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Home Editoriale

Giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese: no a proroga stato di emergenza

14 Luglio 2020
in Editoriale
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Giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese: no a proroga stato di emergenza
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Il premier Conte, nella giornata di oggi, ha comunicato che molto probabilmente lo Stato di emergenza verrà prorogato dopo il 31 Luglio. La motivazione è che, in questo modo, si possa “tenere sotto controllo il virus” attraverso l’emanazione di nuovi dpcm ed il ruolo centrale della Protezione Civile, soprattutto in vista della riapertura delle scuole.

Il giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese spiega i motivi per i quali, dal suo punto di vista, sia sbagliato prorogare lo stato di emergenza: occorre che vi sia una condizione attuale di emergenza, esistono altre strade praticabili e meno invasive, evitare l’accentramento di tutte le decisioni a Palazzo Chigi e non consentire che l’eccezione divenga la regola.

Cassese: «Sono molte le ragioni per non prorogare lo stato di emergenza»
“Sono molte le ragioni per non prorogare lo stato di emergenza” ha scritto sul Corriere Sabino Cassese, costituzionalista e giudice emerito della Corte Costituzionale. “Perche’ venga dichiarato o prorogato uno stato di emergenza, non basta che vi sia il timore o la previsione di un evento calamitoso. Occorre che vi sia una condizione attuale di emergenza”. Appello anche di Lettera 150, il think tank che riunisce circa 250 docenti universitari, magistrati e intellettuali.

“Sono molte le ragioni per non prorogare al 31 dicembre lo stato di emergenza, dichiarato il 31 gennaio e in vigore fino al termine di luglio. In primo luogo, manca il presupposto della proroga. Perche’ venga dichiarato o prorogato uno stato di emergenza, non basta che vi sia il timore o la previsione di un evento calamitoso. Occorre che vi sia una condizione attuale di emergenza”. Lo ha riportato sul Corriere della Sera il professor Sabino Cassesse, costituzionalista e giudice emerito della Corte Costituzionale. “Perche’ prorogare lo stato di eccezione, se e’ possibile domani, qualora se ne verificasse la necessita’, riunire il Consiglio dei ministri e provvedere?”, si chiede Cassesse. “L’urgenza non vuol dire emergenza”

L’intervento di Cassese arriva dopo giorni in cui si rincorrono le dichiarazioni che annunciano una possibile e probabile proroga dello stato di emergenza con decisione del governo che pare ora stia pensando non più solo alla possibile proroga del termine al 31 dicembre ma anche a un eventuale step intermedio fino al 31 ottobre.

Per Cassese, un altro motivo per non abusare dell’emergenza e’ quello di “evitare l’accentramento di tutte le decisioni a Palazzo Chigi. E questo non solo perche’ finora si sono gia’ concentrati troppi poteri nella Presidenza del Consiglio dei ministri, o perche’ in ogni sistema politico una confluenza eccessiva di funzioni in un organo e’ pericolosa, ma anche e principalmente perche’ l’accentramento crea colli di bottiglia e rallenta i processi di decisione”. Il suo intervento sul quotidiano milanese si conclude con una terza valutazione: la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza, scrive sempre Cassese, “e’ inopportuna perche’ il diritto eccezionale non puo’ diventare la regola. Proprio per questo sia la legge che lo prevede, sia la costante giurisprudenza della Corte costituzionale hanno insistito sulla necessaria brevita’ degli strumenti derogatori, perche’ non e’ fisiologico governare con mezzi eccezionali. Questi possono produrre conseguenze negative non solo per la societa’ e per l’economia, creando tensioni nella prima e bloccando la seconda, ma anche per l’equilibrio dei poteri, mettendo tra le quinte (ancor piu’ di quanto non accada gia’ oggi) il Parlamento e oscurando il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale, al cui controllo sono sottratti gli atti dettati dall’emergenza”.

Appello al capo dello Stato “perché non si verifichino rotture ingiustificate e gravi della legittimità costituzionale” viene lanciato anche da Lettera 150, il think tank che riunisce circa 250 docenti universitari, magistrati e intellettuali. “Desta particolare preoccupazione – rileva Lettera 150 in un documento – l’annunciata volontà del Governo Conte di prorogare al 31 dicembre 2020 lo Stato di emergenza per la pandemia, tramite una semplice deliberazione del Consiglio dei Ministri o, peggio, un decreto del Presidente del Consiglio (DPCM)”. Ci sono “gravi preoccupazioni” in particolare perché la proroga interferisce con le elezioni regionali di settembre, che potrebbero subire intralci o rinvii.

Sull’affermazione da parte del Governo che il provvedimento amministrativo farebbe comunque “un passaggio” in Parlamento, Lettera 150 osserva che “il verbo ‘passare’ è “inopportuno e privo di significato” perché “a prescindere dall’andamento della pandemia, la fase di cosiddetta emergenza in senso giuridico è definitivamente conclusa per lasciare il posto ad una ordinaria situazione di allerta grave”, con “interventi anche urgenti, magari attraverso decreti legge, ma riconducibili alla ordinaria gestione legislativa parlamentare”. E’ infatti “venuta meno, definitivamente, quella condizione che ha permesso, sino ad oggi, la sospensione di diritti costituzionali fondamentali”. Lo stato di emergenza, infatti, è “una grave circostanza imprevista che richiede misure immediate di intervento non compatibili con i normali tempi di elaborazione e proclamazione di leggi o provvedimenti amministrativi ordinari”.

fonte:https://www.terranuova.it/Chi-siamo

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Patrizio Ricci associato Freelance International Press (FLIP), socio dell’ass. Blogger Samizdatonline, Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Coofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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