l’Europa pro guerra è sorda alle popolazioni disastrate di Siria e Turchia

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David Hearst è co-fondatore e editore di Middle East Eye, sottolinea il grado di cinismo dei vertici europei, evidenziato ancora di più con gli scarsissimi aiuti a Siria e Turchia:

Terremoto in Turchia e Siria: L’Europa, con miliardi stanziati per la guerra, mostra il suo vero volto senza cuore.

La Gran Bretagna ha offerto 2,7 miliardi di dollari in armi all’Ucraina e 6 milioni di dollari in aiuti per 23 milioni di persone in Turchia e Siria? È tutto vero? A quanto pare sì…

Sarebbe stata un’occasione per dimostrare al mondo che l’Occidente sa ricostruire, oltre che distruggere, ma questo è l’ultimo sentimento nella mente della Fortezza Europa oggi, la quale circoscrive la sua ricchezza con le sue alte recinzioni elettrificate e le pattuglie di droni posti lì per tenere fuori le orde pagane [Hearst vuol dire che l’occidente circoscrive la sua ricchezza con le sue alte recinzioni elettrificate -come ha fatto la Polonia- e le pattuglie di droni posti lì per tenere lontani gli immigrati siriani . NDR].

Quale stimolo più forte si potrebbe dare a milioni di persone per cercare altrove la propria leadership?

Mentre in Gran Bretagna, Francia e Germania non sono ancora state raccolte somme significative, i sauditi hanno raccolto più di 51 milioni di dollari quattro giorni dopo il lancio della piattaforma Sahem per soccorrere Siria e Turchia.

Prima della guerra in Ucraina, il Medio Oriente rappresentava il 25% dei richiedenti asilo in Europa nel 2021, e di questi il maggior numero proveniva da Siria, Iraq e Turchia, al quinto posto. L’Afghanistan era al secondo posto.

La guerra in Siria ha trasformato la Turchia nel più grande Paese ospitante di rifugiati al mondo: oltre 3,6 milioni di rifugiati siriani e 320.000 di altre nazionalità.  Secondo un rapporto di Development Initiatives, l’anno scorso la Turchia ha speso 5,59 miliardi di dollari in aiuti umanitari, pari allo 0,86% del suo PIL, il che la rende leader mondiale.

In termini di denaro speso, la Turchia è seconda solo agli Stati Uniti. Sono cifre sorprendenti per un governo così spesso vilipeso in Occidente.

Ma questo sforzo non è definitivo. I partiti turchi di estrema destra, come il Partito della Vittoria, conducono campagne a caccia di fondi per acquistare biglietti dell’autobus per deportare i siriani. Alla ricerca di qualcuno da incolpare per la lentezza dei soccorsi, alcuni turchi si stanno scagliando contro i rifugiati sulla scia di questo disastro.

Questi eventi sono abbastanza grandi da provocare future ondate di rifugiati, poiché l’operazione di ricostruzione richiederà anni, se non decenni.

È assolutamente nell’interesse dell’Europa assicurarsi che la Turchia possa farcela a continuare la sua politica di reinsediamento dei rifugiati nel nord della Siria. Ma purtroppo anche la Siria, un tempo al centro di tanti armamenti occulti dell’Occidente, è stata abbandonata: i rifugiati siriani morivano di freddo molto prima che il terremoto colpisse Aleppo e Idlib.

Si ritiene che un terzo di tutte le vittime si trovi nella provincia di Hatay, proprio di fronte al confine con la Siria. La distruzione di Hatay ha avuto un effetto immediato sui soccorsi alla Siria che passano attraverso il valico di Bab al-Hawa, il cordone ombelicale degli aiuti per milioni di persone nel nord-ovest della Siria che vivono in aree fuori dal controllo del governo siriano.

I siriani sotto il controllo del governo non se la passano meglio. Lo Stato è distrutto dalla guerra e, come l’Iran agli albori della Repubblica islamica, è paralizzato dalle sanzioni.

Ogni anno l’abisso tra le cose giuste da fare e quelle che finiamo per fare si allarga. Ogni anno le parole pronunciate dai leader europei diventano più grottesche.

Se mai c’è stata un’opportunità per porre fine a questa gibbosità primitiva, è adesso.

L’Europa coglierà questo momento? Ne dubito, perché ha abbandonato da tempo la fede nel concetto di progresso. E il giardino dell’Eden di Borrell merita pienamente il suo destino biblico.

David Hearst

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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