L’Arabia Saudita effettua una rappresaglia contro le forze filo-iraniane in Siria

L’Arabia Saudita ha appena effettuato una rappresaglia aerea sulle forze filo-iraniane in Siria, nell’area di Abu Kmal usando 6 missili. L’azione probabilmente è stata decisa in seguito all’attacco degli impianti petroliferi in territorio saudita, avvenuto il 14 settembre.

Questo attacco è stato attribuito dall’Arabia Saudita e dagli USA all’Iran anche in assenza di prove, mentre l’Iran continua a negare.

Il consigliere del presidente iraniano ha ribadito: “La conferenza stampa [saudita sull’attacco agli impianti petroliferi Aramco del 14 settembre]  ha dimostrato che l’Arabia Saudita non sa nulla di dove siano stati lanciati missili e droni o da dove siano stati lanciati, e non è stato in grado di spiegare perché il sistema di difesa aerea del paese non sia stato in grado di intercettarli“.

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Nella conferenza stampa menzionata dal portavoce iraniano (trasmessa sui canali televisivi arabi), il Ministro della Difesa dell’Arabia Saudita Turki al-Maliki  ha  affermato che l’Iran per colpire le strutture petrolifere dell’Arabia Saudita  ha usato un drone Delta Wing  e che “questo attacco proveniva da nord ed è stato senza dubbio sostenuto dall’Iran”.

Egli ha aggiunto che “dall’indagine, è chiaro che il drone ha usato l’ala delta iraniana”.

A loro volta, i ribelli hussiti yemeniti –  contro i quali la coalizione araba guidata dall’Arabia Saudita sta combattendo – per mezzo del portavoce Yahya Saria  ha affermato in un comunicato in onda sul canale televisivo Al-Masira che le raffinerie sono state attaccate dai loro combattenti  usando veicoli aerei senza pilota. Gli insorti Ansar Alla che controllano il nord dello Yemen mercoledì hanno comunicato di aver usato un nuovo tipo di droni che trasportavano quattro testate lanciate da tre diverse posizioni contro le  strutture petrolifere in Arabia Saudita.

Un rappresentante degli Ussiti ha mostrato le fotografie scattate sul territorio degli obiettivi colpiti prima e dopo l’attacco, dicendo che “le immagini sono state ottenute dalla loro intelligence”.

Il rappresentante ussita ha anche aggiunto che “i droni utilizzati per l’attacco erano Kasef e Sammad-3, in grado di coprire una distanza di 1,7 mila chilometri. Trasportavano quattro testate e venivano lanciati da tre diverse posizioni”.

La reazione statunitense per il momento è molto cauta. Trump infatti ha dichiarato che la guerra è una misura strema e che però sicuramente saranno preparate ”nuove sanzioni significative”.

Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha dichiarato che non vi è alcuna prova di un attacco da parte dello Yemen e ne ha incolpato l’Iran. Il ministero degli Esteri iraniano ha definito una menzogna le accuse di Pompeo.

Ciò è plausibile perché se i droni e i missili fossero passati seguendo il tragitto indicato dai sauditi , ciò vorrebbe dire che essi sono passati a poca distanza di una importante base aerea USA in Kuwait senza che radar e sistemi di difesa aerea USA se ne siano accorti. Per giunta a soli 50 km dagli impianti sauditi attaccati c’è la base navale della 5^ flotta USA (anche in questo caso i radar non hanno visto nulla).

Ciò che si evidenzia è l’estrema vulnerabilità degli asset sauditi e statunitensi in Arabia Saudita: i radar e i sistemi di difesa aerea di entrambi infatti non hanno rilevato l’arrivo ed il passaggio dei circa 25 tra missili e droni che hanno sorvolato la regione.

 

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