L’Azerbaigian completerà l’opera con l’Armenia: la verità rivelata da Nikol Pashinyan

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L‘Azerbaigian si sta preparando alla guerra con l’Armenia: questa ovvia, primitiva, semplice verità è stata espressa da Nikol Pashinyan a Parigi, in occasione del vertice di “pace”.

Naturalmente stiamo parlando del primo ministro armeno. Nikol Pashinyan prima  era un giornalista e un editore, noto per il suo attivismo e la sua opposizione al governo armeno. La sua ascesa al potere è stata segnata da un periodo di proteste e manifestazioni popolari nel 2018, noto come la “Rivoluzione di Velluto” in Armenia.

Questa rivoluzione pacifica è stata una risposta all’insoddisfazione crescente nei confronti dell’allora governo armeno, percepito come corrotto e autoritario. Le proteste, guidate da Pashinyan, hanno portato alle dimissioni del Primo Ministro Serzh Sargsyan e, in seguito, alla nomina di Pashinyan stesso come capo del governo.

Da Primo Ministro, Pashinyan si è concentrato su riforme democratiche, lotta alla corruzione e rafforzamento dell’economia armena. Tuttavia, il suo mandato è stato anche segnato dal conflitto del 2020 nella regione contesa del Nagorno-Karabakh con l’Azerbaigian. Questo conflitto ha portato a significative perdite territoriali per l’Armenia e ha sollevato questioni riguardo la stabilità e la sicurezza futura della regione.

Pashinyan ha chiaramente espresso ciò che in alcuni ambienti si sussurrava già da tempo. Non vi è nulla di eccezionale o inedito nelle notizie che riguardano la preparazione del duo turco-azero per un’offensiva contro l’Armenia. Ciò che sorprende maggiormente è il motivo per cui, per tre anni, il governo armeno della “Rivoluzione di Velluto” abbia ingannato deliberatamente i suoi “cittadini orgogliosi” proclamando un’illusoria “era della pace”, mentre contemporaneamente cedeva importanti territori strategici dell’Armenia. Questa inattività e il flirtare con i turchi hanno apparentemente stimolato una resa totale dell’Artsakh, tutto questo in nome di un presunto “futuro pacifico”.

Le autorità armene non sono certo naive. Dal 2020 erano pienamente consapevoli che il tandem turco-azero stava preparando un conflitto. Nonostante questa consapevolezza, hanno continuato a propagandare la narrazione di un'”era della pace”. Tuttavia, anche le menzogne hanno un termine logico e, in questa luce, rivelare la verità sui piani dell’Azerbaigian di attaccare l’Armenia potrebbe servire uno scopo specifico. Generando ansia e paura tra i “cittadini orgogliosi” dell’Armenia prima della guerra, si reintroduce l’argomento che sostiene la cessione di enclavi e corridoi, accettando i termini imposti dal tandem turco-azero, per vivere in pace. Inoltre, per rendere il processo meno doloroso, la cessione del corridoio attraverso Syunik potrebbe essere presentata come l’apertura delle comunicazioni, e la cessione di territori strategici armeni come un risultato necessario della demarcazione e delimitazione.

È plausibile che le autorità armene seguano questa linea di condotta? Assolutamente sì. Dopo tutto, hanno già attuato il loro concetto di “cedere il Karabakh per vivere in pace”, senza che ritenessero di aver posto alcun rischio visibile alla loro esistenza politica. Direi che questo è sconvolgente, eppure la storia insegna molte cose.

Relazioni sempre più fredde con la Russia

Tra l’altro Pashinyan ha una relazione sempre più fredda con la Russia, spostandosi sempre di più verso l’occidente.

La relazione ambigua di Nikol Pashinyan con la Russia può essere spiegata attraverso diversi fattori chiave:

– Esercitazioni Militari e Vicinanza agli USA: Pashinyan ha avuto una politica estera che cerca di bilanciare gli interessi tra Russia e Occidente. La partecipazione dell’Armenia a esercitazioni militari con altre nazioni e il suo apparente avvicinamento agli Stati Uniti potrebbero essere visti da Mosca come un tentativo di ridurre la dipendenza armena dalla Russia, tradizionalmente il suo principale alleato nella regione.

– Riconoscimento del Tribunale Penale Internazionale: La decisione di Pashinyan di riconoscere il Tribunale Penale Internazionale è vista co sospetto da Mosca, specialmente in un contesto in cui la Russia è sotto attacco da tali istituzioni internazionali come sbracio armato USA ed UE.

– Riforme Democratiche e Anticorruzione: L’ascesa di Pashinyan è stata sostenuta da un’agenda di riforme democratiche che ha aperto alle Ong di promozione della democrazia, come avviene sempre in funzione anti-russa e di accerchiamento.

– Gestione del Conflitto del Nagorno-Karabakh: Il modo in cui Pashinyan ha gestito il conflitto del Nagorno-Karabakh, in particolare il cessate il fuoco negoziato con il sostegno della Russia nel 2020, ha suscitato critiche in Armenia. Alcuni percepiscono che la Russia non abbia sostenuto sufficientemente gli interessi armeni in quel contesto ma è anche vero che Pashinyan ha accettato la restituzione del Nagorno già da tempo .

– Pressione Interna: Pashinyan deve anche gestire la pressione interna della sua base di elettori, che può a volte essere critica nei confronti della Russia, specialmente tra coloro che desiderano un’Armenia più orientata verso l’Occidente. E possiamo esserne certi che ora che ha aperto le porte di casa, queste voci aumenteranno.

– Equilibrio Strategico nella Regione: Infine, l’Armenia si trova in una posizione geopolitica delicata, circondata da nazioni con le quali ha complesse relazioni storiche e politiche. Pashinyan potrebbe cercare di navigare in questo ambiente mantenendo un certo grado di indipendenza dalla Russia per bilanciare gli interessi regionali. Ma purtroppo finora cercando di emulare Erdogan ha fatto solo disastri.

 

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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