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Chiuso a Pechino il 12° summit dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione

La comparsa di nuove linee di demarcazione e d’invadenza militare occidentale accelera il processo di avvicinamento e di collaborazione dei paesi membri dell’organizzazione asiatica

by Patrizio Ricci
24 Luglio 2020
in Post vari
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Chiuso  a Pechino il 12° summit dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione
di Patrizio Ricci

A Pechino, usando come lingua di lavoro il cinese e il russo, i leader dei sei stati membri dello Shanghai Cooperation Organization (Cina, Russia, Kazakistan, Turkmenistan, Kyrgyzstan e Tagikistan) hanno cercato di consolidare la propria unione e di pianificarne meglio la direzione futura, sospinti dalla necessità imposta dal panorama regionale e globale, in rapida evoluzione. I paesi aderenti hanno convenuto che l’obiettivo è mantenere e migliorare i rapporti di buon vicinato, incoraggiare la cooperazione scientifica, dei trasporti, della cultura e del turismo. Naturalmente si è discusso anche di questioni internazionali, di stabilire un piano comune per combattere il terrorismo, il separatismo e l’estremismo. I leaders considerano “inaccettabili” i cambi di regime avvenuti recentemente nei paesi del Medio Oriente. Per la Siria è stata riaffermata la propria “ferma opposizione ad ogni tipo d’interferenza esterna” e l’obiettivo comune di fermare “ogni violenza da qualunque parte essa provenga, nel rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità nazionale“.

Di fronte alla sfida della recessione globale, il presidente cinese Hu Jintao ha detto che “i membri dovrebbero rafforzare la cooperazione economica ed essere meglio preparati a navigare nelle acque agitate dell’economia globale” ed ha posto l’accento sulla necessità di “coordinarsi strettamente su importanti questioni regionali e rafforzare il sostegno dell’uno per l’altro su questioni concernenti l’integrità territoriale, la sicurezza nazionale, la stabilità sociale e lo sviluppo“.

L’iniziativa di cooperazione asiatica rappresentata dallo SCO ha avuto origine soprattutto come risposta alla critica situazione internazionale e ha trovato nuovo impulso dopo le trasformazioni politiche avvenute in Africa, in Asia minore, nel Mediterraneo, che sono viste dall’organizzazione asiatica con estrema preoccupazione e come l’esito dell’invadenza occidentale, che sta generando conflitti, ingiustizie, povertà e soprattutto continue violazioni del diritto internazionale. Per questi motivi è iniziato il progetto di unione asiatica. E’ stato voluto fortemente dalla Russia: dopo la caduta del muro di Berlino, contrariamente a quanto assicurato all’ex-URSS dall’allora Segretario di Stato americano Backer e dal cancelliere tedesco Kohl circa la non espansione della Nato negli ex-paesi satelliti dell’URSS, l’alleanza atlantica ha invece accolto le richieste di adesione di Ungheria, Bosnia, Albania e Macedonia e Bulgaria (appunto paesi ‘ex-satelliti’ dell’URSS) e si sono costruite basi militari a ridosso della Russia.

Per giunta, dopo l’11 settembre 2001 il mondo ha ripreso a riarmarsi. L’“U.S. Military Troops and Bases around the World”, pubblicata nel 2002, riportava che le basi americane nel mondo erano allora ben 737, e ne sono state costruite di nuove in ulteriori sette paesi a ridosso della Russia e della Cina. Evidentemente, questa ‘intrusione’ ha suscitato forte preoccupazione ed ha fatto decidere di ‘far quadrato’, di dare vita al primo accordo bilaterale tra Russia e Cina, lo ‘Shangai five’ (accordo di demilitarizzazione delle rispettive zone di confine), primo passo di avvicinamento tra le due potenze asiatiche che si è trasformato poi nell’attuale ‘Shanghai Cooperation Organization’.

Notevoli sono le differenze tra le politiche decise nella riunione di Pechino e quelle adottate in ambito europeo: lo SCO ha deciso di proseguire nella politica espansiva e nell’ampliamento delle infrastrutture, l’Europa ha invece reagito alla crisi adottando una politica recessiva, con la conseguenza che austerity e liberalizzazioni hanno dato inizio a una nuova epoca contrassegnata da minori tutele individuali e maggiori vulnerabilità sociali. Tuttavia l’aspetto in cui si entra apertamente in contrasto con i paesi aderenti allo SCO è la politica estera, che sostanzialmente per l’Europa è quella americana (la Strategia Europea di Sicurezza enunciata da Javier Solana nel 2003, la National Security Strategy degli Stati Uniti e il Concetto Strategico della NATO sono pressoché identiche). Così la Cina, dopo la perdita degli ingenti contratti stipulati nella Libia di Gheddafi, vede con irritazione e sospetto l’accresciuta influenza USA nel sud-est asiatico, che è dichiaratamente un obiettivo fondamentale della nuova politica estera dell’amministrazione Obama. Il ridispiegamento nel Pacifico del 60% della marina statunitense e l’attività della marina militare americana specialmente nel mar della Cina, dove ha formalizzato un accordo di reciproca difesa con le Filippine in funzione anti-cinese, è la prova più sensibile di questo cambiamento politico.

Questo è lo scenario, quando invece la comprensione e l’amicizia tra i popoli sono quanto mai urgenti perché, come ha ribadito il Papa nell’omelia di Pentecoste, “viviamo in una nuova Babele e il senso di diffidenza e sospetto ci rende pericolosi gli uni per gli altri”, ma comprendersi sembra troppo impegnativo e si preferisce occuparsi solo dei propri interessi. Questo è il clima che si respira.

Allora bisogna raccogliere una sfida, che è quella di sempre per l’uomo: in questa situazione, possiamo veramente trovare e vivere quell’unità di cui abbiamo tanto bisogno? Sì, se inizia una collaborazione in primis tra Europa e Russia che funga da ‘ponte’ con l’intero continente asiatico: ciò potrebbe favorire enormemente un clima di rinnovata fiducia, di collaborazione e di sviluppo, nell’interesse della pace nel mondo.

Content retrieved from: http://www.lplnews24.com/2012/06/chiuso-pechino-il-12-summit.html.

Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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