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Home Economia

Il tramonto del sindacato tedesco

by Patrizio Ricci
10 Settembre 2017
in Economia, Esteri
0
Il tramonto del sindacato tedesco

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Come è possibile spiegare l’avanzata dei minijob, del lavoro interinale, dei contratti d’opera e il trionfo di Hartz IV in un clima di relativa pace sociale? Un famoso rivoluzionario del passato scriveva che se si chiedesse ai tedeschi di assaltare una stazione questi correrebbero a comprare il biglietto per poter accedere ai binari. Probabilmente non aveva torto, perché i dati mostrano chiaramente l’assenza di conflitto sociale proprio mentre i Betriebsrat, i sindacati e la contrattazione collettiva continuano a perdere terreno. Der Spiegel analizza i dati.
Copertura della contrattazione collettiva
I contratti collettivi di lavoro si applicano ormai solo alla metà dei lavoratori dipendenti – includendo i contratti nazionali e quelli aziendali. Si tratta tuttavia di un fenomeno alquanto recente. Nei decenni scorsi infatti la regola prevedeva che gli accordi negoziati fra i sindacati e le associazioni dei datori di lavoro fossero validi per un’ampia maggioranza di lavoratori – quasi sempre si applicavano in maniera uniforme ad un intero settore. Da diversi anni tuttavia l’area di copertura dei contratti collettivi continua a restringersi.
Una delle ragioni probabilmente è il fatto che molti dei nuovi posti di lavoro vengono creati in settori in cui i sindacati sono tradizionalmente deboli: commercio, gastronomia, salute, assistenza e altre prestazioni di servizi. La copertura dei contratti collettivi in Germania è ampiamente al di sotto della media UE. Una percentuale inferiore la si puo’ trovare solo nei paesi a forte orientamento liberista nell’Europa dell’est oppure in Gran Bretagna e Irlanda.
Molti lavoratori continuano tuttavia a beneficiare della contrattazione collettiva sebbene in senso stretto questa non dovrebbe valere per tutti i lavoratori – gli accordi salariali negoziati dal sindacato in teoria dovrebbero valere solo per i suoi membri. Il fatto che i contratti collettivi siano applicati anche ai lavoratori non iscritti al sindacato ha molto a che fare con la volontà degli imprenditori di non dare ai sindacati una spinta per far aumentare il numero dei loro iscritti. Da diversi anni anche la quota dei lavoratori iscritti al sindacato resta particolarmente bassa. Il cosiddetto livello di organizzazione è sceso dal 27% del 1994 al 20% verso la metà del decennio scorso, è rimasto per un periodo stabile e oggi ha raggiunto un nuovo minimo al 17%.
Mentre i sindacati rappresentano soprattutto gli interessi dei dipendenti al di là dei confini aziendali – cioè per un intero settore oppure per interi gruppi professionali, i Betriebsrat (consigli di fabbrica) rappresentano i dipendenti all’interno di una determinata azienda. I loro diritti sono definiti dalla legge sul lavoro. Già da molti anni ormai solo una minoranza dei lavoratori tedeschi viene rappresentata da un Betriebsrat. Se nel 2000 erano ancora il 50% nella Germania dell’ovest e il 41% nella Germania dell’est, nel 2016 la quota è scesa al 43% nell’ovest e al 34% nell’est. In linea di principio è sempre valido: quanto piu’ grande è l’azienda, tanto piu’ probabile è che ci sia un Betriebsrat. In molte piccole aziende tuttavia non vi è alcun Betriebsrat. Calcolato sul numero complessivo delle aziende in Germania, il Betriebsrat è presente solo nel 10% di queste.
Per quanto riguarda gli scioperi, come è noto i tedeschi restano estremamente ostili al conflitto sociale – il che spiega perché nel 2015 la lotta sindacale dei piloti, dei ferrovieri e degli insegnanti di scuola ha fatto cosi’ tanto scalpore: solo cio’ che è insolito puo’ fare notizia. I giorni lavorativi persi a causa di uno sciopero quell’anno hanno raggiunto una media insolitamente elevata pari a 31 ogni mille lavoratori.
La media degli ultimi decenni è di circa 5 giorni di sciopero all’anno ogni 1000 lavoratori – il che significa nient’altro che il lavoratore medio in Germania perde un giorno di lavoro per scioperare ogni 200 anni. Se si assume una vita lavorativa media di 40 anni, statisticamente solo un dipendente su cinque nella propria vita ha perso una giornata di lavoro per fare uno sciopero. Perché cio’ accada  il lavoratore non deve necessariamente scioperare personalmente – se ad esempio i piloti d’aereo scioperano, il resto dell’equipaggio non puo’ lavorare.

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Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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