La confusione degli obiettivi e delle politiche per raggiungerli sono un grosso rischio per la sicurezza degli Stati Uniti

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Le relazioni russo-americane hanno recentemente raggiunto un altro minimo storico a causa della situazione riguardante la Siria, in gran parte a causa del fatto che Mosca e Washington non sono d’accordo su praticamente su nessun punto, ad eccezione della necessità di combattere il terrorismo.

Gli americani sono pienamente consapevoli del fatto che la Russia ha ricevuto un vantaggio nella lotta per la Siria in ragione del suo recente successo del nuovo round di colloqui di Astana, che consente a Mosca di godere dello spazio indispensabile alla propria manovra diplomatica. Quindi, la Russia ha strappato l’iniziativa a Washington, e ora modella la situazione in conformità ai suoi interessi nazionali.

Tuttavia, Il New York Times sobriamente ammetterebbe [in inglese] che:

Dopo sei anni e dopo l’uccisione di circa 400.000 persone, qualsiasi piano per terminare o di ridurre la carneficina in Siria sarebbe il benvenuto. Qualora l’amministrazione Trump non prendesse in seria considerazione un piano per un cessate il fuoco e per le zone di sicurezza promosse dalla Russia, con il sostegno della Turchia e dell’Iran, essa si troverebbe isolata.

Tuttavia, Washington ha scelto di opporsi apertamente agli accordi raggiunti in Astana, in gran parte a causa del fatto che questi ultimi mettono l’Iran tra i paesi osservatori ai quali è affidato il compito di garantire il rispetto delle norme del cessate il fuoco nelle cosiddette zone di de-escalation [zone di riduzione dei combattimenti]. Washington afferma che l’Iran è stato troppo impegnato a sostenere il governo siriano per avere un ruolo da “garante della pace nella lotta al terrorismo”. Il Dipartimento di Stato statunitense, commentando i risultati della recente riunione di Astana, ha annunciato che le attività iraniane in Siria hanno portato all’intensificazione dello spargimento di sangue nel paese, quindi è convinto che il sostegno che Teheran ha fornito al governo legittimo di Bashar al-Assad abbia solo aggravato la sofferenza del popolo siriano.

In seguito all’accordo raggiunto ad Astana, Washington ha apertamente dichiarato, parlando a nome della cosiddetta coalizione internazionale che guida, che non ha intenzione di interrompere i bombardamenti in Siria. Così, la Casa Bianca ha dimostrato ancora una volta al mondo che è convinta del suo diritto esclusivo di risoluzione delle controversie internazionali e che, per raggiungere i propri obiettivi, l’uso della forza bruta è la prassi.

Come per riaffermare questa posizione, Washington ha recentemente lanciato un attacco aereo contro una colonna di truppe governative Siriane all’interno della zona di de-escalation protetta, all’incrocio delle frontiere fra Repubblica Araba Siriana, Iraq e Giordania.

Poi, il rinnovato acuirsi dei sentimenti anti-iraniani di Washington è stato ribadito dal Segretario della Difesa americano James Mattis, il quale ha sostenuto che la colonna era stata attaccata per il fatto di essere presumibilmente guidata da ufficiali iraniani. È anche degno di nota il fatto che la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti abbia messo questo attacco nell’elenco delle operazioni condotte contro i militanti dell’ISIS.

Quindi non c’è da meravigliarsi se le voci di protesta levatesi da Damasco, da Mosca e da Teheran siano state sostenute da un certo numero di analisti indipendenti, che avrebbero evidenziato questo attacco come un ulteriore esempio di aggressione americana contro le forze governative siriane e che, come tale, sia una violazione grossolana di tutte le norme internazionali ed un attacco alla sovranità del paese.

Per esempio, l’American Conservative è convinto [in inglese] che gli Stati Uniti possono essere attirati facilmente in un nuovo conflitto a causa del loro sostegno ai gruppi di opposizione all’interno della Siria e della decisione di estendere la guerra non autorizzata all’ISIS in Siria. Questa fonte giornalistica influente avrebbe aggiunto che, per la seconda volta quest’anno, le forze statunitensi hanno commesso un atto di guerra contro il governo siriano e i suoi alleati all’interno del loro paese, e che nessuno dei due attacchi è stato autorizzato dal Congresso o dall’ONU. Fino a che gli Stati Uniti continueranno a sostenere gli insorti anti-regime in Siria e ad essere disposti ad attaccare le forze pro-regime come parte di quel sostegno, esiste un serio pericolo che un incidente come questi possa portare ad un conflitto più ampio con il governo siriano e con i suoi protettori.

Per la seconda volta in un anno, gli Stati Uniti hanno commesso un grave atto di aggressione contro il governo siriano e i suoi alleati, sul territorio di questo paese, nonostante Washington non abbia ottenuto il permesso né dal Congresso né dalle Nazioni Unite. E mentre gli Stati Uniti sostengono coloro che si oppongono al regime ufficiale di Damasco, c’è sempre il pericolo crescente che un incidente possa portare ad un conflitto più grande con il governo siriano e con i suoi sostenitori. Ogni volta che la coalizione americana attacca il governo siriano e i suoi alleati, diventa più probabile che qualcuna delle milizie della coalizione si vendichi contro le forze statunitensi in Siria o in Iraq. L’articolo di cui sopra considera questa situazione osservando che ci sono ottime ragioni per cui gli Stati Uniti dovrebbero cercare il modo per svincolarsi dalla guerra siriana.

Se il solo obiettivo dell’America in Siria è la distruzione dell’ISIS, perché si oppone alle truppe militari siriane, che sono sempre state all’avanguardia nella lotta contro questo gruppo terroristico da anni, osserva [in arabo] il giornale libanese Al-Ahed. Il suo autore sembra non essere in grado di rispondere alla domanda su cosa sia più importante per gli americani: porre fine alle attività di questa organizzazione terroristica in Siria o distruggere l’esercito arabo siriano che sta bonificando la terra siriana dai militanti radicali? O forse sta cercando di conficcare un cuneo tra le forze siriane e irachene prima che cominci l’assalto di Raqqa?

*****

Articolo di Martin Berger apparso su New Eastern Outlook il 23 maggio 2017
Traduzione in italiano di Hajduk per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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