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Home Politica

Da Studio Livantino su sanatoria migranti

by Patrizio Ricci
24 Maggio 2020
in Politica
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Da Studio Livantino su sanatoria migranti

DALLA “SANATORIA” DEI MIGRANTI: “RILANCIO” SÌ, MA DELLA DISOCCUPAZIONE E DELLA ILLEGALITÀ

”È una sanatoria indiscriminata. È difficile che porti beneficio a lavoratori sfruttati. Farà crescere la concorrenza sleale, immettendo nel mercato del lavoro stranieri con titolo di soggiorno regolare, che però saranno fatti operare in nero”. Natale Forlani non ha dubbi sugli esiti cui condurrà il sistema previsto dall’art. 103 del D.L. n. 34/2020, il cui contenuto è stato illustrato su questo sito giovedì scorso: già segretario nazionale confederale della CISL, dal 2000 al 2010 a.d. di Italia Lavoro, agenzia strumentale del Ministero del Welfare, della quale è stato pure presidente, dal 2010 – fino al momento id andare in pensione – ha ricoperto l’incarico di direttore generale dell’Immigrazione nello stesso dicastero. Ha quindi la competenza e l’esperienza adeguate per valutare il provvedimento fortemente voluto dalla ministra Bellanova.

“Partiamo dal bilancio dell’ultima sanatoria: quella realizzata nel 2012, che ho avito modo di seguire istituzionalmente, per via dell’incarico che ricoprivo. Come per quella attuale, essa ha riguardato sia il lavoro in agricoltura, sia quello domestico di colf e badanti. Le domande presentate sono state in totale 134.000: di esse solo 12.000 sono state dichiarate inammissibili o rigettate”.

Quale è stata la proporzione fra i due differenti comparti?

“116.000 istanze hanno avuto a oggetto il lavoro domestico: l’87% del totale. Vi sono due dati ulteriori: il 76% delle richieste di sanatoria per il lavoro domestico hanno riguardato persone di sesso maschile provenienti, in ordine decrescente per quantità di domande, da Bangladesh, Marocco, India, Pakistan, Egitto, Cina, Senegal, Tunisia e Albania. il 34% delle richieste, pari al 40% dei lavoratori regolarizzati, ha visto come datori di lavoro persone di nazionalità extracomunitaria, in gran parte originari delle medesime Nazioni cui appartenevano gli stranieri che figuravano come dipendenti. C’è bisogno di commentare questi numeri, o parlano da sé?”

Sono indizi pesanti di un uso strumentale dell’opportunità offerta. Ve ne sono altri?

“Se li si vuole considerare solo indizi – e non prove schiaccianti – ce ne sono altri, comunque gravi e concordanti. L’82% delle regolarizzazioni nel lavoro domestico è stata effettuata per rapporti lavorativi inferiori alle 25 ore settimanali: trattandosi per la maggior parte di relazioni fittizie, i versamenti contributivi hanno puntato al minimo orario compatibile con la sanatoria. Il fondo Inps per i lavoratori domestici ha fatto registrare fra il 2012 e il 2013 un incremento di circa 100.000 iscritti, in corrispondenza alla presentazione delle domande e all’espletamento delle relative istruttorie, e ha riguardato in prevalenza persone di sesso maschile: quando è nell’esperienza comune che si tratta di lavori svolti soprattutto da donne. Questi 100.000 iscritti sono quasi tutti scomparsi dal fondo nelle annualità successive, a conferma del carattere fittizio dei contratti utilizzati per l’emersione”.

L’Inps ne avrà comunque ricavato un beneficio in termini di afflusso di contributi arretrati, dal momento che la logica era quella di portare a galla rapporti lavorativi esistenti.

“La gran parte dei ratei di pagamento degli arretrati contributivi da parte dei datori di lavoro, al netto del versamento delle prime rate, contestuali alla presentazione dell’istanza di sanatoria, non sono stati più versati dai datori di lavoro: si sono trasformate in crediti dell’Inps, ovviamente inesigibili”.

L’aggiramento delle norme è presunto o ha trovato riscontro in indagini giudiziarie?

“Decine di operazioni, in prevalenza della Guardia di Finanza, hanno fatto scoprire, dandone documentazione, la presenza sul territorio italiano di organizzazioni composte da avvocati, commercialisti e intermediari, italiani e non, finalizzate a presentare e gestire le pratiche di sanatoria a pagamento, simulando rapporti di lavoro in realtà inesistenti, anche per favorire nuovi ingressi.”

Lei però trasferisce le valutazioni riguardanti l’ultima sanatoria a quella contenuta nel decreto legge c.d. “rilancio”.

“Tutto autorizza a ritenere che, sulla base delle nuove disposizioni, andrà alla stessa maniera, se non peggio. È facile prevedere che il lavoro domestico costituirà il canale privilegiato per eludere la sussistenza effettiva dei requisiti di un rapporto di lavoro da regolarizzare: la modalità di documentazione della presenza sul territorio nazionale prevista dall’art. 103 del D.L. 34 è aggirabile come e più che nel passato. Altrettanto facile è prevedere che al termine della sanatoria ci saranno molti più titoli di soggiorno rispetto a oggi, ma non altrettanti rapporti di lavoro emersi. L’impossibilità di controllare se effettivamente il lavoro domestico dichiarato nella richiesta esisteva in precedenza fa sì che l’aggancio al mestiere di colf o di badante costituirà il jolly per conferire un regolare titolo di soggiorno a persone, in prevalenza maschi, provenienti dai Paesi di più consistente provenienza di migranti irregolari.”

Ma questo secondo lei non sottrarrà comunque decine di migliaia di persone dalla marginalità?

“No. Dopo l’ottenimento del permesso di soggiorno queste persone non saranno sottoposte a controlli e, una volta cessato il rapporto di lavoro domestico – che nella gran parte dei casi sarà nominale – è verosimile che ne avvieranno un altro in nero nei settori del turismo o della ristorazione o dell’edilizia. L’aumento delle persone in cerca di lavoro, soprattutto durante questa crisi – che aumenterà  il numero dei disoccupati in particolare  nei settori dove operano gli immigrati – comporterà un peggioramento delle opportunità di lavoro, e il rischio di un aumento di quello sommerso.”

La sanatoria servirà per lo meno alle esigenze dell’agricoltura…

Per esse sarebbe stato sufficiente attivare i c.d. “corridoi verdi”, per es. con la Romania, come ha fatto la Germania. Con riferimento al settore agricolo, l’istruttoria delle domande che saranno presentate avrà tempi lunghi di trattazione, e questo mal si concilia con l’elevato tasso di mobilità dei settori nei quali operano i migranti, che a seconda delle stagioni non vivono continuativamente in un solo Stato”.

fonte:https://www.centrostudilivatino.it/dalla-sanatoria-dei-migranti-rilancio-si-ma-della-disoccupazione-e-della-illegalita/

Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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