Di tutte le brutalità in guerra la più grande è l'uccisione di prigionieri inermi o feriti.

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Dopo aver appreso ieri  di particolari ancora più cruenti sulla modalità dell’assassinio di Gheddafi, oggi la notizia che cinquantatre’ persone, tutte con le mani legate dietro alla schiena , appartenenti ai combattenti  lealisti sono state uccise ,  tra il 14 e il 15 ottobre sommariamente  in un hotel di Sirte . Lo ha denunciato oggi l’organizzazione per la difesa dei diritti umani, Human Rights Watch (Hrw) .

La notizia dell’esecuzione sul posto dei combattenti lealisti è sulla home page dell’organizzazione Human Richt Watch del 24 ottobre 2011

Esecuzioni sommarie in realtà sono avvenute ovunque, a Tripoli come a Sirte ed in molte  località, abbiamo visto la caccia al nero identificato per il solo colore della pelle come “mercenario”, abbiamo visto  l’uso indiscriminato delle armi e della forza aerea   e l’uso dell’assedio come tattica di guerra . La condotta di guerra appare per quel poco che è trapelato,  simile a quella condotta da bande armate più che da uomini che dovessero rispondere agli ordini di qualcuno.  Tutti accomunati solo da un odio catalizzatore e da un nemico assoluto.

Questo c’era da aspettarselo, ma noi “volenterosi” (così si è autodefinita la coalizione Nato in appoggio ai ribelli) abbiamo lasciato fare quando addirittura non incoraggiato certe degenerazioni, volgendo lo sguardo altrove.  Come abbiamo visto la cattura di Gheddafi le supera tutti, ma tutto lascia intendere , come la notizia di oggi, che  molto dovremo purtroppo ancora sapere.

Viene da pensare che organizzazioni a difesa dei diritti umani come HRW o Amnesty International con i loro pochi uomini, ci danno notizia di singoli episodi che danno però il tenore di cosa sia successo in questa carneficina in Libia. In molti casi, non si distinguono dove siano gli oppressori e gli oppressi.

Emerge un dato: si  è fatto a gara a chi facesse le brutalità più grande. Di tutte però quella più grande è l’uccisione di prigionieri inermi o peggio, feriti.

Perchè si è voluto una vittoria totale, una vitoria così macabra e  di cui non  essere fieri? Perchè non si è usato ad un certo punto la diplomazia e si è dato totalmente credito alla voce delle armi e della violenza?

Lascio a voi le riflessioni, aggiungo a queste riflessioni una: è mai possibile che tali notizie ci vengano date da queste organizzazioni (che con grave rischio della propria incolumità vanno sul posto, e per quanto possono indagano), mentre la grande organizzazione della Nato, capace di rilevare tutto dall’alto e dal terreno, ha taciuto e non ha fatto nulla per impedire (anzi ha sottaciuto)  che dalla parte dei “buoni” e degli “oppressi”  si replicassero le stesse ingiustizie e crimini a cui dicono di essersi ribellati?

Human Rights Watch  sito http://www.hrw.org/
Human Rights Watch http://www.hrw.org/

Conclude così il presidente di HRW:

“La violenza di qualsiasi tipo, e in particolare l’omicidio, inflitti durante un conflitto armato sui combattenti che hanno deposto le armi o sono in stato di detenzione, è un crimine di guerra ai sensi dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI). La CPI è competente in Libia per tutti i reati nell’ambito del suo mandato commessi a partire dal 15 febbraio 2011. Virtù del trattato del tribunale, responsabilità penale vale sia per coloro che fisicamente commettere i crimini e agli alti funzionari, compresi quelli che danno gli ordini e quelli in posizione di comando che avrebbe dovuto essere a conoscenza degli abusi, ma non è riuscito a impedire loro o per segnalare o perseguire i responsabili. ”

“Questo ultimo massacro sembra parte di una tendenza di uccisioni, saccheggi, e altri abusi commessi da armati combattenti anti-Gheddafi che si considerano al di sopra della legge”, ha detto Bouckaert. “E ‘imperativo che le autorità di transizione agire per tenere sotto controllo questi gruppi”.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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