Macron accusa la Turchia di lavorare con l’ISIS

Reuters riferisce che la Turchia deve chiarire la propria posizione ambigua nei confronti dell’ISIS:

Le relazioni tra Macron e il presidente turco Tayyip Erdogan si sono inasprite in vista del vertice della NATO di Londra con i due leader che scambiano attacchi in merito all’offensiva transfrontaliera di Ankara nel nord-est della Siria contro le milizie curde.

Parlando a fianco del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Macron ha collegato direttamente la Turchia ai combattenti dello Stato islamico, respingendo le preoccupazioni di Trump che Parigi non sta riportando a casa combattenti dello Stato islamico francese detenuti dai gruppi curdi in Siria. (…)

Ciò che più mi ha colpito è che il presidente francese accusa Ankara di ambiguità. Infatti, dice Reuters:

Il presidente francese Emmanuel Macron martedì ha accusato la Turchia  di lavorare con i militanti dello Stato islamico e ha detto che l’ambiguità di Ankara verso il gruppo [terroristico] è dannosa per i suoi alleati della NATO che combattono in Siria e Iraq.

La posizione della Turchia non è davvero ambigua. I servizi di intelligence turchi hanno aiutato i combattenti dell’ISIS direttamente durante la guerra, i combattenti dell’ISIS hanno dichiarato apertamente di considerare la Turchia un alleato. La Turchia ha facilitato il commercio con lo Stato islamico, consentendo l’acquisto di centinaia di milioni di dollari di petrolio ISIS. E ora dopo il crollo dell’ISIS la Turchia ha accolto a braccia aperte migliaia di ex combattenti dell’ISIS per unirsi ai ranghi delle sue milizie in Siria per massacrare i curdi.

Il governo turco per lungo tempo ha chiuso un occhio sulle attività dell’IS, consentendo il libero flusso di foreign fighters in Siria insieme ad armi e materiale contribuendo all’assedio di Kobane e di altre città di confine. La Turchia non ha iniziato a chiudere queste aree di confine fino a quando i curdi non hanno cominciato a sconfiggere l’ISIS ed a controllare il territorio: fino a quel momento la Turchia aveva obiettato che non poteva controllare il confine.

Ma se è vero che la Turchia deve cessare il proprio sostegno all’ISIS, è altrettanto vero che la Turchia deve sbarazzarsi delle milizie irregolari che usa come parte costituente del proprio esercito in Siria. Esse si sono macchiate di crimini come rapimenti, furti ed uccisioni di civili. Allo stesso modo, l’occidente deve cessare il tacito sostegno al salafismo e all’islam politico in tutto il mondo: è ipocrita lanciare strali contro Ankara solo quando l’alleato si volge verso la Russia.

Inoltre, se l’esternazione di Macron fosse sincera si dovrebbe sanzionare anche l’Arabia Saudita e gli altri alleati arabi che supportano il terrorismo. Invece purtroppo, quello che si nota è che alla Turchia non è stata fatta alcuna obiezione circa il proprio sostegno all’ISIS fino quando essa è rimasta in linea con l’azione sovversiva ancora in atto da parte degli stati occidentali in Siria. In realtà, ciò che in realtà infastidisce è l’avvicinamento alla Russia ed il dialogo in corso con l’Iran in funzione di una soluzione alla guerra in Siria.

Comunque se giudichiamo in sé le parole,  ciò che ha detto Macron è vero. Colpisce però la sua disonesta intellettuale: la politica estera però non dovrebbe essere ridotta alla facoltà di decidere chi va a letto con i terroristi e chi no.

Per capirci meglio, è ormai evidente che persino in occasione dell’attacco alle torri gemelle qualcuno nel governo degli Stati Uniti ha chiuso un occhio, o ha chiesto ad altri di chiudere un occhio, all’ingresso dei  19 dirottatori negli Stati Uniti. Allo stesso modo l’Isis è stato usato in funzione anti-Assad in Siria rimandando l’intervento e lasciandolo prosperare per destabilizzare il paese allo stesso modo delle sanzione e del supporto occidentale ai gruppi radicali jihadisti.

La domanda è allora se la politica fatta così, paga o meno. La risposta è sempre la stessa: bisogna vedere cosa intendiamo per ‘profitto’. Per ora i nostri leader dicono che è il PIL.

Per questo, la radice del male è profonda. Tanto profonda che ci sono tanti leader politici che sono convinti di operare per un bene più grande anche con questi mezzi. Il cambiamento allora non dovrebbe essere solo un cambiamento di alleanze ma un cambiamento profondo (che implica il coraggio delle scelte). Se non si accetta che esiste una terza via senza oppressioni ed ambiguità, tutti continueranno ad operare per i propri interessi ”vitali” con ogni mezzo.

patrizio ricci by @vietatoparlare

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