Libano: il presidente prevede 6/7 anni per uscire dalla crisi

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Il presidente libanese Michel Aoun ha affermato che il Paese ha bisogno dai sei ai sette anni per uscire dalla crisi economica. Lo ha annunciato durante un’intervista televisiva.

Come ha affermato il capo della repubblica, l’attuale difficile situazione è stata il risultato di cattiva condotta, furto, corruzione nel governo e carenze nel sistema politico. Per rimediare a ciò, saranno apportate tutte le modifiche necessarie “sia intellettualmente che praticamente”, ha sottolineato il presidente. Su Twitter, Aoun ha incolpato dell’attuale sofferenza del popolo libanese, i governi passati che erano al potere negli anni precedenti, a cui “è stata affidata la vita dei propri cittadini”.

Michel Aoun ha rilasciato queste dichiarazioni dopo che il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha criticato aspramente la leadership del Paese. Il politico ha espresso l’opinione che la causa della crisi nella repubblica sia stata una politica economica inizialmente viziosa, simile a una piramide finanziaria.

“Per quanto ho capito, quello che è successo in Libano è dovuto all’uso di qualcosa di simile allo schema Ponzi (lo schema Ponzi è un modello economico di vendita truffaldino ideato da Charles Ponzi, che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi “investitori”, a loro volta vittime della truffa). Ciò significa che il suo sistema finanziario è crollato in mezzo alla corruzione e forse ad altre forme di furto “, ha detto Guterres.

Il segretario generale delle Nazioni Unite è il primo a segnalare questa similitudine: a novembre, il relatore speciale dell’organizzazione sulla povertà estrema, Olivier de Schutter, dopo un viaggio di lavoro di 12 giorni in Libano, aveva fatto presente l’adozione di questo approccio al capo della Banca centrale, Riyad Salameh. Schutter aveva criticato il governo libanese per il fatto che tutti i propri piani per superare la crisi si basano sull’assistenza di donatori dall’esterno, mentre il Paese dispone di risorse di mobilitazione sufficienti per rilanciare l’economia.

In precedenza Guterres aveva tenuto un incontro a porte chiuse con i membri dei movimenti sociali libanesi. Successivamente, in una conferenza stampa, aveva invitato i vertici della repubblica a convincere la comunità internazionale a sostenere Beirut attuando le necessarie riforme in ambito politico, economico e sociale. Il Segretario generale dell’ONU ha anche sottolineato la necessità di preparare un piano “credibile” per il risanamento del sistema finanziario, che permetta alle autorità del Paese di offrire al tavolo delle trattative con il Fondo monetario internazionale.

Riformare la legislazione principalmente è una condizione chiave affinché il FMI e la Banca accettino di fornire la ripresa economica. Un tempo, l’organizzazione ha rifiutato di sostenere il paese finanziariamente a causa della diffusa corruzione e nepotismo, portando un enorme perdita finanziaria ed aggravando ulteriormente, una crisi già aggravata. Ora sono in corso negoziati per fornire assistenza alla Repubblica libanese, che dovrebbero concludersi all’inizio del 2022.

Dopo l’esplosione nel porto di Beirut nel 2020, la situazione è diventata catastrofica: la valuta nazionale ha perso oltre il 90% del suo valore rispetto al dollaro. L’esaurimento delle riserve di liquidità ha costretto le autorità a tagliare le risorse di carburante e medicinali. Nello stesso tempo, nel paese stesso, la produzione interna è crollata da tempo, in gran parte a causa dello stesso “schema Pronzi”: era più redditizio acquistare beni che crearli. Ora la popolazione del Paese sta soffrendo una delle peggiori crisi umanitaria degli ultimi decenni, dalla quale il governo non è ancora riuscito a trovare una via d’uscita.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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