Il MES ed il Recovery Fund sono capestri

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Fino ad oggi, da inizio anno,  il governo italiano ha reperito – tramite collocamento di titoli di Stato – circa 100 miliardi di euro per i fabbisogno derivante dall’emergenza. Tuttavia, il governo italiano ora insiste nuovamente sul MES. Sembra infatti che il Recovery arrivi molto tardi e c’è tra gli stati frugali chi vorrebbe rivederne i termini. Per questo, riaffaccia con forza la voglia di richiedere il MES (che corrisponde a circa 35 miliardi), in attesa del Recovery (208,8 miliardi, di cui 81,4 a fondo perduto e 127,4 di prestiti)

Da dove arriverebbero i soldi del MES e del Recovery Fund? Anche in questo caso, la risposta è semplice: la liquidità verrebbe dall’emissione di obbligazioni europee, il cui corrispettivo verrebbe reso disponibile a tranche,  previa condizionalità e previo raggiungimento di obiettivi e indicazioni. Solo una piccola parte di questa disponibilità è stata decisa a fondo perduto, inferiore comunque a quanto abbiamo versato gli scorsi anni e comunque non così rilevante da giustificare la Troika a casa nostra.

Riguardo poi alle condizionalità, l’ex ministro greco Varoufakis, ha commentava così il MES senza condizionalità:
I prestiti ESM senza condizionalità sono un’elaborata bufala ispirata alla Merkel: certo, prendi miliardi di nuovi prestiti senza condizioni. Ma poi, il prossimo anno, Bruxelles “noterà” che il tuo debito / PIL è salito alle stelle e richiederà, ex post, un’austerità gigantesca e catastrofica. Nemmeno l’oro degli sciocchi!

Invero, una tale decisione sarebbe subito scartata se i politici esercitassero un po’ di ragione e se i media mainstream non obliterassero la seguente domanda:  cosa vieta all’Italia di reperire il fabbisogno per l’emergenza, tramite il normale collocamento di titoli?

Perchè è stata abbracciata la scelta di rivolgersi ad un soggetto terzo e non al reperimento ordinario delle risorse?

La risposta è semplice: è una scelta unicamente politica. L’obiettivo è quello di vincolare anche i futuri governi alle scelte europee di un certo colore e alle scelte ideologiche che risultano ormai essere le sole ad avere legittimità nella struttura europea.

Quindi riassumendo:
1) Non esiste alcuna ragione per accettare Recovery Fund e MES.
2) La condizione migliore per reperire la liquidità necessaria alla ripresa, è quella per via ordinaria.

Tra gli altri elementi negativi del MES e del Recovery Fund, c’è la durata: questi prestiti devono essere rimborsati entro una certa data ed in euro. Ciò significa che anche nella improbabile ipotesi di una uscita dell’Italia dall’Euro, essi dovranno essere restituiti in euro , con tutti i problemi derivanti dall’onerosità del cambio.

Il MES non è uno strumento è una istituzione a cui uno stato in forte difficoltà chiede l’intervento quando questi non riesce più a reperire fondi sui mercato in modo ordinario, tramite emissione di titoli di stato, quando cioè si è in una situazione prossima al default.

Ricorrere a questo strumento equivale ammettere che la situazione finanziaria è disastrosa, vicina all’insolvibilità. Non è il nostro caso. Altro particolare di non poco conto è che il MES è concesso ad un tasso di circa 0,5 mentre i titoli di stato attualmente sono venduti all’asta ad un tasso quasi negativo.

Attualmente l’Italia reperisce il suo fabbisogno di liquidità tramite emissione di titoli di stato. L’emissione di cento miliardi di euro da inizio anno è stata acquistata interamente dalla Banca Centrale Europea. Gli interessi attualmente sono sotto zero, quindi il debito non grava sulle casse italiane. Ma anche se il tasso di interesse si alzasse in positivo, il corrispettivo sarebbe versato dalla BCE nelle casse della Banca d’Italia.

Inoltre, il metodo di impiego del Recovery Fund è limitante per l’Italia, non risponde alle nostre esigenze. Ci viene imposto dalla UE di spendere i fondi per realizzare progetti pressoché inutili come “Big data”, “green economy”, “digitalizzazione”, tutti ‘glamour’ ma abbastanza inutili . Mentre se vogliamo realmente una aumento della produttività, ciò in cui dovremmo impegnarci e puntare è sulla nostra struttura economica e industriale : nell’aerospaziale, nell’edilizia, nel farmaceutico, nella cantieristica, nella componentistica elettronica, nelle medie imprese che ci caratterizzano, negli ospedali, nelle scuole, nell’industria strategica. Ma non lo potremo fare.

Rinunciare al Recovery Fund ed al MES, rappresenta di gran lunga la soluzione migliore. Chi vi dice il contrario è pagato per farlo o è un idiota. Inoltre, non mostra alcun rispetto e interesse per il nostro paese: il fatto che una cosa relativamente semplice impegni da tempo tutto il parlamento italiano, è segno di quanto la politicizzazione e idealizzazione di tutto s’insinui nel dibattito, a prescindere dal livello d’istruzione dei partecipanti E’ sintomo di quanto male funzioni la comunicazione economica in italia.

Eppure, dovremmo essere edotti dalla crisi greca dove la Germania ha ricevuto enormi profitti (vedi  https://www.econstor.eu/handle/10419/142208 e https://www.bbc.com/news/world-europe-33845836 ). Il vantaggio agli aiuti greci è stato assorbito dalle banche tedesche e francesi. Qui non esiste nessun buon samaritano.

“La crisi del debito greco ha consentito al governo tedesco di risparmiare circa 100 miliardi di euro (70 miliardi di sterline; 109 miliardi di dollari) in costi di indebitamento inferiori perché gli investitori hanno cercato sicurezza nelle obbligazioni tedesche”

“… la Germania ha realizzato risparmi in termini di interessi di oltre il 3% del PIL tra il 2010 e il 2015, e gran parte di ciò è dovuto alla crisi del debito greco”

Se non si capiscono queste semplici cose, vuol dire che non riusciamo ad imparare più neanche dall’esperienza passata. Non so cosa abbiamo imparato dal passato, visto che ci accingiamo ad adottare esattamente le stesse disastrose ricette e ripercorrere gli stessi errori.

patrizioricci by @vietatoparlare

 

 

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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