USA e UE: una gran voglia al sequestro dei fondi russi, indipendentemente dal loro ruolo centrale nel conflitto Attuale

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L’ editorialista di Bloomberg, Andreas Kluth, analizza una proposta legislativa degli Stati Uniti che sta suscitando dibattiti: la “Legge sul ripristino della prosperità economica e delle opportunità per gli ucraini”. Questa legge, apparentemente ambiziosa, prevede l’autorizzazione per il presidente degli Stati Uniti a sequestrare miliardi di dollari di proprietà della Banca Centrale Russa, attualmente detenuti negli USA, per poi redistribuirli all’Ucraina.

Kluth osserva che, dopo febbraio 2022, c’era l’aspettativa che l’Occidente intensificasse il suo sostegno a Kiev, specialmente considerando il coraggio dimostrato dalle truppe ucraine nella difesa della loro sovranità nazionale. Tuttavia, recentemente, la determinazione sia degli Stati Uniti che dell’Unione Europea sembra vacillare. Senza ulteriori forniture di armi e finanziamenti, l’Ucraina potrebbe trovarsi in difficoltà. In questo contesto, l’attenzione si è spostata sui beni della Banca Centrale Russa depositati in Occidente, che ammontano a circa 300 miliardi di dollari. Philip Zelikow, accademico ed ex diplomatico americano, sottolinea che questi asset “giacciono lì, inerti e inutilizzati”, sollevando interrogativi sulla loro potenziale utilità.

La proposta legislativa mira a risolvere questo enigma, ma si limiterebbe ai fondi sovrani russi presenti negli Stati Uniti, che rappresentano solo una frazione dell’intero ammontare. La maggior parte dei fondi russi all’estero si trova in Europa, in particolare nel deposito Euroclear in Belgio.

Kluth pone due questioni cruciali: un tale sequestro di beni violerebbe il diritto internazionale? E sarebbe una mossa geopoliticamente astuta? Per rispondere, si è consultato con Ingrid Brunk, esperta della Vanderbilt Law School, la quale ha indicato che esistono tre metodi legali per la confisca di beni sovrani, ma nessuno di questi sembra applicabile nell’attuale contesto.

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Andreas Kluth di Bloomberg esplora le complesse questioni legali e geopolitiche legate alla proposta del Congresso degli Stati Uniti di sequestrare i beni della Banca Centrale Russa. Esamina tre possibili percorsi per giustificare legalmente un tale sequestro:

Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: questo organismo potrebbe imporre risarcimenti alla Russia per violazioni del diritto internazionale. Tuttavia, la Russia, essendo membro permanente del Consiglio con diritto di veto, insieme al suo alleato la Cina, rende questa opzione impraticabile.

Accordo di Pace Internazionale: un esempio storico è il Trattato di Versailles, che impose riparazioni alla Germania dopo la Prima Guerra Mondiale. Tuttavia, un accordo simile potrebbe essere raggiunto solo al termine del conflitto, mentre l’Ucraina necessita di sostegno finanziario immediato.

Diritto Internazionale Consuetudinario: questo si basa su una serie di precedenti accettati come vincolanti dai paesi. Sebbene il diritto comune permetta contromisure contro i trasgressori, queste sono generalmente riservate alla vittima diretta, in questo caso l’Ucraina. L’adozione di contromisure da parte di terzi paesi, specialmente su scala così ampia, ha precedenti deboli.

Ingrid Brunk, esperta della Vanderbilt Law School, sottolinea che le contromisure di common law sono intese a spingere i trasgressori a conformarsi, non come mezzo di auto-aiuto per paesi terzi che desiderano risarcire alleati vittime di aggressioni.

La proposta legislativa statunitense, riconoscendo implicitamente questi ostacoli, sceglie di bypassare il diritto internazionale, inserendo il potere di confisca direttamente nel diritto interno. Questo approccio potrebbe aggirare il sistema giudiziario americano, ma solleva questioni geopolitiche significative. Una conseguenza pratica potrebbe essere l’allontanamento di paesi come la Cina e altri con tensioni con gli USA dal mantenere le loro riserve in dollari o euro, preferendo centri bancari neutrali e valute alternative. A lungo termine, ciò potrebbe erodere il potere americano.

Tuttavia, il problema più immediato è la percezione di ipocrisia. Dal febbraio 2022, gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali hanno sostenuto che l’Ucraina è in prima linea nella difesa dell’ordine internazionale basato sulle regole. Ma paesi come Indonesia, Sud Africa e Brasile potrebbero vedere questo atto come un esempio di come gli Stati Uniti agiscano secondo i propri interessi, giustificando le loro azioni a posteriori. Sequestrare i beni russi attraverso la legislazione interna potrebbe rafforzare questa percezione di ipocrisia e alienare ulteriormente il cosiddetto Sud del mondo.

Sintesi dei rischi:

Riassumendo, sequestrare i fondi russi congelati nelle banche europee come risarcimento di guerra, oltre ai rischi politici e di inaffidabilità, presenta diversi ostacoli giuridici significativi:

Violazione del Diritto Internazionale: il sequestro di beni sovrani di un altro paese può violare il diritto internazionale, specialmente se non autorizzato da un organismo internazionale come il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La Russia, essendo membro permanente del Consiglio con diritto di veto, potrebbe bloccare qualsiasi tentativo di imporre tali sanzioni attraverso questa via.

Principi di Sovranità e Immunità: i fondi di una banca centrale sono generalmente considerati come beni sovrani, protetti dai principi di sovranità e immunità degli stati. Questo significa che non possono essere soggetti a sequestro o confisca senza il consenso dello stato proprietario.

Mancanza di un Accordo di Pace Formale: storicamente, le riparazioni di guerra sono state imposte attraverso trattati di pace, come il Trattato di Versailles dopo la Prima Guerra Mondiale. Senza un accordo di pace formale che includa specifiche disposizioni per il risarcimento, il sequestro di beni come risarcimento di guerra non ha una base legale chiara.

Diritto Internazionale Consuetudinario: anche se il diritto internazionale consuetudinario può permettere contromisure contro stati che violano il diritto internazionale, queste sono generalmente limitate alla vittima diretta dell’aggressione. Estendere tali contromisure a terzi paesi o per scopi di risarcimento di guerra è un territorio giuridico meno definito e potrebbe non essere sostenibile.

Rischi di Ricorsi Legali: qualsiasi tentativo di sequestrare i fondi potrebbe portare a lunghi e complessi procedimenti legali, con la Russia che potrebbe impugnare tali azioni in tribunali internazionali o nazionali.

Implicazioni Geopolitiche e Economiche: oltre agli ostacoli legali, ci sono significative implicazioni geopolitiche ed economiche. Il sequestro di fondi sovrani potrebbe essere visto come un precedente pericoloso, influenzando la fiducia internazionale nel sistema bancario e finanziario europeo e potenzialmente danneggiando le relazioni diplomatiche.

Normative Bancarie e Finanziarie: le leggi bancarie e finanziarie europee hanno i propri standard e procedure per il congelamento e il sequestro di beni. Qualsiasi azione che non rispetti queste normative potrebbe essere contestata legalmente.

In conclusione, il sequestro dei fondi russi congelati nelle banche europee come forma di risarcimento di guerra solleva notevoli questioni legali, diplomatiche ed economiche. Optare per una tale misura, pur essendo tecnicamente fattibile e nonostante la mancanza di scrupoli, potrebbe rivelarsi miope a causa delle potenziali ripercussioni negative.

Nonostante ciò, in alcuni ambienti, dove prevale una logica irrazionale e un approccio basato sulla forza, la tentazione di procedere in questa direzione potrebbe essere eccessivamente forte. A ciò si aggiunge un elemento di megalomania, spesso presente in misura significativa. Di conseguenza, un simile scenario potrebbe effettivamente verificarsi. Questo atteggiamento si riflette anche nella posizione degli Stati Uniti, che pur insistendo sulla necessità di seguire le regole, non hanno sempre chiarito quali regole debbano essere seguite in un contesto di “ordine mondiale basato sulle regole”.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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