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La World Watch List 2019 – Persecuzione ai cristiani: ancora cresciuta nel mondo

by Patrizio Ricci
22 Ottobre 2019
in Chiesa
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Una donna cristiana in una conferenza di supporto del 2018 in Etiopia. Un nuovo rapporto afferma che la persecuzione dei cristiani è specifica per genere, non di genere. Foto: per gentile concessione di Open Doors

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La World Watch List 2019 mostra una crescita spaventosa in fatto di persecuzione. Aumentano gli arresti e le condanne senza processo, sale il numero degli uccisi, tornano in lista paesi dove il problema sembrava debellato.

La persecuzione anti cristiana nel mondo è in netta crescita, così come si allunga la lista dei paesi in cui questo fenomeno è all’ordine del giorno. I dati divulgati a gennaio dalla World Watch List di Porte Aperte, relativi al periodo che va dall’1 novembre 2017 al 31 ottobre 2018, ritraggono uno scenario drammatico e a dir poco straziante, di cui i telegiornali spesso riferiscono solo brevi e sporadici cenni.

Per 245 milioni di cristiani, tuttavia, la persecuzione ha carattere tutt’altro che episodico: 1 su 9 sperimenta un livello alto di persecuzione e gli uccisi da questo inesorabile massacro nel 2018 sono stati 4.305, in chiaro aumento rispetto al precedente anno dove erano state registrate “solo” 3.066 vittime. Gli arresti sono quasi raddoppiati: 3.150 i casi di cristiani arrestati, condannati e detenuti senza processo. Gli attacchi alle chiese o ad edifici connessi ammontano a 1.847.

Per una corretta interpretazione dei dati bisogna tener conto del fatto che le stime si basano su informazioni verificate e che quindi c’è tutta una parte di numeri non registrati che è impossibile da stimare e che certamente farebbe lievitare ancor di più le cifre.

I 50 paesi dove i Cristiani sono più perseguitati al mondo sono divisi da Porte Aperte in tre categorie – persecuzione estrema, molto alta, alta -, che tengono conto di diversi indici: privato, famiglia, comunità, nazione, chiesa e violenza.

Al primo gruppo appartengono 11 paesi con capofila la Corea del Nord (sono circa 50-70 mila i cristiani detenuti in campi di lavoro); seguono Afghanistan e Somalia per via della situazione di instabilità e del radicalismo islamico. La Libia, al quarto posto, vede molti cristiani in fuga intrappolati per via del blocco dei flussi migratori attraverso il Mediterraneo; il Pakistan presenta almeno 28 assassinii documentati e numerosissime aggressioni, sentenze di pena di morte per blasfemia e incarceramenti ingiusti.

In Asia 1 cristiano su 3 è perseguitato: la Cina risale nella classifica (27° posto) detenendo il primato per gli incarceramenti, mentre l’India è in decima posizione, in costante peggioramento dall’ascesa al potere del Primo Ministro Modi.

Tutto il Nord Africa vede condizioni a dir poco ostili: la Libia è al 4° posto della classifica, in Algeria (22°) cresce il numero delle chiese chiuse, in Egitto (16°) aumentano gli episodi di violenza, il Marocco torna in lista dopo essere scomparso nel 2014. Tesissima la situazione del Medio Oriente, della Penisola Araba e del Corno d’Africa. Ricompare, al 41 posto, la Federazione Russa con le sue restrizioni alla libertà religiosa e gli attacchi alle chiese in Dagestan e Cecenia.

I Cristiani vengono massacrati e i motivi possono essere di diverso tipo. Il Report individua tre dinamiche persecutorie principali: l’autoritarismo statale, l’ultranazionalismo e la diffusione dell’Islam radicale dal Medio Oriente all’Africa Subsahariana.

La Corea del Nord, ad esempio, è al primo posto da ormai 18 anni perché la mancata fede verso la Guida Suprema è crimine politico. I regimi autoritari sono sempre più soffocanti e ciò è evidente in Cina, dove dall’1 febbraio 2018 è vietato a bambini e giovani l’insegnamento religioso: scuole materne e domenicali chiuse, ingresso in chiesa vietato ai minori di 18 anni, campi estivi proibiti.

In India l’ultranazionalismo porta i militanti indù a colpire i responsabili delle chiese e a stuprarne mogli e figli piccoli. Gli evangelici in Turchia sono duramente colpiti perché considerati legati agli USA.

Drammatica la situazione dell’Africa Subsahariana, dove la debolezza dei governi, la povertà e il radicalismo islamico alimentano la persecuzione giacché gli stati sono inefficaci o a favore per via di appartenenze etniche, tribali o politiche. Il crollo della Libia, inoltre, ha portato moltissime armi nella regione dove fiorisce il traffico di esseri umani.

Degni di nota anche Messico (39° posto) e Colombia (47° posto), che pur essendo nazioni cristiane, vivono situazioni di intolleranza quando i leader delle chiese si oppongono la corruzione. Nelle zone rurali, invece, le cause si legano ancora una volta all’antagonismo tribale.

fonte:https://vocecontrocorrente.it

Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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