L’Arabia Saudita si trova oggi in grave difficoltà, visto il clamore suscitato dalle recenti esecuzioni. L’esecuzione dello Sceicco Sciita Nimr Baqr al-Nimr, nel più brutale giorno delle esecuzioni nel Paese degli ultimi tre decenni, ha scatenato la violenza in tutta la regione. Se l’Arabia Saudita si destabilizzasse, il Medio Oriente potrebbe facilmente trasformarsi in un bagno di sangue di proporzioni bibliche. Questo solleva la grande domanda, “Cosa c’è realmente dietro a queste esecuzioni apparentemente simboliche?”.

Ad ottobre dell’anno scorso, al-Nimr è stato condannato a morte dalla cosiddetta Corte Criminale Speciale, dopo che aveva presumibilmente cercato aiuti stranieri per la sua causa in Arabia Saudita, e per aver “disobbedito” ai governanti del paese.

Tuttavia, al-Nimr è stato un dissidente pacifico lungo tutto il corso della sua battaglia per i diritti degli sciiti e un’Arabia Saudita democratica. È stato durante le proteste del 2011-2012 che al-Nimr insegnò ai manifestanti a fronteggiare le pallottole della polizia con quello che lui chiamava “il ruggito della parola”, anziché fare ricorso alla violenza. È significativo qui far notare che al-Nimr è stato giustiziato insieme ad altri 46 prigionieri, alcuni dei quali erano chiaramente dei terroristi.

L’implicazione del governo saudita non poteva essere più chiara. Amnesty International l’ha espresso nel migliore dei modi dichiarando che la condanna a morte è “parte di una campagna delle autorità saudite per distruggere tutto il dissenso, incluso quello di coloro che difendono i diritti della comunità musulmana sciita del regno.”

Non è tempo per i martiri

La morte del pacifico ecclesiastico ha scosso le popolazioni sciite in tutta la regione, e specialmente in Iran, dove i manifestanti hanno dato fuoco all’ambasciata saudita. La casa dei Saud ha rotto del tutto i rapporti con Teheran, e al-Nimr ha acquisito lo status di martire nelle ore successive alla sua esecuzione.

Per quanto riguarda il regime saudita, sembra imminente un inasprimento dal pugno di ferro, visto che anche il fratello di al-Nimr, Mohammad al-Nimr è stato arrestato semplicemente per aver scritto su Twitter informazioni riguardanti la condanna a morte. Il primo ecclesiastico dell’Arabia Saudita, lo Sceicco Gran Muftì Abdulaziz Al al-Sheikh ha girato il dito nella piaga della popolazione sciita proclamando che le esecuzioni sono avvenute per “misericordia nei confronti dei prigionieri”, dicendo che “le loro morti hanno impedito loro di commettere altri crimini”.

Per quanto riguarda l’attitudine e le strategie per il dissenso dello sceicco sciita, questo rapporto di WikiLeaks a proposito di un incontro segreto che ebbe con dei diplomatici statunitensi a casa sua, rivela un guerriero ideologico, non un rivoluzionario nel tipico senso del termine. L’Arabia Saudita ha effettuato più di 150 esecuzioni nell’ultimo anno, più di ogni altra volta negli ultimi vent’anni.

Nella regione, l’Iran è il maggior rivale dell’Arabia Saudita, guidata da sunniti, e lo è fin dalla caduta dello Shah negli anni ’70. L’isolamento dell’Iran dalla rivoluzione in poi ha portato larghi benefici alla casa di Saud e quelli con interessi allineati a quelli sauditi all’estero, specialmente gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.

Per il lettore poco familiare con l’argomento, l’Arabia Saudita è per il 90% musulmana sunnita e l’Iran è analogamente per il 90% musulmano sciita, ma la divisione settaria è stata meno acuta di quella politica per decenni. È questa più recente piaga sunnita-sciita ad essersi infettata a causa della contaminazione di interessi dall’esterno, negli ultimi tempi.

La lunga storia dell’attivismo per i diritti degli sciiti dello sceicco Nimr, ora si trova in contrasto con un governo saudita che è chiaramente sulla strada delle misure estreme, non semplicemente all’interno, ma anche nei confronti dell’esterno, verso quelle che sono percepite come minacce nella regione e nel mondo.

La leadership saudita deve fronteggiare molteplici minacce alla sicurezza, in casa e all’estero. Esistono significative pressioni economiche, e la situazione in Siria ed Iraq è divenuta un incubo per le pubbliche relazioni dei Saud, viste le accuse fatte al governo di sostenere i terroristi-ribelli laggiù. La logica suggerisce che l’esecuzione di al-Nimr significa molto di più del solo inasprimento contro il dissenso.

Cosa c’è davvero dietro a questo episodio incendiario, apparentemente folle? Se la stabilità e la pace sono gli obiettivi di tutti, questo non è il momento per creare dei martiri. L’esecuzione di al-Nimr dimostra inequivocabilmente la posizione di “non tolleranza” della famiglia regnante nei confronti di ogni dissenso, ma manda anche un messaggio ancor più disturbante. Oggi sembra toccante la definizione saudita di terrorismo, che si riferisce a chiunque non faccia parte della base di potere wahabita più conservatrice del regime. La comunità sciita dell’est non può sentirsi al sicuro in questo momento.

All’ombra di Machiavelli

Il migliore indizio per capire “chi sta dietro” questa nuova crisi fra sauditi e iraniani, ci viene fornito dal Washington Post. Per chiunque non lo sapesse, questo organo di stampa posseduto da Amazon è il perfetto barometro di ciò che NON è vero nel mondo degli affari internazionali in questi giorni. Usando qui la psicologia delle “notizie al contrario”, l’articolo di Karen DeYoung ci dice tutto ciò che dobbiamo sapere a proposito dell’esecuzione di al-Nimr. Permettetemi di citarlo:

“L’amministrazione Obama domenica ha espresso ufficialmente una profonda preoccupazione che l’improvvisa escalation di tensioni tra l’Arabia Saudita e l’Iran potrebbe avere ripercussioni, estendendosi alla guerra allo Stato Islamico in Siria ed Iraq, agli sforzi diplomatici per porre fine alla guerra in Siria, e ai più ampi tentativi di portare la stabilità in Medio Oriente”.

Citare funzionari senza nome dell’amministrazione Obama è divenuto il principio guida dei media in America negli ultimi anni, e il Washington Post non ha mai dato indicazioni sbagliate tanto quanto oggi. Questo articolo è fuorviante, appoggia il caos dei sauditi e degli USA nella regione, ed è estremamente anti-iraniano.

L’autore continua usando un’altra fonte che è “autorizzata a comunicare il pensiero dei sauditi con la condizione dell’anonimato”, se potete immaginare una comunicazione del genere. Secondo il WP, l’Arabia Saudita è inquadrata come l’unica nazione che “fa qualcosa”, cito:

 “Teheran ha sbattuto il naso contro l’Occidente ancora e ancora, continuando a sponsorizzare il terrorismo e lanciare missili balistici, e nessuno sta facendo niente per impedirlo”.

E poi BAM! Il giornale di Steve Bezos urla il vero intento della sua propaganda, introducendo la Russia nella mischia:

“L’Iran, insieme alla Russia, è il principale finanziatore del presidente siriano Bashar al-Assad, membro di una minoranza sciita, e Riyadh vede la guerra civile come una parte della battaglia dell’Iran per la dominazione settaria”.

Mentre scrivo queste cose dai nostri uffici in Germania, i caccia americani F-15 e F-16 volano sopra la mia testa in un flusso continuo dalla base aerea americana di Spangdahlem. Lo dico solo perché due anni fa sentivamo dei caccia sopra le nostre teste sporadicamente, se non mai. In questi giorni anche le persone del luogo si chiedono se i sorvoli abbiano uno scopo oltre a quello di intimidire, o perlomeno alcuni residenti me l’hanno detto personalmente.

L’attuale guerra non dichiarata di risolutezza porta testimonianza e fa focalizzare su tutti questi eventi in Medio Oriente. Il mio punto è questo, le azioni di Riyadh degli ultimi giorni sono parte di una complessiva strategia occidentale di instabilità. Se il Washington post vi dice che la casa Bianca di Obama sono preoccupati per qualcosa, potere star certi che Washington è stata parte della causa dell’evento in questione.

In questo caso, vediamo in opera la guerra del “mai dire morire” contro Assad e la Russia. È un po’ una folle ironia che una volta l’editore del WP, Karen DeYoung, abbia affermato: “Noi siamo come al solito il portavoce di qualsiasi amministrazione sia in potere”.

Intanto, nel giornale (The Wall Street Journal) posseduto dal miliardario Rupert Murdoch (che ha investimenti energetici nella regione), abbiamo un altro resoconto indicativo – o dovrei dire “controindicativo”? Jay Solomon ha fatto un servizio sulla piangente tristezza di Barack Obama, dicendo che il suo inesistente piano per la pace in Siria potrebbe esser fatto deragliare dalla decisione di Riyhad di troncare i legami con l’Iran. In questo rapporto, è rivelata la “vera” missione dei sauditi e dell’attuale amministrazione di Washington.

Mi baserò su un’altra citazione per dare un indizio al lettore. Riferendosi al “piano” negoziato da John Kerry, il giornalista del Wall Street Journal inavvertitamente tradisce l’amministrazione Obama dicendo:

“Secondo l’accordo, nei prossimi mesi si prevede che l’Iran riceverà l’equivalente di 100 miliardi di dollari in entrate di petrolio bloccate, che potrebbero essere usate per sostenere i suoi delegati in Iraq, Libano, Siria e Yemen”.

Per riassumere, fin dall’inizio l’obiettivo è stato mancato dal team di Obama. Il patto con l’Iran, le scommesse su vari accordi di pace, tutti gli sforzi del Dipartimento di Stato sono stati pianificati per incorniciare gli Stati Uniti come amanti della pace, con l’orsacchiotto John Kerry come una specie di Madre Teresa della distensione.

Nessuno ha mai notato come ogni patto fatto dall’uomo alla fine fallisca? Ora, l’Iran sta uscendo da decenni di inutili sanzioni ed è in bancarotta, così come è stato pianificato che accadesse. Il pezzo del WSJ sottintende (per imprecisione) le strategie machiavelliche della Casa Bianca.

“Il conflitto si è intensificato nel week end, con l’Arabia Saudita che ha ufficialmente reciso i legami con l’Iran, e i funzionari degli Stati Uniti hanno espresso scetticismo su quanta influenza Washington abbia avuto nello sbarrare la strada a un conflitto che si basa su divisioni religiose secolari”.

È con questa affermazione, e con i media convenzionali che ad nauseam ripetono a pappagallo la retorica del Dipartimento di Stato, che troviamo i veri finanziatori del terrorismo e del conflitto in Medio Oriente. L’affermazione inganna i lettori, facendo loro credere che la situazione in Medio Oriente sia “fuori dal controllo” di Obama e Washington, quando è assolutamente vero il contrario.

La storia prosegue per piantare il seme del sostegno militare per l’Arabia Saudita, in caso la situazione dovesse aggravarsi, il che è probabile con l’aiuto dell’anatra zoppa Obama.

Tutto considerato, Nimr Baqr al-Nimr era un uomo che difendeva pacificamente le persone del suo credo e della sua regione dell’Arabia Saudita. Non c’è letteralmente alcuna prova del contrario, e ciononostante è stato sommariamente condannato da un regime noto per decapitare i suoi cittadini.

Gli Stati Uniti d’America non hanno solo finanziato questo regime, ma si sono anche allineati in un modo favorevole nel corso degli anni, fondamentalmente usando i sauditi come vassalli per il controllo della regione. Questa sezione di un cablogramma di WikiLeaks maledice i sauditi per aver contribuito a creare il disordine in Siria e altrove:

“L’USG si impegna regolarmente con il governo saudita per finanziare i terroristi. Nel 2008, l’istituzione di un ufficio diplomatico di tesoreria a Riyadh, ha contribuito a irrobustire l’interazione e la condivisione di informazioni sul tema. Nonostante questa presenza, comunque, è necessario che si faccia di più dal momento che l’Arabia Saudita rimane una base critica di sostegno finanziario per al-Qaeda, i talebani, LeT e altri gruppi terroristici, incluso Hamas, che probabilmente guadagnano milioni di dollari all’anno grazie alle fonti saudite, spesso durante l’Hajj e il Ramadan.

A differenza dei suoi sempre più decisi sforzi per interrompere l’accesso di al-Qaeda ai finanziamenti delle fonti saudite, Riyadh ha agito solo limitatamente per interrompere la raccolta fondi per i 1267 gruppi di talebani e LeT presenti nella lista ONU, che sono allineati con al-Qaeda e si concentrano sull’indebolimento della stabilità in Afghanistan e Pakistan”.

Apocalisse 19:11

Il rapporto proviene dal Dipartimento di Stato degli USA per vari uffici del governo saudita, quello degli Emirati Arabi Uniti, del Kuwait e del Qatar. Insieme a dozzine di altre rivelazioni sui finanziamenti del terrore nel mondo, non lascia spazio all’ambiguità. Ma ciò che preoccupa ancora di più è il modo in cui Washington, Londra e in minor misura Bruxelles, stanno rappresentando gli attuali disordini come un qualche tipo di guerra religiosa.

Gli aspetti cristiano-ebrei-musulmani di queste crisi son stati usati per nascondere le azioni dei governi, che rimuovono i diritti e le libertà. Questo è un argomento più vasto, ma è quello corretto a questo punto. Ciò che il mondo sta soffrendo è un ostinato sforzo degli atei del mondo (l’élite dei banchieri) che ancora una volta scatenano crociate per scopi strategici e di profitto.

La maggior parte delle persone che stanno leggendo, capiscono queste cose perfettamente, anche se gli esatti colpevoli possono essere all’oscuro.

E’ piuttosto semplice scommettere sul finale di questa storia. L’Arabia Saudita ha solo svolto il suo compito per i neoconservatori di Washington, i banchieri di Londra e gli investigatori di Tel Aviv, che per ora sono rimasti all’ombra di tutto questo. Hanno creato un martire che potrebbe essere utile ai loro scopi malvagi, per dar fuoco al mondo un’altra volta. Permettetemi di lasciarvi con la citazione più incriminante che io abbia finora trovato. E’ di WikiLeaks, e coinvolge Obama e le precedenti amministrazioni USA:

“I documenti di WikiLeaks (vedi sotto) mostrano che gli USA hanno seguito e si sono approfittati dell’ascesa dell’ISIS fin dal 2009, quando l’organizzazione è apparsa per la prima volta in Iraq come risultato diretto dell’invasione di Bush-Blair. Com’è stato per Pol Pot e i Khmer Rossi, l’ISIS è la mutazione di terrorismo di Stato dell’Occidente” dispensato da un’elite imperiale corrotta, che non si cura dalle conseguenze delle sue azioni intraprese a dispetto delle distanze geografiche e culturali. La loro colpevolezza è innominabile nelle “nostre” società.”

Non bisogna fare errori qui. L’America e la Gran Bretagna hanno creato questo caos nel mondo, con l’aiuto di alleati che ne traevano vantaggio, come l’Arabia Saudita. Le rivelazioni di WikiLeaks parlano anche delle affermazioni su questo tema dell’ex ministro degli Esteri francese Roland Dumas. Egli rivela che la Gran Bretagna ha sostanzialmente pianificato il disastro siriano anni fa.

Ciò di cui stiamo avendo testimonianza è un ultimo disperato tentativo di rispondere alle mosse di Vladimir Putin nella regione, e ottenere una nuova partizione della Siria, oppure bruciare completamente i deserti. Questa è una guerra mondiale in preparazione, e l’uomo sul cavallo bianco sembra manifesto ora, la guida del Fedele e del Verace. Che Dio ci aiuti.

*****

dall’ articolo Sheikh Nimr:  ”Martyr of World War III  ” di Phil Butler apparso su New Eastern Outlook l’ 08/01/2016.

**Phil Butler, è un giornalista investigativo della politica e analista, politologo ed esperto dell’ Europa orientale.