In un momento storico di tensioni pericolosamente crescenti che non hanno precedenti neanche durante la guerra fredda con l’URSS, l’Unione Europea, sotto la guida di Ursula von der Leyen, sembra orientarsi verso decisioni che potrebbero trascinare i popoli europei in un vortice di conseguenze gravissime, avvicinandoli pericolosamente all’orlo di una terza guerra mondiale.
La recente sessione del Parlamento Europeo a Strasburgo ha visto una schiacciante maggioranza dei partiti italiani, ad eccezione del Movimento 5 Stelle, appoggiare la linea Von der Leyen, impegnandosi a fornire armi all’Ucraina “fino alla riconquista di tutti i territori occupati, inclusa la Crimea”. Questa decisione, che prevede uno stanziamento di bilancio per aiuti militari a Kiev di almeno lo 0,25% del PIL, ha ottenuto un larghissimo consenso, con 451 voti a favore, 46 contrari e 49 astensioni.
La determinazione dell’UE di sostenere l’Ucraina nella riconquista dei territori ignora le dichiarazioni di Vladimir Putin, che ha chiaramente indicato come la Russia consideri storicamente russi i territori annessi e come non esiterà a rispondere con armi nucleari se si sentirà minacciata come stato unitario. Questa posizione pone l’Europa e l’Ucraina in una situazione estremamente pericolosa, soprattutto alla luce del fatto che l’Ucraina, avendo subito perdite significative che superano i 300.000 uomini, ha perso il conflitto, sopravvivendo economicamente solo grazie al sostegno finanziario europeo e statunitense.
L’adozione della linea decisa oggi, se portate avanti, avranno conseguenze devastanti non solo per l’Ucraina ma per tutta l’Europa.
In particolare la Von der Leyen, durante la plenaria a Strasburgo, ha espresso la necessità di una difesa comune e di continuare a sostenere militarmente Kiev, proponendo acquisti congiunti per la difesa e annunciando il raddoppio della produzione europea di munizioni. Queste misure, sebbene mirate a rafforzare la sicurezza europea, rischiano di intensificare ulteriormente le tensioni con la Russia.
La riunione straordinaria del Consiglio europeo del 24 febbraio 2022 ha condannato “l’aggressione militare russa”, adottando misure restrittive e ribadendo il sostegno all’Ucraina. Tuttavia, l’approccio dell’UE sembra escludere qualsiasi possibilità di dialogo o accordo, insistendo su una linea dura che potrebbe avere conseguenze irreversibili.
È tempo che i popoli europei si facciano sentire, dicendo no a un rinnovato bellicismo sul territorio europeo. L’Europa, nata dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale, ha costituito l’Unione Europea con l’obiettivo di prevenire futuri conflitti. Sembra dimenticare le lezioni del passato e che la sua costituzione stessa è stata realizzata per favorire la convivenza pacifica tra stati e la pace. Invece di avvicinarci a scenari bellici potenzialmente apocalittici, dovremmo ricercare vie di dialogo e cooperazione per garantire la sicurezza e la stabilità non solo dell’Europa ma dell’intero pianeta. La storia ci insegna che la guerra non è mai una soluzione, e l’Europa dovrebbe essere la prima a ricordarlo. È incredibile che si assuma una simile posizione insieme alla preoccupazione per il CO2; ormai l’establishment ha perso veramente ogni razionalità.
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