Serbia e Kosovo – ovvero l’ingerenza continua della NATO nei Balcani

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L‘ex capo della Defense Intelligence Agency degli Stati Uniti, David Shedd, e la membro della Fondazione per la difesa delle democrazie, Ivana Stradner, hanno recentemente esaminato il “secondo fronte della Russia in Europa” su Foreign Affairs.

Nel loro articolo, intitolato “Russia’s Second Front in Europe – The West Must Stop Putin From Provoking Conflict in the Balkans“, Shedd e Stradner delineano in modo approfondito e intricato il coinvolgimento della Russia nel conflitto tra Kosovo e Serbia. Il focus iniziale è sulle motivazioni russe nel mantenere vivo il conflitto storico, considerandolo parte di una strategia più ampia per indebolire la NATO e minare l’influenza degli Stati Uniti in Europa.

Tuttavia, l’analisi proposta trascura la cronologia degli eventi che hanno avuto inizio con l’aggressione della NATO contro la Serbia del 1999 e la sua espansione alle porte della Russia.

Di conseguenza, evitando una prospettiva storica completa, gli autori propongono un punto di vista occidentale che può essere considerato prevenuto contro la Russia, contaminato da luoghi comuni che minimizzano le responsabilità della NATO e dell’UE, mentre enfatizzano quelle di Serbia e Russia, dipingendole come malintenzionate.

È importante notare che, in questo contesto, la Russia sta sostenendo la Serbia nel suo impegno a difendere l’integrità territoriale e la sovranità nazionale.

il presidente serbo Vucic agisce per proteggere gli interessi nazionali del suo paese. La sua stretta collaborazione con la Russia è una risposta alla continua minaccia della NATO di isolare completamente Belgrado. Questa minaccia si è manifestata in modo eclatante il 6 giugno 2022, quando all’aereo russo che portava il ministro degli esteri Lavrov in visita in Serbia è stato precluso il sorvolo sui paesi limitrofi per ordine della NATO.

La critica nei confronti di Vucic potrebbe essere attenuata, se l’autore dell’articolo del  Foreign Affairs  considerasse le azioni serbe come una difesa contro le pressioni esterne e come un modo per garantire la sicurezza e la stabilità nella regione.

Vucic sta cercando di negoziare con l’Unione europea per l’adesione della Serbia, ma allo stesso tempo protegge i propri interessi nazionali, evitando di aderire a un’organizzazione che potrebbe imporre condizioni indesiderate.

Il ricorso alle forze paramilitari da parte di Vucic può essere interpretata come una risposta alle sfide interne e come una strategia per mantenere il controllo politico nella regione. La critica in realtà dovrebbe essere rivolta agli sforzi dell’Occidente di influenzare la Serbia, che vede l’UE e la NATO  interferire negli affari interni del paese.

E’ interessante che il testo di David Shedd non accenna nemmeno al nazionalismo kosovaro e a tutto ciò che la NATO ha costruito in questo paese, anche a danno della minoranza serba. Inoltre mentre l’occidente spinge per il riconoscimento del Kosovo verso una completa autonomia, non tollera che la stessa cosa sia fatta per le regioni russofone di lingua russa in Ucraina.

In sintesi, la lotta serba è una lotta per difendere l’indipendenza e la sovranità nazionale, con la Russia come alleato chiave nella protezione degli interessi serbi.

 

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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