Al potere occorre la percezione di un pericolo imminente

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Nel corso del Forum Economico Mondiale di Davos, il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg ha espresso preoccupazione per i recenti sviluppi in Ucraina, evidenziando come la Russia stia intensificando le sue operazioni su più fronti. La sua dichiarazione ha ribadito un’opinione comune tra molte figure autorevoli e pubblicazioni politiche: la Russia rappresenta una minaccia significativa e potrebbe pianificare ulteriori azioni aggressive, inclusa la possibilità di invadere i paesi baltici.

Questa narrativa non è nuova nella geopolitica internazionale occidentale. È una strategia ricorrente, utilizzata per giustificare misure di difesa severe e sostenere la necessità di un aumento della spesa militare. Creando l’immagine di un pericolo imminente e un desiderio di dominio, si cerca di legittimare azioni che altrimenti sarebbero difficili da giustificare.

Esempio da manuale di manipolazione di massa: scusanti per giustificare l’attacco statunitense all’Iraq

Un esempio lampante di questa tattica è stato l’intervento degli Stati Uniti in Iraq. Prima dell’invasione del 2003, gli Stati Uniti diffusero ampiamente l’idea che l’Iraq possedesse armi di distruzione di massa e avesse un esercito eccezionalmente potente. Queste affermazioni, che si rivelarono in seguito infondate, furono utilizzate per costruire una coalizione internazionale e giustificare l’azione militare, presentata come una necessità per la sicurezza globale.

Come è stato possibile per gli Stati Uniti convincere il mondo di questa narrazione? La strategia adottata si è basata su una serie di dichiarazioni e rapporti che enfatizzavano presunte minacce, spesso supportate da informazioni di intelligence incerte o interpretate in modo tendenzioso. La presentazione di queste informazioni al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, accompagnata da un’intensa campagna mediatica, ha creato un clima di paura e urgenza.

Tuttavia, al termine del conflitto, le indagini approfondite hanno smentito l’esistenza delle armi di distruzione di massa e rivelato una realtà militare irachena molto diversa da quella prospettata, sollevando interrogativi sulla veridicità e le motivazioni dietro queste affermazioni iniziali.

Un ISIS provvidenziale per le truppe statunitensi e gli interessi egemonici nella regione

Quindi aspettiamoci ancora un uso massiccio di queste metodologie. Accanto ad esse riemergerà l’ISIS, insieme ad un tentativo già in atto di allargare la crisi determinata dalla reazione spropositata israeliano contro Hamas, che ha reso possibile la deportazione e la liberazione di Gaza dalla incomoda ed indisciplinata popolazione

In linea, è interessante un articolo di oggi di The Cradle che spiega come gli Stati Uniti abbiano ritenuto opportuno rivitalizzare l’ISIS come mezzo per contrastare le forze che si oppongono alla presenza militare americana in certe regioni. Questa azione mira a rafforzare un nemico comune, al fine di unire le forze locali contro di esso e, di conseguenza, ridurre la pressione sulle truppe americane stanziate in quelle aree.

État Islamique – Daesh P1050159” by Abode of Chaos is licensed under CC BY 2.0

Tattiche per far riemergere l’ISIS

Detto più chiaramente gli Stati Uniti utilizzano queste tattiche per far riemergere l’ISIS a proprio favore:

  • Protezione dei combattenti ISIS: Rapporti di intelligence indicano che migliaia di combattenti ISIS sono emersi indenni in Iraq, con la protezione delle forze statunitensi.
  • Assistenza nell’attraversamento dei confini: Fonti di sicurezza irachena affermano che gli Stati Uniti hanno facilitato il passaggio dei combattenti ISIS attraverso i confini, incluso il bombardamento di unità irachene al confine per creare varchi.
  • Trasporto di combattenti ISIS: Vi sono rapporti di elicotteri Chinook americani che trasportano combattenti ISIS dalla Siria all’Iraq.
  • Addestramento e rifugi sicuri: Un deputato iracheno ha sostenuto che ci sono migliaia di membri ISIS nella valle di Houran che ricevono addestramento sotto la protezione americana.
  • Collegamento storico tra USA e estremisti: Il testo sottolinea il coinvolgimento storico degli USA con gruppi estremisti, incluso il sostegno ai mujaheddin afghani, suggerendo una predisposizione all’alleanza con gruppi simili all’ISIS.
  • Camp Bucca come punto di incontro per estremisti: I detenuti della prigione di Camp Bucca, gestita dagli americani, includendo i leader di alto rango dell’ISIS, sono stati in seguito liberati, fornendo un collegamento tra gli Stati Uniti e l’organizzazione.
  • Protezione indiretta dell’ISIS: Secondo il testo, l’intelligence americana ha indirettamente protetto l’ISIS, facilitando i movimenti dei suoi convogli e rifiutando di eseguire condanne a morte contro i membri dell’ISIS.
  • Risveglio dell’ISIS come strumento USA contro l’asse della eesistenza: Il segretario generale di Hezbollah ha avvertito che gli USA stanno sostenendo il risveglio dell’ISIS nella regione.
  • Coincidenza tra rinascita dell’ISIS e obiettivi USA/Israele: Il testo suggerisce che la rinascita dell’ISIS coincide con gli obiettivi di Washington e Tel Aviv nella regione.

Considerazioni

Questi punti  delineano un quadro ove gli Stati Uniti sono descritti come contribuenti attivi alla rinascita e al sostegno dell’ISIS per propri scopi geopolitici nella regione.

Il potere guida le masse secondo i suoi interessi, finché queste non iniziano a esprimere desideri autonomi. Non c’è modo di cambiare questo stato di cose senza la reazione del popolo.
Per evitare che gli eventi accadano inutilmente, è fondamentale che le persone tornino ad essere attori principali della propria vita, vivendo con un senso di scopo e di missione.

In questo quadro, è cruciale rendersi conto che l’arma psicologica è usata come strumento nell’ambito dell’informazione. Le lobby di potere manipolano l’informazione non tanto per trasmettere comprensione autentica degli eventi, ma piuttosto per indirizzare le persone verso conclusioni prestabilite. In questo modo, i loro piani già pianificati troveranno il consenso popolare, per entusiasmo o per sfiancamento.

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NOTA A MARGINE:

La questione del supporto statunitense all’ISIS è in realtà è una non notizia, ma rimane in piedi secondo la narrativa ufficiale, solo grazie ad una massiccia disinformazione in merito. La collaborazione diretta ed indiretta degli Stati Uniti con l’ISIS ha ormai una vasta sequela di fatti di cronaca ben precisi ed indiscutibili a supporto (oltre ad un documento desecretato della  DIA -Defense Intelligence Agency che dice chiaramente che la forza terroristica può servire agli interessi statunitensi in Siria). Basti ricordare che fino al 2015 gli Stati Uniti non sono mai intervenuti incisivamente contro l’ISIS, anche quando essi minacciavano la stessa Bagdad.

L’ISIS come organizzazione non esisteva prima dell’occupazione statunitense dell’Iraq e successivamente è stata usata utilmente per due scopi. Il primo scopo è stato quello di giustificare la presenza USA in Siria. Il secondo scopo è stato rallentare la sua parziale eliminazione in funzione anti- Assad. Oggi l’ISIS riemerge utilmente per soddisfare una pluralità di esigenze , nel senso che abbiamo esaminato

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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