ Iran, Siria ed Iraq si sono incontrati per unire gli sforzi, ovvero mettere a disposizione soldati, intelligence e tecnologia per non abbassare la guardia contro l’ISIS.

@vietatoparlare

Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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