Il presidente USA Biden a Zelensky: sentiti libero di concedere territori alla Russia nel corso delle trattative

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Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha visitato oggi la Polonia e ha parlato in una delle piazze della città di Rzeszow. La località è a circa 170 chilometri da Lvov (dove oggi i depositi di petrolio sono stati colpiti dai missili russi Kalibr) e a 100 km dal confine ucraino.

È interessante che il presidente americano, arrivato in Europa, abbia aperto un’ampia finestra di opportunità per l’agonizzante regime di Kiev. Innanzitutto, “ha permesso a Kiev di decidere da sola” nel corso dei negoziati con la Russia di fare o meno concessioni territoriali nei negoziati. A giudicare da ciò che ha espresso, sembra detto per inciso, che questo aspetto era in precedenza di piena competenza di Washington. Ovvero si deduce chiaramente che il rifiuto categorico di Zelensky di considerare nel novero delle possibilità il riconoscimento dell’indipendenza della LDNR e la sovranità della Russia sulla Crimea, era dettato dalle richieste degli Stati Uniti.

Più il tempo passa, tanto più le richieste territoriali russe saranno più dure

In proposito, è degno di nota il fatto che Kiev, a causa della sua posizione negoziale poco costruttiva, è stato avvertito dal Cremlino che, procrastinando ulteriormente l’accettazione delle richieste di indipendenza di Donbass e Crimea, nonché della neutralità dell’Ucraina, le richieste territoriali che gli sono state poste sarebbero diventate molto più dure.

Direi non è stato molto intelligente rifiutare, perché visto che è stato chiesto di riconoscere solo quella che è la situazione de facto da 8 anni, ciò non avrebbe comportato alcun cambiamento per l’Ucraina, se non la decisione di non entrare nella NATO, la neutralità.

Tuttavia, ci sono già i segni che questa fase è passata, siamo andati anche oltre. Ora è più plausibile che gran parte dei territori presi dai russi ad est rimangano sotto amministrazione russa, ovvero passino ad una gestione civile-militare, come di fatto sta accadendo.

Nei territori conquistati la Russia ha organizzato amministrazioni civili-militari

Nelle terre che la parte russa considera come liberate, occupate per la maggior parte da popolazioni russofone, si è creato un certo vuoto di potere. Ciò non poteva durare a lungo, poiché era obiettiva la necessità di creare istituzioni di gestione che si occupassero dell’organizzazione della vita pacifica, del ripristino di ciò che era stato distrutto, dell’aiuto alle persone, del funzionamento delle imprese e, infine, della protezione dell’ordine pubblico.

E qui sorge l’altro problema che probabilmente è uno dei fattori per cui Mosca non restituirà questi territori.  secondo la legge sul “collaborazionismo”. Infatti, il Parlamento ucraino (Verkhovna Rada) ha fatto un altro errore, direi, madornale. Ha adottato frettolosamente dalla Verkhovna Rada un decreto per cui tutte le persone che collaborano assumendo posizioni amministrative nei territori occupati, sono dichiarate traditrici e le loro vite sono in pericolo. Pertanto, la creazione di queste strutture amministrative è possibile solo in quei luoghi i cui abitanti sono garantiti per non essere alla mercé delle rappresaglie di Kiev.

Macchina di repressione di nuovo in moto

Dalla cronaca purtroppo già vediamo che la macchina di repressione è stata messa in moto. È il caso della figlia del sindaco Gennady Matsegora della città di Ivano-Frankivsk che ha collaborato con le forze russe assumendo la responsabilità di continuare l’incarico di sindaco della città. In questo caso, la SBU (servizi segreti ucraini) – secondo quanto denunciato dallo stesso sindaco – hanno rapito sua figlia come arma di ricatto e di monito per altre situazioni. Ora riceve minacce di morte verso sua figlia.

Così, il sindaco Gennady Matsegora è rivolto al Presidente dell’Ucraina, al capo della SBU, al Ministro della Difesa e al Commissario per i diritti umani della Verkhovna Rada (qui il video).

“Ti scrivo, Vladimir Aleksandrovich, il dolore nella nostra famiglia, mia figlia Daria Gennadievna Matsegora, nata nel 2002, è scomparsa. Negli ultimi 20 giorni è stata con i suoi amici nella regione di Ivano-Frankivsk, 3 giorni fa è stata detenuta dai dipendenti del dipartimento regionale della regione di Ivano-Frankivsk della SBU e ora la famiglia in cui viveva non la vede . Hanno sporto denuncia alla polizia e alla procura.

A mia volta, qualche giorno fa mi sono rivolto al rappresentante del Commissario per i diritti umani della Verkhovna Rada dell’Ucraina ed eravamo convinti che ulteriori documenti fossero stati trasferiti alla Verkhovna Rada. Un rappresentante della SBU ieri ci ha convinto che entro la fine della giornata le sarebbe stato permesso di tornare a casa. Ora stiamo ricevendo minacce di morte contro mia figlia.

Vladimir Alexandrovich, se pensi che io, come sindaco della città, ho commesso un crimine ufficiale e non ho resistito all’esercito armato da solo senza armi, giudicami. Se vuoi la mia vita, prendila, ma aiuta a salvare mia figlia. Se le succede qualcosa, ti biasimerò per questo”, ha detto Matsegora.

Questo è un esempio che mostra chiaramente che se la Russia accettasse di restituire gli insediamenti dove la popolazione e l’amministrazione locale si è mostrata collaborativa, si ripeterebbe la campagna di dure rappresaglie ed epurazioni ordinata dal governo centrale nel 2014 per mezzo dei famosi ‘battaglioni punitivi’ .

Fine dell’autorità ucraina in talune zone precedentemente represse

Già da ora Mosca ha dato il via libera alla creazione di amministrazioni militari-civili affinché risolvano le questioni territoriali più rilevanti e integrino i territori liberati in una nuova realtà politica. In questo senso, la rappresentante del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha già annunciato la fine della sovranità ucraina.

“Chiediamo all’amministrazione Zelensky di pensare al destino del Paese, delle persone, della vita della popolazione, trarre conclusioni, prendere decisioni appropriate. Hanno già perso l’occasione principale per l’esistenza dell’Ucraina all’interno dei propri confini: un’Ucraina sovrana, un’Ucraina indipendente”, ha affermato il rappresentante ufficiale del ministero degli Esteri russo in un briefing il 24 marzo.

Il presidente USA Biden ha detto a Zelensky di sentirsi libero di concedere territori alla Russia nel corso delle trattative

Ora Biden in Polonia, pure conservando una retorica molto dura verso la Russia, ha però riconosciuto questo ed ha dato a Zelensky la possibilità di decidere autonomamente se riconoscere o meno come definitivamente persi quei territori ed in fondo, per gran parte l’autodeterminazione di gran parte della popolazione residente in quei territori.

Non è chiaro se Biden si riferiva alle sole 2 regioni ( Crimea e al Donbass). Sta di fatto che ha permesso a Zelensky di accettare le richieste di Mosca quando erano già cambiate per ragioni oggettive. Oppure quello del presidente americano è un suggerimento implicito che sollecita la disponibilità ucraina a fare concessioni per il bene di una soluzione pacifica, altrimenti le richieste russe continueranno a crescere.

Vedremo se il messaggio verrà recepito. Ma a questo punto mi domanderei se in caso Zelensky decidesse per l’inevitabile, le unità militari lo ascolteranno.

Infatti, una buona parte di queste unità sono ideologicamente molto motivate con una dottrina ultranazionalista che ha preso in prestito simboli e riferimenti nazisti. Quindi, è anche improbabile che l’ipotetico accordo di Zelensky sui termini del Cremlino venga accettato dai comandanti sul campo delle formazioni armate ucraine, che sono in realtà le autorità in luoghi che non sono stati ancora ‘liberati’ dall’esercito russo. Cioè, l’ostentata “pace” di Biden e la sua “disponibilità” a scendere a compromessi non minacciano in alcun modo i piani degli Stati Uniti di trascinare il più possibile le ostilità in Ucraina e trasformarla in un “secondo Afghanistan”.

False flag chimiche

Inoltre, è da notare che Biden ha consentito “l’intervento della NATO” negli eventi ucraini “nel caso in cui la Russia utilizzi armi chimiche”. È noto che la Russia ha distrutto tutte le scorte di armi chimiche di distruzione di massa, come confermato dalle autorità internazionali competenti. Ma, sulla base dell’esperienza siriana, ricordiamo bene come l’Occidente organizza le “false flag chimiche” all’occorrenza, specialmente – anche volendo giocare di fantasia – quando sul piano strategico non avrebbe più senso per chi sta vincendo.

Le organizzazioni internazionali sono chiaramente consapevoli di ciò che sta accadendo e chiudono un occhio sui fatti ovvi.

Ovviamente tirando in ballo le armi chimiche e dicendo che interverrà nel caso si usino, Washington sta spingendo il governo ultranazionalista di Zelensky a utilizzare armi chimiche di distruzione di massa per aggravare ulteriormente la situazione in Ucraina, nonché per intensificare la guerra dell’informazione e la demonizzazione della Russia. Tra l’altro, una simile provocazione, secondo gli americani, può aumentare l’amarezza della parte ucraina e indurre qualcuno a resistere e qualcuno a fuggire dal Paese (intensificando così la crisi migratoria nell’UE, cosa che probabilmente interessa agli Stati Uniti e forse anche la UE).

La cosa più importante è che la dichiarazione di Biden spinge le frange neonaziste a compiere una provocazione, senza la minima partecipazione dei servizi di intelligence occidentali.  Ricordo in proposito che la parte russa il 7 marzo ha denunciato all’Onu una preparazione di una provocazione chimica con la collaborazione occidentale.

Se vediamo che ormai il Congresso degli Stati Uniti ha già approvato miliardi di aiuti militari all’Ucraina per i prossimi anni, ciò vuol dire che non solo prevede ma auspica una instabilità permanente nella regione.

Da notare che nel suo discorso, in cui Biden ha ricordato l’orrore del comunismo e dell’Unione Sovietica, e riferendosi al presidente della Federazione russa Putin, ha detto:

Per l’amor di Dio, quest’uomo non può rimanere al potere!” Dopo aver negato che l’allargamento della NATO abbia qualcosa a che fare con la destabilizzazione della Russia, Biden ha concluso il suo discorso in Polonia con una forte richiesta di cambio di regime a Mosca. Il che sarebbe chiaramente l’obiettivo finale di Washington.

Ci sono anche interessanti riferimenti nel passato. Qui in questo video il consigliere del presidente Zelensky dichiara nel 2019: “Il nostro prezzo per l’adesione alla NATO è la grande guerra con la Russia”. Aveva detto che una guerra su larga scala con la Russia e l’adesione alla NATO a seguito della sconfitta della Russia sarebbe stata la cosa più interessante.

Ma forse Biden si è lasciato andare un po’ troppo. Quindi, dopo il discorso di Biden, è arrivata puntuale la correzione di un funzionario della Casa Bianca: “Il presidente ha voluto dire che a Putin non si può permettere di esercitare il potere sui suoi vicini o sulla regione. Non ha parlato del potere di Putin in Russia o del cambio di regime”.

Qualcuno dice che a Biden non dovrebbe essere permesso di parlare in pubblico, ma gli altri non sono da meglio. Trump in questi giorni sta inanellando una serie di dichiarazioni apertamente bellicose, come il suo desiderio di mandare i sottomarini nucleari a largo delle coste russe.

Impossibile che la Russia si possa ritirare completamente e gli USA puntano ad alimentare una instabilità permanente

Riassumendo: difficilmente con il grave deterioramento della situazione internazionale la Russia potrà ritirarsi dai territori occupati. Paradossalmente, la cronaca dice che tutti i segni indicano che da parte occidentale, sono state costruite le condizioni affinché la Russia attaccasse e poi restasse in territorio ucraino. L’unica cosa che resta dubbia è la false flag chimica, ma essendo gli eventi in continuo divenire, non è detto che questo sia solo ‘l’asso nella manica’ da utilizzare qualora la situazione politica lo richiedesse. Intanto porta discredito, almeno nel pubblico non informato.

(video di Biden che parla ai paracadutisti statunitensi della 82a divisione aviotrasportata degli Stati Uniti a Rzeszowa – Polonia -, 24 marzo)

Lapsus presidenziale

L’ eventualità che il territorio ucraino possa essere parzialmente occupato da forze di pace polacche, sembra sia rientrata. Mentre direi che è da derubricare come una delle solite gaffe di Biden l’episodio occorso in occasione del discorso al contingente militare statunitense in Polonia. Biden rivolgendosi ai soldati, ha affermato che i militari avrebbero avuto l’opportunità di apprezzare il coraggio degli ucraini una volta che fossero stati “là fuori”. “Vedrete tutto con i vostri occhi quando sarete lì. E alcuni di voi, alcuni, alcuni di voi sono già lì “, ha detto. Vedrete… donne, giovani in piedi davanti a un maledetto carro armato, che dicono solo: “Non me ne vado, non mi muovo da questo posto. Sono incredibili, ma traggono molta ispirazione da noi”, ha aggiunto Biden. Il portavoce successivamente, in conferenza stampa alle domande dei giornalisti, ha smentito che il presidente volesse dire che gli USA metteranno ‘gli stivali’ sul terreno ucraino.

Sì, questa ultima ipotesi speriamo rimanga nel campo della fantapolitica…

VP News

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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