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Home Post vari

L’aumento del gas al 400% non ha come causa “il mercato” ma la politica europea

by Patrizio Ricci
4 Dicembre 2021
in Post vari
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North Steam 2

Le notizie, sempre le stesse: covid e poi ancora avvisi di rincari sulle bollette. Nessuno però che manifesti la libertà di dire la verità, ovvero che indichi le cause di questi aumenti, probabilmente per omaggiare le posizioni governative (e non irritare gli italiani con la cruda verità).

Perciò, sorvolando per una volta sul tema covid (di cui mi sono occupato più volte), ci terrei adesso a riaffrontare il tema del caro bollette, che ormai è zeppo di ipocrisia.

Infatti – prendendo uno dei servizi giornalistici a caso – questa mattina ho notato su Libero Quotidiano un articolo con il titolo “Bollette, rincaro del 400% dal primo gennaio: italiani rovinati dalla Ue, ecco gli importi“, che dice:

Mentre le aziende sono alle prese con aumenti dell’energia già oggi dell’ordine del 400% e si preparano ad affrontare un’altra mazzata a gennaio, con rincari stimati fino al 50%, la strategia del governo per salvare famiglie ed imprese dal caro bollette è sempre più confusa.

Solo qualche giorno fa Giancarlo Giorgetti aveva detto che i prezzi assurdi di luce e gas rischiano di mandare a gambe all’aria la ripresa, paventando anche il rischio di blackout perla mancanza di approvvigionamenti.

Ieri il ministro dello Sviluppo, forse dopo aver parlato con Mario Draghi, ha spiegato che per «calmierare il rialzo del costo dell’energia servono tante risorse». (Libero Q)

L’articolo, tranne un timido accenno nel titolo “italiani rovinati dalla UE” e, a conclusione, “notizie assai poco comprensibili arrivano anche dall’Europa, dove ieri si è tenuto il Consiglio Ue per l’energia”, non entra nel merito, lascia la porta aperta e non chiarisce nulla.

È veramente stupefacente che non si dica che ciò che sta succedendo non è un fulmine a ciel sereno, bensì il risultato negligente della mancata contrattualizzazione dei flussi di gas provenienti dalla Russia. In particolare, Bruxelles non ha voluto stipulare preventivamente i contratti con Mosca (oggi paga circa 900/ 1000 euro per 1.000 metri cubi), nonostante così avrebbe lucrato prezzi assai più conveniente nell’ordine di 200 euro per 1.000 metri cubi (i cittadini russi pagano il gas a 106 euro).
Ha preferito invece lasciare una parte dell’acquisto del gas in modalità ‘spot’ ovvero decidere i volumi necessari affidandosi ai prezzi di mercato, mese per mese. Quindi una valutazione davvero singolare, visto che questo comportamento antieconomico non era mai stato attuato prima.

gas

La spiegazione di tutto ciò è una cattiva valutazione (e il picco che ha raggiunto il prezzo di gas e carburanti in questo periodo, indica che la valutazione è stata abbondantemente errata).

Quindi questa situazione non è l’effetto solo dei prezzi di mercato ma il risultato della confusa e non professionale gestione della situazione da parte della Germania e Unione Europea.

Infatti, la Russia sarebbe stata disposta ad abbassare i prezzi del gas (come ha fatto ad es. per la Serbia 270 euro 1.000 metri cubi), se al nuovo gasdotto North Stream 2 fosse fornita l’autorizzazione all’utilizzo ma questi è bloccato pretestuosamente dalla burocrazia (ed il suo avvio viene spostato sempre più, forse sarà operativo a giugno prossimo).

Pertanto questa è la situazione: la Germania tergiversa con mille cavilli burocratici, questo non è distante dagli USA che premono sulla Germania affinché il gasdotto non sia utilizzato a causa della forte contrapposizione geopolitica con Mosca.

In altri termini: la piena operatività e flussi del gas regolati da contratti avrebbe positivamente esercitato una pressione sui prezzi e li avrebbe ridotti oggettivamente, ma nello stesso tempo la Germania e la UE non intendono cadere sotto la pressione politica o addirittura la possibilità di tale pressione. Questo, infatti, è il significato della diversificazione.

Inoltre, la Germania ha sempre formalmente collegato la costruzione e il suo permesso alla questione della conservazione del transito ucraino, ma ora questa posizione ha assunto una formulazione categorica.  Con Russia e Ucraina che si confrontano ai confini, è indubbio che questo esercita una pressione negativa sui prezzi e li fa innalzare oggettivamente.

A questo si aggiunge che la UE e la Nato anziché sopire quel focolaio lo alimentano: esiste un trattato sottoscritto a Minsk che l’Ucraina non ha rispettato (ed i paesi garanti non hanno fatto nulla per farlo rispettare).

Perciò le bollette alle stelle sono l’esito di posizioni politiche ove la politica europea è oggi dominata da una posizione russofobica di fondo che vuole esercitare pressione politica solo desiderosa di “non darla per vinta ai russi”. Tutti i paesi baltici e dell’est Europa, e la Polonia in primis (eccetto, Ungheria e Serbia) hanno questa posizione e nessun regalo generoso cambierà questo atteggiamento nei confronti della Russia (anche se questo è il contrario della politica che è perseguire il bene comune e la pace).

La leadership italiana si trova in una difficile situazione oggettiva, ma è anche vero che non dimostra un giudizio indipendente rispetto ai fatti. Questo perché il parlamento italiano è di fatto commissariato. La politica italiana oggi può eseguire posizioni virtuose ma solo lungo le linee decise dagli Stati Uniti, ove vengono confezionate le scelte dei singoli paesi, ridotti a meri esecutori.

A questo si aggiunge la beffa della nostra informazione che ci indica il caro gas come effetto delle congiunture di mercato. Ma non fa menzione delle cause più determinanti. Ovvero, non chiarisce che il nostro governo anziché ‘calmierare le bollette’ con soldi nostri (che in futuro ci saranno richiesti), potrebbe attuare una iniziativa a livello degli stati membri dell’Unione Europea, affinché si avvii celermente il North Stream 2.

Sullo sfondo dei fenomeni che assistiamo c’è questo, la componente umana è rilevante. La necessità di un cambio di rotta.

Accade così che, mentre il nostro paese si trova con mille problemi e con l’economia in discesa libera, i nostri leader politici – come novelli Napoleone – pensano a chissà quali grandi imprese oltralpe, guardando a come nuocere alla Cina e alla Russia per portare avanti quella democrazia che, se oggi incontrasse sé stessa, non la riconoscerebbe.

Quel che è peggio è che dopo sanzioni e sanzioni contro la Russia i nostri leader politici non sono nemmeno in grado di trasformare la loro politica sanzionatoria in costruzione.

In definitiva, la guerra del gas è su due teste di ponte (Donbass, Siria) ma oltre che ingiusta – a causa della mancanza di pensiero operativo nel quartier generale di europeo – è stata persa in partenza. Questo per sopravvalutazione delle proprie capacità e per confusione. Ed è stupefacente che anche adesso la leadership non fa un passo indietro e continui a segare il ramo su cui siamo seduti.

Ad andarne di mezzo siamo noi, come sempre, vittime sacrificabili.

patrizioricci – Vp News

Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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