La natura camaleontica di Erdogan stavolta da sola non salverà l’economia turca – The Cradle

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The Cradle in un articolo dimostra come la politica di Erdogan ha palesato ancora una volta la sua natura imprevedibile che ha portato a sfide e opportunità per la Turchia. Il rafforzare le relazioni con l’Occidente ed i paesi del Golfo da parte di Erdogan, è stato fatto anche a costo di tensioni con la Russia ed una maggiore dipendenza da assistenza finanziaria esterna:

La svolta di Erdogan verso l’Occidente non salverà l’economia turca

The Cradle – Ceida Karan 27 luglio 2023

Da sempre il “maestro” della politica – il presidente turco Recep Tayyip Erdogan – dimostra la sua capacità di cambiare le carte in tavola. Dopo una convincente vittoria alle elezioni di maggio di quest’anno, non ha perso un secondo nel lanciare una “offensiva di fascino” verso l’Occidente e i Paesi del Golfo per rafforzare il “soft power” e l’economia della Turchia.

Erdogan, noto per la sua imprevedibilità sia nella politica estera che interna, due anni fa  ha affrontato turbolenze economiche quando il suo controverso taglio dei tassi ha stimolato un boom valutario che ha portato a una massiccia svalutazione della lira turca.

Nonostante le critiche a tale strategia, Erdogan ha mantenuto saldamente la sua posizione, dichiarando in ogni occasione la sua alta competenza in materia economica. Tuttavia, l’inflazione reale nel paese ha raggiunto il 160%, il che ha richiesto misure di emergenza.

Ritorno alla politica razionale

Anche prima del devastante terremoto del 6 febbraio, l’enorme debito estero della Turchia, i tentativi di regolare artificialmente il tasso di cambio e le politiche elettorali dispendiose destavano grande preoccupazione. Tuttavia, dopo aver vinto le elezioni, Erdogan ha compiuto un passo fondamentale nominando Mehmet Simsek, noto per i suoi stretti legami con le capitali dell’Occidente e del Golfo Persico, a capo del ministero delle Finanze e del Tesoro. Questo ha segnato un ritorno alla “politica razionale”.

In primo luogo, Simsek ha aumentato il tasso di sconto dall’8% al 15% a giugno e poi al 17,5% a luglio, violando il principio islamico del NAIS, gli standard di rendicontazione nazionale per le banche islamiche. Ma, a quanto pare, questo non ha aiutato a rafforzare la lira turca.

Oggi, il problema principale della popolazione turca è l’elevata inflazione. Secondo i dati ufficiali, a giugno era del 4% su base mensile e del 38,2% su base annua, mentre economisti indipendenti ritengono che il tasso di inflazione reale potrebbe raggiungere il 108%.

Tra la crescente pressione sull’economia, Erdogan ha annunciato un aumento delle pensioni e dei benefici per pensionati e lavoratori. Tuttavia, l’effetto di queste azioni è stato rapidamente annullato dal successivo forte aumento dei prezzi. Gli esperti affermano che un aumento ancora maggiore è all’orizzonte, sollevando timori di iperinflazione, soprattutto dopo le imminenti elezioni locali del marzo 2024.

Con l’aumento del costo della vita in Turchia, ci sono grandi disparità: negli ultimi due anni i prezzi delle auto di marchi una volta convenienti sono aumentati del 276-440%, mentre i ricchi imprenditori evitano di pagare le tasse e il debito sui prestiti. In queste condizioni, i tassisti si rifiutano di lavorare e i lavoratori organizzano piccoli scioperi. E questi non sono casi isolati. Tutto ciò testimonia la crescente tensione economica che si avverte in tutto il Paese.

Anche tra i sostenitori di Erdogan cresce il malcontento. Personaggi politici di spicco che hanno mostrato la loro “incrollabile lealtà” stanno ora scendendo in piazza per protestare contro l’aumento del costo della vita.

Rapporti con la NATO

Erdogan, che stava cercando di mantenere Ankara neutrale nel conflitto ucraino, non ha perso l’occasione di vendere armi a Kiev, guadagnandosi contemporaneamente un accordo con Mosca lungo il Corridoio del grano. Il 7 luglio, tre giorni prima del vertice NATO, Erdogan ha ricevuto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un incontro di due ore e mezza.

In una conferenza stampa congiunta, il leader turco ha affermato che “l’Ucraina merita l’adesione all’Alleanza del Nord Atlantico”, per la quale è stato molto elogiato da Zelensky. Si è firmato un accordo con Kiev sulla produzione dei famosi droni turchi Bayraktar in Ucraina. Inoltre, contrariamente all’accordo dello scorso anno con la Russia, i comandanti del battaglione neonazista Azov, catturati a Mariupol  nel maggio 2022, sono stati rilasciati e autorizzati a tornare in Ucraina insieme a Zelensky.

Poi, il 10 luglio, al vertice NATO di Vilnius, Erdogan ha accettato di togliere il veto all’ammissione della Svezia alla NATO, dopo essersi opposto con veemenza per mesi. Tra gli applausi dell’Occidente, è stato annunciato che il protocollo di adesione sarebbe stato sottoposto all’esame del parlamento turco.

In generale, dal punto di vista di Mosca, né l’approvazione della Svezia -che è già membro de facto della NATO- né l’accordo di Kiev per la costruzione di droni Bayraktar -che provoca solo un lieve disprezzo- né i possibili complessi militari e le fabbriche di armi -che saranno comunque distrutti-, sono visti come minacce significative. Mentre è abbastanza chiaro che le dichiarazioni sull’ ”ingresso” dell’Ucraina nella NATO e il rilascio dei nazisti “Azov” sono stati percepiti in modo estremamente negativo in Russia.

Poco dopo, il 18 luglio, Mosca ha annullato l’accordo sul grano, contrariamente alle aspettative di Erdogan ed agli sforzi della Turchia per mantenerlo in vigore. Allo stesso tempo, quando il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato la risoluzione dell’accordo, non ha nemmeno citato il nome di Erdogan. Per 15 giorni Erdogan non ha smesso di cercare di parlare telefonicamente con Putin per discutere dell’accordo sul grano.  In precedenza, aveva annunciato i suoi piani per ricevere il presidente della Russia ad agosto, ma la risposta negativa del Cremlino non si è fatta attendere.

Ora Erdogan dovrà molto probabilmente pagare miliardi di dollari per il gas, il cui pagamento Mosca ha rinviato prima delle elezioni. Ecco perché il destino di BOTAS, la compagnia energetica statale che fa parte del fondo sovrano della Turchia, desta grande preoccupazione.

Il politologo turco Aydin Sezer, ex rappresentante commerciale a Mosca, sottolinea la “sfiducia” che Erdogan ha causato a Mosca, ma ritiene che la situazione sarà compensata dall’ ”aspettativa di comprensione” da parte di Ankara.

In un’intervista a The Cradle, Sezer ha dichiarato: “C’è un certo disagio, ma sembra essere un classico rancore del Cremlino”, sottolineando che non sarà facile per Erdogan lavorare con il debito differito del gas naturale.

La Svezia aderisce alla NATO in cambio dell’adesione all’UE

Dal vertice di Madrid del 2022, Erdogan ha cercato instancabilmente di “negoziare” le opzioni per l’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO. Nell’aprile dello scorso anno, ha concordato con le proposte della Finlandia per il suo ingresso nell’alleanza.

Tuttavia, fino a poco tempo fa, prima del vertice della NATO, ha aderito a ferme richieste: la Svezia deve estradare il sospetto Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), fermare il “sostegno al terrorismo”, revocare le sanzioni contro l’industria della difesa imposte a causa delle operazioni dell’esercito turco in Siria e prevenire le provocazioni con il rogo del Corano.

Durante un viaggio a Vilnius il 10 luglio, Erdogan ha fatto una dichiarazione inaspettata. Ha proposto di “rilanciare” il processo di adesione della Turchia all’Unione europea in cambio dell’adesione della Svezia alla NATO. Le aspirazioni della Turchia all’adesione all’UE si sono intensificate dopo le elezioni, mentre inizialmente la questione era stata presa come la solita retorica di Erdogan per un’udienza nazionale, e le condizioni associate all’approvazione della Svezia non erano state prese sul serio in Occidente. Tuttavia, la dichiarazione congiunta della NATO ha espresso sostegno all’adesione della Turchia all’UE, alla revisione dell’accordo sull’unione doganale e all’agevolazione dei visti.

Erdogan sa bene che l’adesione della Turchia all’UE è improbabile. La liberalizzazione dei visti rimane per ora un sogno irrealizzabile a causa di un accordo del 2016 che ha trasformato la Turchia in una zona cuscinetto per i rifugiati diretti in Europa. Nel contesto dell’ammissione della Svezia alla NATO, l’unico vero risultato potrebbe essere la revoca da parte dell’Occidente delle restrizioni all’industria della difesa turca.

La svolta di Erdogan verso l’Occidente

Allo stesso tempo, la “principale novità” in senso geopolitico è il rafforzamento della posizione di Ankara nel blocco atlantico dopo anni di flirt con gli avversari eurasiatici di Washington. In un incontro con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, Erdogan ha sottolineato l’importanza della “posizione incrollabile degli Stati Uniti riguardo all’adesione della Turchia all’UE”. Anche il ministro degli Esteri tedesco Baerbock ha riconosciuto il ruolo della Turchia come “partner strategico globale”, pur escludendo dall’ordine del giorno la questione della sua adesione all’UE.

L’incontro tra Biden ed Erdogan si è di fatto trasformato in una gara di promesse. A seguito dell’acquisizione da parte della Turchia del sistema di difesa aerea S-400 dalla Russia, Ankara è stata esclusa dal programma di produzione dell’F-35 occidentale nel 2019, il che ha portato a battute d’arresto e perdite economiche nell’industria della difesa turca.

A questo proposito, sebbene la Turchia abbia pagato 40 nuovi F-16 e kit di aggiornamento per 79 di essi, velivoli e componenti non sono mai stati consegnati. Tuttavia, al vertice della NATO, Biden ha promesso ad Ankara di aiutare a risolvere la questione delle consegne di F-16. Sebbene il Congresso degli Stati Uniti abbia imposto restrizioni all’uso di questi velivoli contro alleati come la Grecia nell’Egeo o i separatisti curdi in Siria, Biden ha dichiarato la sua disponibilità a risolvere questi problemi. Si tratta quindi di mezzi di combattimento già pagati, ma non ancora ricevuti dalla Turchia, in cambio del consenso di Ankara all’ingresso della Svezia nei ranghi dell’Alleanza Nord Atlantica.

Sezer ritiene che Erdogan, grazie al suo pragmatismo, sia riuscito ancora una volta a utilizzare con successo l’Occidente nelle sue manipolazioni. In un’intervista a The Cradle, Sezer ha osservato che accendendo la “spia gialla” sull’ingresso della Svezia nella NATO, “ha detto di sì, senza voler dire nulla”, e d’altra parte l’incontro di Erdogan con Biden servirrà da stimolo affinché l’establishment finanziario statunitense ripristini i propri interessi commerciali in Turchia.

Secondo il dottor Fatih Yasli dell’Università Abant Izzet Baysal, l’obiettivo principale di Erdogan è riportare le relazioni della Turchia con l’Occidente a un livello qualitativamente nuovo. Come ha spiegato a The Cradle: “A causa della politica di bassi tassi di interesse e alti tassi di cambio che la Turchia ha perseguito negli ultimi due anni, la sua economia è arrivata al punto di fallire. Non c’è più denaro nelle riserve della Banca Centrale. La Turchia sta affrontando una crisi della bilancia dei pagamenti…Erdogan non ha altra scelta che rivolgersi all’Occidente e riaprire il Paese ad un afflusso di capitali occidentali.”

Non è chiaro se tali azioni di Erdogan risolveranno il problema delle risorse a breve termine e, in tal caso, con quale efficacia.. Pertanto, il suo ultimo e più eclatante passo è stato un tour nei paesi del Golfo Persico. Prima di partire per una visita in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti dal 17 al 19 luglio, ha inviato lì il suo ministro delle finanze Simsek per discutere di cooperazione economica.

Il fallimento della politica estera neo-ottomana della Turchia è ampiamente riconosciuto sia in Asia occidentale che oltre. Negli ultimi due anni, Ankara è riuscita a riallacciare i rapporti con Abu Dhabi e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, nonostante le passate tensioni derivanti dal tentativo di colpo di stato del 15 luglio e dall’assassinio di Jamal Khashoggi al consolato saudita di Istanbul.

Come parte del suo tour nel Golfo Persico, Erdogan ha ribadito la disponibilità di Ankara a mantenere la sua presenza militare nel nord della Siria, ma non ci sono state discussioni su questo tema. A Jeddah sono stati firmati accordi in varie aree, tra cui un importante accordo di esportazione e cooperazione per creare un veicolo aereo senza pilota Akinci – “Banner Raider”.

Ad Abu Dhabi sono stati annunciati accordi per un valore di 50,7 miliardi di dollari, suscitando grande interesse in tutto il mondo. Sebbene gli importi dichiarati in dollari avranno un impatto positivo sull’economia turca, vi sono dubbi sull’immediata attuazione di questi investimenti, dal momento che gli impegni precedenti non sono stati realizzati.

Pertanto, nonostante il tour di Erdogan nel Golfo Persico abbia mostrato un serio tentativo di rafforzare i legami finanziari e politici della Turchia con gli attori regionali, molti esperti ritengono che le opzioni di Erdogan potrebbero essere notevolmente limitate dopo le elezioni locali del 2024, quando sarà costretto a presentare domanda per l’assistenza finanziaria alle istituzioni occidentali restrittive, limitando così il potenziale di Ankara nella sua svolta verso il campo eurasiatico.

(https://new.thecradle.co/articles/erdogans-new-cabinet-should-improve-ties-with-the-west)

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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