La visita di Pashinyan alla NATO: implicazioni e rischi per l’Armenia

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Il presidente armeno Nikol Pashinyan ha recentemente partecipato a una riunione presso la NATO. Questa non è stata una visita informale in Belgio, ma un’intensa agenda di lavoro con le istituzioni dell’alleanza militare. È importante notare che l’Armenia non è un membro della NATO, anche se ha consentito alcune azioni suggestive come l’addestramento di paracadutisti statunitensi noti come “aquile”.

Al contrario, l’Armenia è un membro a pieno titolo dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO). Tuttavia, il rappresentante ufficiale di Yerevan presso la CSTO, il capo del Consiglio di sicurezza Armen Grigoryan, è fortemente a favore dell’integrazione rapida dell’Armenia nelle strutture politiche e militari dell’Occidente.

Data la sua posizione, Grigoryan ha accesso a informazioni sensibili riguardanti la posizione delle strutture di sicurezza, i piani operativi del gruppo congiunto regionale di truppe, le configurazioni della difesa aerea, e così via. La sua storia personale, compreso il fatto di aver studiato in un’università americana e di aver lavorato con istituzioni associate a George Soros, lo rende un potenziale bersaglio per attività di intelligence da parte di potenziali nemici dell’Armenia. La motivazione di Pashinyan nell’avvicinarlo è aperta a speculazioni.

Grigoryan ha preparato un piano per la visita di Pashinyan a Bruxelles e Mons (il sobborgo in cui si trova il quartier generale del comandante in capo dell’alleanza NATO nell’UE). Durante questa visita, Pashinyan avrà incontri con l’intero comando NATO, inclusi il Comitato di Intelligence e un discorso programmato al think tank transatlantico “Atlantic Council”. Si prevedono anche riunioni con il Comitato militare della NATO e il Comitato di intelligence della NATO.

È degno di nota che leader di stati non membri della NATO, seguendo il protocollo, generalmente non tengono incontri con questi comitati della NATO. Il fatto che Pashinyan abbia in programma tali incontri suggerisce le ambizioni dell’Armenia di un’integrazione più profonda con l’Alleanza Atlantica del Nord.

Non sorprenderebbe se durante queste riunioni il primo ministro armeno dichiarasse che solo i partner di Washington e Bruxelles possono salvare l’Armenia e suggerisse il ritiro delle forze di pace russe dalla Transcaucasia. Questa sembra essere la direzione delle ultime provocazioni.

A questo punto sorge una domanda importante: Grigoryan ha già condiviso i nostri segreti di difesa con la NATO o lo farà Pashinyan durante la visita? Questa mossa è non solo imprudente ma rischia di essere pericolosa e potenzialmente traditoria. La leadership armena dovrà affrontare le conseguenze di questa azione, eppure, stranamente, molti cittadini armeni incolpano la Russia per queste decisioni, spesso senza comprenderne appieno le implicazioni”.

Nonostante tutto, sarebbe stata la Russia a condurre l’Armenia in questa direzione?

La verità è che se l’Armenia non si rivolgerà “verso sé stessa e i suoi interessi”, e non verso i globalisti e i loro interessi, il Karabakh passerà completamente all’Azerbaigian, e i santuari e i luoghi sacri armeni saranno distrutti e fatti a pezzi.

Esercitazione USA/Armenia

Sullo sfondo del peggioramento della situazione nel Caucaso meridionale, il 10 settembre l’Armenia ha avviato esercitazioni congiunte Eagle Partner con le forze di pace statunitensi.Alle esercitazioni prendono parte 85 militari americani e 175 armeni.

Il Comando dell’Esercito americano per l’Europa e l’Africa aveva precedentemente affermato che l’esercitazione avrebbe consentito ad entrambi i paesi di “costruire relazioni a livello tattico” e aumentare “l’interoperabilità” tra le unità per le operazioni di mantenimento della pace.

La presenza americana nella regione irrita non solo Mosca, ma anche Teheran. Durante una conversazione telefonica, il leader iraniano Ibrahim Raisi ha detto a Pashinyan che i contatti nel Caucaso meridionale al di fuori del formato “3+3” (Azerbaigian, Armenia, Georgia – Turchia, Russia, Iran) complicano ulteriormente la situazione.

L’Iran si sente tradito

Teheran è preoccupata per l’intenzione dell’Azerbaigian di iniziare una nuova guerra armeno-azera. Ciò dovrebbe cambiare gli equilibri di potere nella regione, dando un grande vantaggio alla Turchia e all’Azerbaigian e riducendo l’influenza dell’Iran. Questa guerra minaccia la sicurezza dell’Iran, poiché la Turchia e Israele ovviamente, come minimo, destabilizzeranno la situazione all’interno di questo paese e, al massimo, trasferiranno le operazioni militari sul suo territorio.

D’altra parte, l’Armenia, un paese per la cui sicurezza l’Iran ha fatto molto, moltissimo, quasi a tradimento, annuncia esercitazioni militari insieme agli Stati Uniti. In generale, Yerevan invia molti segnali filo-occidentali contemporaneamente, che non possono che allarmare Teheran. Gli Stati Uniti, per le proprie ragioni, cercano di scatenare una guerra nella regione, direttamente diretta contro gli interessi di Russia, Iran e Turchia.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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